La primavera riemerge e l’arte torna ad essere fruibile a tutti, con una serie di iniziative dedicate alla creatività al femminile. Tra le varie le esposizioni, punta di diamante è la magnifica mostra esposta a Palazzo Reale di Milano, dal titolo Le Signore dell’Arte.

Un percorso di oltre cento dipinti, provenienti da tutto il mondo, che racconta la grande abilità pittorica di autrici storiche tra ‘500 e ‘600, che spesso furono costrette a lottare con accanimento contro stereotipi sociali e culturali per potersi realizzare.

Madrina tra tutte è sicuramente Artemisia Gentileschi, figlia di Orazio, già noto pittore nella Roma papale. Emancipata, forte, talentuosa, fu artefice del suo stesso percorso artistico e dei suoi successi. Perciò creava invidie e rumori tra gli altri pittori dell’epoca. Nota è infatti la sua vicenda umana: venne stuprata da Agostino Tassi, allievo nella bottega del padre. Artemisia, invece di ritirarsi pudicamente, decise di denunciarlo apertamente, dando vita al primo processo per violenza sessuale, una sorta di “MeToo” ante litteram. Sciolto il processo, Artemisia viaggia tra varie corti in Europa e grazie alle proprie doti, diventa un’artista affermata. Una nota interessante: in mostra, tra le sue opere, è visibile anche la toccante Maddalena conservata al Sursok Museum di Beirut, esposta con le tracce dei fori causati dall’esplosione dello scorso anno. Un’evidente scelta estetica ed emotiva, che ricollega le “ferite” sul quadro alle ferite della vita.

La prima sala si apre con le creazioni della bolognese Properzia de’ Rossi, intagliatrice di gemme, è considerata la prima donna scultrice nel mondo dell’arte rinascimentale. Il percorso prosegue con Sofonisba Anguissola, nobildonna piacentina, considerata la prima pittrice della storia. Nella sua maestosa pala d’altare Madonna d’Itra il paesaggio è di ispirazione leonardesca, mentre il volto della Madonna è un autoritratto della pittrice medesima. Gli incarnati color cipria dei cherubini risultano particolarmente suggestivi.

Si prosegue con le opere di Lavinia Fontana, pittrice molto richiesta all’epoca come ritrattista. Assai interessante il suo uso delle cromie e delle luci, che sfociano in chiaroscuri di forte matrice caravaggesca. A Lavinia Fontana si devono le composizioni di numerose figure femminili, come la nota Giuditta e Oloferne che ha fatto scuola sul tema e fu molto imitata, oppure la bellissima Galatea che esprime una descrizione naturalistica impeccabile, o l’ipnotica Cleopatra a metà tra regina e maga, con un’inedita composizione tra forma della figura e copricapo. Elisabetta Sirani si ispira al classicismo barocco di Giudo Reni. La sua produzione pittorica è molto prolifica. Anche lei racconta soprattutto di donne: sibille, veneri, eroine. I volti e le espressioni di queste figure sono totalmente inediti: forti, decisi, quasi maschili.

La mostra prosegue con une serie di pittrici meno note al grande pubblico, ma dal pennello estremamente interessante. Molte di queste esprimono le proprie capacità all’interno di conventi come Antonia Doni, figlia di Paolo Uccello, antesignano dei primi studi sulla prospettiva, o Marietta Robusti, figlia del grande Tiziano. Nonostante la vita monastica, spesso la personalità di queste artiste è estremamente forte, come nel caso di Orsola Caccia che riesce a trasformare il monastero dove risiede in una sorta di grande officina d’arte. Oppure Plautilla Nelli, che a Firenze realizza un atelier per miniaturiste. Seguono una serie di autrici dette le “fioranti” poiché dedicano gran parte della propria ricerca a soggetti tipo nature morte, fiori, vasi, ghirlande. Tra queste Fede Galizia, chiaramente influenzata dall’opera di Arcimboldo, e le sorelle Francesca e Margherita Vincenzina.

Nonostante le loro indiscusse capacità pittoriche, l’abilità e la loro tenacia, spesso queste pittrici si sono viste negare la possibilità di accedere alle Accademie d’Arte, a studi più elevati, o a circoli pittorici, percorso riservato ai soli pittori uomini. Molta strada è stata fatta da allora, ma molta resta ancora da fare.