Una luce in fondo al tunnel. Uno squarcio, un rombo, un boato. Un graffio. Una martellata. Un buco nel bel mezzo del nulla. È la rivoluzione nell’incertezza. È costruzione distruttiva. Ribelle. Una Venere in pelliccia. È citazione? È poesia? Prosa o danno? Bellicosa e indisciplinata. È una femmina? È fluida. È sesso. Chi lo sa. È Tank. A Bologna e nelle vostre menti. Tank. Tank. Tank. Ascoltate, perché Tank vi raggiungerà sequestrandovi dalla vostra comfort zone. Un dito medio alzato agli intellettuali ammuffiti nei salotti di una borghesia dimenticata sul comodino. È realtà o finzione? Follia.

In piena pandemia, la cultura c’è e batte un colpo. Tank. Ascoltate.

In un periodo storicamente fragile e complesso come quello che stiamo coralmente vivendo avete creduto nella bellezza della cultura e le avete dato un nome: Tank. Ci racconti come nasce questo progetto? La genesi del nome, e il manifesto “Tankista” che si cela dietro queste quattro lettere?

Allora partiamo dal nome, e dalle sue due accezioni possibili: tu giustamente fai riferimento al periodo che stiamo vivendo, in questo senso Tank come carrarmato ci è sembrato il mezzo più adatto a muoverci dentro un periodo fragile e complesso come quello che viviamo. La complessità è infatti divenuta così fragile che solo abbattendola con un mezzo corazzato si può sperare di uscirne vivi, spaccando tutto. Per quanto riguarda poi la bellezza della cultura, ecco che entra in gioco il secondo possibile significato di Tank: serbatoio. In effetti noi la cultura la vogliamo stipare tutta in questo serbatoio, in modo che, una volta pieno, sia più facile dare fuoco a tutto, finalmente. Se ci fai caso la A del logo ricorda un pozzo di petrolio da incendiare.

Dietro Tank vivono diverse personalità e background. Ci puoi raccontare come è strutturato il vostro team, e descriverci brevemente la vostra formazione?

Sì certo, allora, nel direttivo di Tank convivono varie anime: siamo in tre, tutte donne. C'è chi viene dal gioco d'azzardo, chi dal giro delle squillo di lusso, chi dall'usura. Il nostro team è strutturato in modo molto rigoroso. Abbiamo investito denaro ed energia per sviluppare un nuovo metodo di collaborazione che consiste nel fare ognuno come gli pare e poi alla fine giocarcela a dadi. Chi vince ha diritto a distruggere il lavoro delle altre e a comandare per due settimane. Finora sta funzionando. Speriamo bene.

Tank è utopia possibile e luogo trasversale dove tanti saperi ed esperienze potranno incontrarsi sotto il segno della cultura condivisibile. Ci racconti i diversi format che verranno ospitati? Gallery, Musica, Talk, Workshop, Cibo, CBGB?

Sì, l'intenzione è di ospitare molteplici esperienze e condividere saperi eterogenei. In questo senso ci stiamo attivando per i workshop di satanismo acrobatico e di ricamo, che vorremmo proporre insieme. Per la parte musicale in realtà abbiamo gusti molto diversi: per esempio, a me piace molto il re minore, ma non tutti apprezzano le minoranze, quindi vedremo come va. Per il formato talk avremo come ospiti fissi Andrea Scanzi e il chitarrista Beppe Maniglia che ci porterà la sua esperienza di musicista palestrato. Per il cibo, ognuno porta qualcosa.

Infine, è molto importante per noi ospitare quante più mostre possibile, in modo da toglierle alle altre gallerie, sia giovani che affermate, della città. Vorrei specificare che per noi la mostra d'arte è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l'oppio del popolo.

Stai citando Marx?

No, sto citando Donald Trump.

Ok. Che rapporto avete con la città di Bologna? E come Tank dialogherà con il tessuto urbano e culturale vigente?

La città ci ha sempre rifiutato, anzi abbiamo dato vita a questo progetto proprio come un dispetto alla città. Come dire: è inutile che ci rigettate, noi siamo come l'herpes: una volta che l'hai avuta te la tieni e ogni tanto ti ritorna. Il tessuto urbano poi quest'anno non va molto. Mentre con la cultura vigente abbiamo litigato e non ci parliamo. Insomma, niente.

Ci puoi raccontare quali sono i primi progetti che potremo visitare negli spazi di Tank?

L'evento inaugurale è slittato a causa del DPCM. Il primo evento doveva essere la presentazione di una sfilata di vestiti brutti in materiale inquinante. Il giorno successivo, Halloween, avremmo ospitato Vincenzo de Luca che avrebbe cercato di pronunciare “halloween” correttamente. Purtroppo, non è stato possibile. Peccato. In futuro vorremmo organizzare un party ogni prima domenica del mese con la proiezione in diretta della Santa messa, musicata dal vivo a rotazione dai gruppi punx della città. Come vedi i progetti ci sono. In seguito, pubblicheremo il calendario completo degli eventi.

Un augurio per Tank e per il futuro della cultura?

Il nostro augurio per il Tank è di poter accedere al rimborso dell'assicurazione dopo il prossimo terremoto. Del futuro della cultura invece non ce ne frega un beneamato ca**o.