Giuliana Storino (Manduria, 1986) si distingue nella scena dell’arte contemporanea per una ricerca che parte dal disegno, dai fondamenti primordiali (l’acqua e la terra, il cerchio, la colonna) e si muove intorno a contaminazioni che spaziano dalla pittura all’installazione, a videoproiezioni e sound.

Il sole è nuovo ogni giorno, titolo che riproduce in tubo fluorescente e metallo è l’asse concettuale della sua ricerca, la liaison che interseca natura e artificio, uomo e ambiente, luce e colore, tra parola e forma, affondando le sue radici nella cultura classica e nel Mediterraneo.

Lo studio dello spazio e la resa della luce passano attraverso le stratificazioni materiche della prima sala del Museo Archeologico di Santa Scolastica (Radure; Arabeschi e Rizomi; Ora et labora, 2021), dove dalle grandi tele affiorano superfici di una vibrante tramatura di terra. Nel percorso espositivo che dal piano terra si estende al primo piano del Museo, si entra in dimensioni sinestetiche in cui smarrire ogni cognizione del reale senza mai scostarsi dal presente.

Riverberanti e iridescenti colonne nel Chiostro di Santa Scolastica - Light Pillars - richiamo alla colonna dorica. L'elemento architettonico viene vivificato riemergendo in uno spazio cromo dinamico, al quale restituisce uno spettro luminoso sempre diverso a seconda della luce e dei visitatori che gli girano intorno in diverse ore del giorno.

Il legame tra terra e mare è rappresentato da una campionatura sonora 3D del canto delle cicale in background proveniente dalle liane olografiche di Cicàdidi 2018 e 2021 e da una videoproiezione dal titolo Ogni onda sa di essere mare. Un caleidoscopio di immagini, che continuamente nascono, si rifrangono nell’andirivieni della risacca, restituendoci quell’universo simbolico di cui sono capaci. La spuma del mare produce una merlettatura che Storino ha condensato in immagine fissa, un richiamo che unisce l’arte alla storia del suo territorio.

L'onda e il mare in origine sono la stessa cosa, nascono uniti ma ricevono nomi diversi; fluiscono dalla stessa sorgente, ma si differenziano nel loro manifestarsi. L’acqua vive in eterno nelle sue varie forme, e nel parlare la sua lingua continuamente produce una riserva inesauribile d’immagini. Ho tentato di rintracciare questa risonanza primigenia: la pulsazione dell’acqua in grado di coprire tutte le frequenze, a cui è accordato l'orecchio del feto che da quel momento non potrà più sfuggire al suo atavico richiamo.

Uno spettro sonoro, la geofonia dei suoni prodotti dagli elementi naturali e di tutte le combinazioni tra loro. Come in una clessidra, il tempo che passa lascia il tempo che trova. L’opera è affidata all’azione del mare, al suo continuo ritorno, dove il tempo diventa nel concetto e nella pratica il suo mezzo unico di verifica.

La videoproiezione a inquadratura fissa si riflette specularmente, evidenziando una croce sul piano verticale della sala, annulla la prospettiva, dove l’orizzonte del mare diventa quello dell'uomo, in cui guardare se stessi. un caleidoscopio di immagini, che continuamente nascono, si rifrangono nell’andirivieni della risacca, restituendoci quell’universo simbolico di cui sono capaci. La spuma produce una merlettatura che Storino ha condensato in immagine fissa, una sorta di Sindone dell’autentica emanazione di energia: Ogni onda sa di essere mare come ogni uomo sa di essere umanità.

La dimensione è sinestetica, l’artificiosità dei materiali si fonde con la natura circostante. L'elemento architettonico nella colonna dorica viene vivificato in Light pillars 2019 riemergendo in uno spazio cromodinamico al quale restituisce uno spettro luminoso sempre diverso a seconda della luce (Light Pillars 2021), e dei visitatori che gli girano intorno in diverse ore del giorno.

La traiettoria della mostra approda agli ottoni dove Il peso del vuoto 2018 libra in strutture sottili, equilibri precari, che dialogano maestose con lo spazio ambientale in cui si collocano.