Chronicon Altinate, XI-XII secolo: “L’anno sopradetto 421 il giorno 25 del mese di Marzo nel mezzo giorno del Lunedì Santo, a questa Illustrissima et Eccelsa Città Christiana, e maravigliosa fù dato principio ritrovandosi all’hora il Cielo in singolare dispositione...”.

Il mito di Venezia si immerge nella leggenda della sua fondazione, coincidente con la posa della prima pietra della chiesa di San Giacometo a Rivoalto il giorno dell'Annunciazione alla Madonna. Una leggenda che, tramandata dai cronachisti e storiografi veneziani, mise insieme racconti che si erano intrecciati nei secoli a sostegno della straordinarietà e del valore di Venezia: città eletta da Dio.

Sono oltre 250 le opere d'arte, tra manufatti antichi e w documenti rari che illustreranno i momenti, i luoghi, i monumenti e i personaggi che hanno segnato la storia di Venezia, scegliendo un inedito punto di vista: gli innumerevoli momenti di crisi e rotture e le altrettante rigenerazioni e rinnovamenti che hanno segnato la sua esistenza in una sorta di grande e sorprendente racconto illustrato, un vero e proprio viaggio nel tempo di diversi secoli.

Attraverso i capolavori di questi artisti che hanno operato in Venezia nell’arco di quasi un millennio, tra questi Carpaccio, Bellini, Tiziano, Veronese, Tiepolo, Rosalba Carriera, Guardi e Canaletto, fino a Canova, Hayez, Appiani; e poi Pollock, Vedova, Tancredi, Santomaso si scopriranno le tappe salienti della storia e dell’identità della città più e più volte chiamata a ridisegnare il suo futuro e ripensare il suo destino, appunto le “Nascite e Rinascite”.

Tra queste opere si potranno ammirare capolavori come la grandiosa tela con il Leone di San Marco di Vittore Carpaccio (di oltre 3 metri di lunghezza), il Ritratto di famiglia di Cesare Vecellio e la monumentale pala di Jacopo Palma il Giovane con Madonna col Bambino in gloria, San Magno che incorona Venezia affiancata dalla Fede, ma manche un raffinato mosaico cinquecentesco, rari manoscritti miniati, preziosi disegni, un importante vaso cinese della dinastia Yuan del XIV secolo, per citare solo alcune opere.

Tutte le arti, compresa la decima musa, cioè il cinema, sono state chiamate a raccolta per ripensare ai sedici secoli della Serenissima, tra trionfi e domini, di terra e di mare, grandezza e bellezza, ma anche tra incendi, sconfitte militari e pestilenze, fino all’Acqua Grande del 1966 e del 2019 rappresentate simbolicamente nella mostra dall’opera The Raft (La zattera), straordinario “cameo” dell’artista multimediale di fama mondiale Bill Viola.

L’ultima sala è un invito alla riflessione sul futuro, sulla salvaguardia del patrimonio di questa città e sulla ricerca della sostenibilità grazie a un’installazione nata dalla collaborazione tra Gabriella Belli e Studio Azzurro. Sullo sfondo liquido che avvolge Venezia in ogni fase della sua vita, emergono le tante voci delle persone – intellettuali, tecnici, studenti – che si interrogano sul futuro della città: un controcanto di riflessioni, idee e stimoli per guardare “Oltre”.

Ma non è l’unico omaggio a questi 1600 anni: al piano terra delle Gallerie dell’Accademia, presso i monumentali Saloni Selva-Lazzari agli inizi di settembre si apre un inedito e straordinario percorso espositivo dedicato alla pittura a Venezia e nel Veneto nel Seicento e Settecento.

Sono state selezionate 63 opere, in parte mai esposte prima d’ora, o mai ammirate nella veste attuale, frutto di interventi di restauro realizzati per l’occasione. Tra i capolavori restaurati, il Castigo dei serpenti di Tiepolo, una tela lunga più di 13 metri proveniente dalla Chiesa veneziana dei Ss. Cosma e Damiano; la splendida Deposizione di Cristo dalla croce dell’artista napoletano Luca Giordano, esposta per la prima volta all’interno della collezione permanente.

E ancora, la vivace scena di Erminia e Vafrino scoprono Tancredi ferito di Gianantonio Guardi, unica tela di un ciclo di 13 ispirato alla Gerusalemme liberata di Tasso, rientrata in Italia dopo un iter collezionistico complesso; la Parabola delle Vergini sagge e delle Vergini stolte di Padovanino, presentata per la prima volta in assoluto al pubblico e riallestita a soffitto com’era originariamente; la Giuditta e Oloferne dell’anticonformista pittrice veneziana, ancora tutta da riscoprire, Giulia Lama.

La Repubblica Serenissima cade nel 1797, ma Venezia è ancora assolutamente viva e cosciente della sua identità e della sua fragile e potente unicità, continuamente alla ricerca di un dialogo tra passato e presente e di una soluzione per il domani.