Il titolo della mostra si riferisce ad un paradosso, una possibilità, uno stato dell’esistenza improbabile ma non impossibile.

Il dulce de leche in spagnolo (o doce de leite in portoghese) è un dessert a base di latte originario dell'Argentina, così dolce da diventare talvolta amaro.

Già dal primo sguardo la personale di Stefan Milosavljevic (1992, Serbia) “Dulce de leche muy amargo” ci attira in una giostra di colori.

Venti tele, apparentemente minimali, abbracciano la galleria emanando onde cromatiche: i loro titoli svelano le parole chiave dell’intera esposizione come corpo, cosmo, sessualità, soglia, abbandono.

L’artista ha infatti giocato come un bambino con le tempere. A queste ha però addizionato sostanze chimiche legate al mondo ricreativo del sesso -narcotici ed eccitanti- sostanze il cui mix potrebbe essere fatale. E come un bambino che esplora i limiti, prima crea e poi distrugge: violentemente innesca un corpo a corpo con la tela che vuole slavare e ripulire, per rimuoverne l’immagine precedentemente impressa.

In egual modo nella serie “Interrupted Rainbow”, un pennello imbevuto di testosterone, sostanza responsabile di atteggiamenti aggressivi e di sopraffazione, modifica e scolora dodici arcobaleni -simboli di pace e socialità- semplicemente disegnati con marker su carta. A terra, nelle due grandi installazioni che occupano la superficie della galleria, l’artista evidenzia ancora la contrapposizione tra le forze di distruzione e creazione attraverso sfere di minerali naturali che sovrastano brillanti polveri metalliche, frutto della disintegrazione di oggetti decorativi e utensili vari.

Il simbolico permea la mostra e l’elemento Arcobaleno della bandiera LGBTQI+, infine, ritorna evidente nelle due sculture dicotomiche “Sweet Summer Sweat” e “Heart of Glass” che giustappongono due sacchetti-contenitori a materiali difficilmente trasportabili, quali pesanti lastre di marmo e fragili vasi di vetro.

Stefan Milosavljevic, appassionato ricercatore del limite tra visibile ed invisibile, utilizza oggetti comuni decontestualizzati per dare immagine alle proprie esperienze, muovendosi in completa libertà tra pittura, disegni ed installazioni. Stefan Milosavljevic nasce a Smederevo, in Serbia, nel 1992. Consegue la laurea triennale presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2016 e successivamente frequenta l’università IUAV, sempre a Venezia.

Tra le mostre più recenti: Combat Prize, Finalists exhibition curated by BlobArt, Giovanni Fattori Museum, Livorno IT (2020), Life on Tralfamadore, The Flat – Massimo Carasi, Milan, IT (2020), Non-Gasoline stations De Pietri Artphilein Foundation, Lugano CH (2020), Ah, (solo exhibition) Galleria Daniele Agostini, Lugano CH (2020); Cenere, Galleria Daniele Agostini, Lugano (2019); Appocundria, Casa Testori, Novate Milanese (2019); I lied in a Visa Center, Galleria Più, Bologna (2018); Tra luce e tenebre, Galleria San Fedele, Milano (2018); Eroe del mondo – solo exhibition, Nam Project, Milano (2017); WANNA FIGHT?, Museo di Arte Contemporanea, Lissone (2017); A house, halfway, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2017); 100ma Collettiva Giovani Artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2016).

Si classifica primo al Prize Frase Contemporary Art (2016) e vince il Premio MAC Under 30: solo show nella project room del Museo d’Arte Contemporanea di Lissone nell’ambito di Arteam Cup (2016). Vince il Premio Speciale San Fedele, Milano (2017); è finalista e vincitore della sezione disegno del COMBAT Prize (2020) Le sue opere si trovano in diverse collezioni private svizzere e italiane oltre che nella Carmelo Graci Collection, Frase Contemporary Art Collection e De Pietri - Artphilein Foundation, Collection.