-Chi va là? Si identifichi e specifichi il motivo della sua visita.
-Buonasera, il mio nome è Antonio di Giovanni de Antonio, ma i più mi conoscono come Antonello. Sono un pittore, vengo in visita al maestro Zuane Belin, spero di non creare troppo disturbo.
-Non ho mai sentito parlare di lei, da dove viene? Il maestro è molto richiesto, non so se avrà tempo e voglia di riceverla.
-Ho fatto un lungo viaggio per venir fin qui, la pazienza di aspettare non mi manca; se lo vuole proprio sapere, vengo dalla lontana Trinacria!
-Lei ha attraversato tutta la penisola solo per vedere un artista? Non cerchi di fregarmi, io qui rappresento la voce del doge, mi dica quali sono i suoi affari o non le permetterò di entrare!
-Effettivamente ha ragione, non sono qui per vedere il maestro, sono molto più interessato alle sue tele e ai suoi colori; della forma del suo naso mi importa ben poco!

-Zuane, che tu sia maledetto se un altro vagabondo si presenta a casa mia chiedendo di te!
-Buongiorno anche a te Andrea, dal tuo umore immagino che stamattina mia sorella ti abbia ancora rifiutato tra le lenzuola. Siediti pure dove preferisci e dimmi di che si tratta.
-Non sono il tuo valletto ricordatelo, e tua sorella ha preso il nome mio quindi non fare tanto il simpatico. Comunque, stamani ha bussato alla mia porta un tipo a dir poco bizzarro, che da quel poco che ho capito chiede di te. Io gli ho indicato la casa, ma lui mi ha ripetutamente chiesto di essere introdotto, dice che dalle sue parti si fa così.
-Ma gli hai chiesto almeno chi è e cosa vuole? Non ho tempo per mercanti di tappeti o vagabondi in cerca di dimora, ho da lavorare!
-Macché mercante! Questo qua dice di essere un pittore e di venire da terre lontane appositamente per incontrarti. Si è portato dietro un carretto che sembra essere strapieno di tele e colori; io non voglio saperne più niente, lo lascio a te, non sono mica il tuo segretario!

-Vieni, vieni, non star là fuori che in questa città fa un freddo cane, entra pure che il fuoco è acceso.
-Lei è molto gentile ad accogliere uno sconosciuto in casa sua, lasci che mi presenti, il mio nome è Antonello, sono un pittore siciliano che da anni sente parlare di lei e desidera incontrarla.
-Beh, se ciò che volevi era fare la mia conoscenza, eccomi qui, Giovanni Bellini in persona. A quanto pare la mia fama ha raggiunto persino la terra dalle tre punte.
-In realtà io lavoro per la corte di Napoli e sono ormai diversi anni che girano voci sulla bellezza delle sue opere, chiunque le abbia viste dal vero si è detto folgorato dal vostro utilizzo del colore.
-Ah, così dicono eh, chissà perché non ricevo mai nessuna commissione dai signori delle tue parti. Prego entra, ti faccio vedere il mio studio, giudica tu stesso; nel frattempo raccontami un po’ di Napoli e di questi ‘’fiamminghi’’ di cui sento tanto parlare, a corte ne lavorano parecchi, mi sbaglio?
-Non ti sbagli, sono dieci anni che passo le mie giornate a studiare la misteriosa espressività dei loro ritratti, la ricercatezza dei loro dettagli e quel senso di realtà che solo loro riescono a dare ai lori dipinti. Eppure, non mi sento soddisfatto, credo che si possa ambire ancora più in alto, per questo sono qui a Venezia, nello studio del grande pittore dei dogi.
-Mi piacerebbe molto vederli un giorno, chissà che anche io possa trarne giovamento. Se hai passato tutto questo tempo ad osservarli e sei un pittore come ti definisci, sono certo che saprai svelarmi i loro segreti. D’altro canto, non c’è dubbio che tu possa imparare molto da noi, se è la pura tonalità del colore che stai ricercando qui sei nel posto giusto. È deciso sarai mio ospite fin quando lo desidererai.
-Ti ringrazio per l’accoglienza, spero di riuscire a mantenere le tue aspettative, farò un giro per le chiese, so che molte delle tue più grandi opere sono lì!
-Sei ben informato, ma se volessi davvero imparare qualcosa dovresti assolutamente passare anche dallo studio dell’uomo con cui parlavi prima; il suo nome è Andrea Mantegna, che oltre ad essere mio cognato, è sicuramente tra i più talentuosi pittori che abbiano attraversato le calle veneziane. Dì che ti ho mandato io e non far caso al suo caratteraccio, ci si abitua in poco tempo.

-Chi l’avrebbe mai detto… a prima vista non gli avrei dato un ducato bucato, con quei vestiti stracciati e quell’accento così marcato, ma devo ammettere che le sue ultime opere mi hanno davvero stupito. Quasi mi dispiace che abbia deciso di ripartire.
-Andrea, pensi davvero che se qualcuno ti incontrasse per strada riconoscerebbe immediatamente il tuo genio; il talento di un artista va giudicato dalla sua mano, non dai vestiti che porta! Comunque, ha un’ultima commissione, un’enorme pala per la chiesa di San Cassiano, pensavo che dopo la discussione che i committenti hanno avuto con mio fratello, avrebbero affidato l’incarico alla famiglia Vivarini. Invece hanno scelto il siciliano, sono molto curioso, ha preteso che nessuno la vedesse fino a lavoro ultimato.
-Beh Giovanni, lavora pur sempre in casa tua, potremmo dare una sbirciata, non se ne accorgerà neanche. Poi gli devo delle scuse per il trattamento che gli ho riservato in questi mesi… consideralo un buon pretesto.

-Maestro entri pure, che non si dica che ho fatto sbirciare dalla porta il padrone di casa… oh ma c’è anche il divin Mantegna, prego, prego, ho finalmente finito, vorrei un vostro parere, non prendetevi gioco di me!
-Non c’è dubbio Antonello, star qui a Venezia ti ha fatto bene, riconosco alcune parti del tuo dipinto che tanto si avvicinano a quella mia pala che ho realizzato per la chiesa qui accanto… ma più la guardo, più mi sembra di vedere qualcosa di diverso, non saprei bene dirti cosa.
-Zuane mi spiace doverlo ammettere ma avevi ragione, sembra che il tuo amico siciliano abbia stoffa da vendere. Per forza ti sembra qualcosa di diverso, non essere così egocentrico, non si tratta solo di una questione di ispirazione; guarda i personaggi, non c’è un pittore tra noi che sia mai riusciti a inserirli così bene nello spazio, forse non ci abbiamo neanche mai fatto abbastanza attenzione.
-Mi lusingate, ma sappiate che da dove vengo io il disegno e il rigore geometrico sono i cardini della pittura. Da voi ho imparato l’importanza del colore e di come si possa utilizzarlo per imprimere emotività ai miei personaggi e questo è il risultato.
-Solo una cosa non mi è chiara e devo proprio chiedertelo: perché hai utilizzato i colori ad olio, avevi a disposizione tutte le mie splendide e raffinate tempere…
-Giovanni, il giorno in cui mi hai accolto in casa tua mi hai chiesto quale fosse il grande segreto dei pittori fiamminghi, oggi posso risponderti con sicurezza: altro non è che la luce. E non esiste modo di ricavarne una più brillante e rivelatrice che con i colori ad olio che ho utilizzato per la mia pala. Adesso che il mio lavoro qui è finito, posso finalmente tornare nella mia amata Sicilia, spero che voi pittori veneziani in futuro non vi dimentichiate di quel “vagabondo” chiamato Antonello…