Una ritrovata sensibilità ecofriendly degli ultimi anni, complice forse anche la recente crisi economica e il concomitante richiamo degli ecologisti alla salvaguardia del nostro pianeta, supporta e diffonde un ritorno all’utilizzo di tecniche antiche nella cura dell’igiene del nostro corpo, come i sempre più frequenti “laboratori casalinghi” per la produzione di sapone e detersivi naturali. Ma, prima di dare qualche suggerimento in merito, soprattutto su alcune regole per la nostra sicurezza, è interessante approfondire la storia del sapone, la sua origine e il suo commercio nel Mediterraneo.

Come spesso accade,Egizi e Babilonesi sono tra i primi popoli a sperimentarne soprattutto l’efficacia medicamentosa e la soda, componente fondamentale del sapone, insieme all’olio d’oliva, è citata anche da Giobbe nella Bibbia, quasi fosse uno smacchiante universale, con una valenza spirituale, perciò certamente diffusa e utilizzata anche in quell’epoca e in quei luoghi.

Fu però Aleppo, a nord ovest della Siria, il primo grande centro di produzione del sapone, che da qui si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo. Per tutta l’età moderna è Venezia che detiene il primato europeo, egemonizzando il settore precedentemente rifornito dalla Siria ma anche da città spagnole, come Alicante. Su suolo Italiano preoccupava la concorrenza del Regno di Napoli, la Repubblica di Genova e, a sorpresa, anche Ancona. Marsiglia subentrò soltanto nel Settecento, quando ebbe inizio la decadenza di Venezia.

Il Rialto divenne meta di grandi quantitativi di olio d’oliva proveniente da molte regioni italiane, e in particolar modo dalla Puglia, mentre le ceneri arrivavano da Siria ed Egitto, dove enormi quantità di soda erano prodotte dalla combustione di piante della famiglia delle salsole, ricche di sostanze alcaline.

Chimicamente il sapone è un sale ottenuto dalla reazione tra una componente grassa e una basica, quale la soda appunto, anticamente ottenuta dalla lisciva. Bisogna prestare alla soda (idrossido di sodio, sigla NaOH) grande attenzione, dal momento che in soluzione acquosa è corrosiva e non va messa a contatto con materiali di alluminio.

Se avete in dispensa un buon olio di oliva di qualche annata fa e non volete che vada sprecato, potreste con molta prudenza, pensare di produrvi del buon sapone, a cui potete dare la profumazione che desiderate, utilizzando delle spezie oppure delle erbette aromatiche che usate in cucina. Se volete impreziosirlo, potreste invece profumarlo con degli olii essenziali, come tea tree e patchouli. Se acquistarli è troppo costoso, come in realtà è, potreste estrarre l’olio essenziale degli agrumi, utilizzando alcool etilico, ma questo step richiede tempi più lunghi e maggiori competenze chimiche. Tra gli occorrenti anche un termometro da cucina ed un frullatore a immersione, pentole in acciaio, guanti e mascherina. Il mio intento non è quello di scoraggiarvi ma semplicemente rendervi più consapevoli. Le mie saponette sono in fase di ultima stagionatura. Anzi pensavo di usarle già oggi.