I pittori sin dall’avvento del Cristianesimo nella rappresentazione di soggetti religiosi attingevano le loro fonti dalla Bibbia. Nel XIII secolo in cui si affermò lo stile bizantino gli artisti dipingevano figure religiose, inespressive, ieratiche, vere e proprie icone molto simili tra di loro. In questo periodo il loro interesse non era rivolto alla rappresentazione della realtà, quanto piuttosto alla diffusione del messaggio divino rivolto ad un pubblico perlopiù analfabeta.

A partire da Giotto alla fine del Duecento, i pittori cominciarono a dare alle figure divine proporzioni reali e una parvenza di espressività. Arriviamo poi alla prima metà del Quattrocento quando con l’avvento del Rinascimento, essi rappresentarono la realtà perfetta con l’uomo al centro di essa. Anche i Santi e le altre divinità vennero interpretate dai pittori in modo diverso l’uno dall’altro, ognuno con la propria personalità, sempre però ispirandosi alla Bibbia.

Uno dei soggetti che mi ha sempre incuriosito è stato come i pittori rappresentavano l'Ultima Cena, un soggetto che difficilmente può mostrare diversità di interpretazione tra un pittore e l’altro, ed invece le cose non stanno proprio così.

Andiamo, quindi, ad esaminare come i vari artisti la dipingevano, mostrando sempre il momento cruciale quando Gesù rivolgendosi agli Apostoli dice che uno di loro lo tradirà. Prima di intraprendere questa analisi di quattro opere per comprenderne la fonte, leggiamo come viene descritto il momento cruciale, dai quattro Evangelisti.

Marco

Venuta la sera, egli giunse con i Dodici. Ora mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: "In verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà". Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: "Sono forse io?" Ed egli disse loro: "Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!".

Matteo

Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse:" In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà. "Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?" Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!" Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?" Gli rispose: "Tu l'hai detto".

Luca

"Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!" Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.

Giovanni

Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà". I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: " Dì, chi è colui a cui si riferisce?" Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore chi è?" Rispose allora Gesù: "È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò". E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, Satana entrò in lui.

Andiamo adesso ad ammirare l’Ultima Cena più famosa della storia della pittura, quella che Leonardo dipinse tra il 1494 e 1498 per il refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie. Se guardiamo attentamente l’opera ci accorgiamo dell’interazione tra i vari Apostoli e come essi si interroghino l’un l’altro se fosse stato uno di loro a tradirlo. Qui Leonardo ha sicuramente preso ispirazione al Vangelo di Luca, “allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò”, e anche a quello di Giovanni, “i discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse”.

Nell’Ultima Cena di Domenico del Ghirlandaio realizzato per il refettorio della Chiesa di Ognissanti a Firenze, la reazione degli Apostoli è simile a quella di Leonardo, si domandano l’un l’altro chi avesse tradito Gesù, il tutto accentuato da una forte gestualità. L’ispirazione qui sembra essere il vangelo di Giovanni.

Nell’Ultima Cena dipinta da Tintoretto per la chiesa di Santo Stefano a Venezia, abbiamo invece una situazione diversa; qui la reazione degli Apostoli è più intima e di esasperazione, quindi il grande pittore veneto si rifà ai Vangeli di Marco e Matteo.

Lo stesso si può dire dell’Ultima Cena di Giulio Cesare Procaccini. La grande tela posta sopra l’ingresso principale della Basilica dell’Annunziata del Vastato di Genova. Anche qui la reazione degli Apostoli è individuale e si rivolgono al Messia pieni di tensione per conoscere la verità.

Vi invito, dunque, quando una pittura vi appassiona, a cercare sempre le fonti a cui il pittore si è ispirato e come l’ha talvolta modificate nella sua opera.