Sono diventate sempre piu’ numerose le richieste di consulenza specialistica in ambito pediatrico per il bambino che si lamenta di dolori addominali, bruciore epigastrico o reflusso gastroesofageo, stipsi o evacuazioni frequenti nel corso della giornata, vomito e rigurgiti o ha difficoltà nell’alimentazione. Tale sintomatologia quando diventa cronica o persistente, anche nel bambino sano, determina molta ansia ed apprensione specie nell’ambito familiare e spesso il pediatra di famiglia, anche in assenza di segni o sintomi compatibili con il sospetto di una causa organica, è costretto a richiedere una consulenza di II livello. Si parla di Disordini Funzionali Gastrointestinali quando sintomi di tipo gastrointestinale diventano cronici e ricorrenti in assenza di alterazioni anatomiche e biochimiche. In genere sono correlati a disfunzioni del sistema nervoso enterico e del sistema nervoso centrale in termini di ipersensibilità viscerale o particolare suscettibilità agli stimoli ambientali. Queste condizioni rappresentano un rilevante problema sociale ed interferiscono con le normali dinamiche familiari con costi diretti (indagini o approfondimenti dal punto di vista medico) ed indiretti (perdita di giorni di scuola o di ore di lavoro da parte dei genitori) molto rilevanti. Ne parliamo con il dr. Claudio Romano, Gastroenterologo Pediatra dell’Università di Messina, che nel corso degli ultimi anni ha approfondito prevalentemente queste condizioni cliniche.

Quali sono le problematiche relative alla gastroenterologia più frequenti in ambito pediatrico?
Diciamo che in atto oltre il 50% delle richieste di consulenze gastroenterologiche riguardano i Disturbi Funzionali Gastrointestinali in tutte le variabili con una reale prevalenza del Dolore Addominale Ricorrente, specie nella variabile della Sindrome del Colon Irritabile.

Da cosa può dipendere l'aumento di incidenza di determinati disturbi?
Bisogna considerare che il Disordine Funzionale Gastrointestinale è molto frequente nella popolazione adulta e questo è correlabile spesso a modificati stili di vita (obesità o sovrappeso, modalità di alimentazione, stress, fumo di sigaretta). Anche in età pediatrica, l’andamento della vita moderna e le modalità di alimentazione (spesso di fretta, diete non equilibrate, sovrappeso, etc.) rappresentano importanti fattori coadiuvanti.

La diagnosi di Disordine Funzionale Gastrointestinale esclude la presenza di una malattia o una condizione patologica?
Vi sono dei criteri clinici che consentono di porre diagnosi di disordine funzionale gastrointestinale (Criteri di Roma) senza necessità di eseguire indagini di laboratorio o strumentali, quindi una diagnosi in positivo. Spesso pero’ questi bambini vengono sottoposti ad esami o approfondimenti anche molto invasivi (endoscopia, indagini radiologiche) in assenza di reali indicazioni. Cio’ non esclude che comunque debba essere fatto un attento monitoraggio dei sintomi clinici allo scopo di cogliere eventuali segni di allarme (perdita di peso, anemia, febbricola etc).

Quale puo’ essere considerata la causa di questi sintomi?
Direi che possono essere definite condizioni cliniche ad eziologia multifattoriale in cui viene identificato un modello biopsicosociale in cui coesistono, alla base della sintomatologia, alterazioni della motilità gastrointestinale e della sensibilità viscerale oltre che fattori psicosociali e di trasmissione degli impulsi a livello del Sistema Nervoso Centrale.

L’intestino quindi è sede di un sistema nervoso autonomo che ne regola la funzione?
Si, viene chiamato Sistema Nervoso Enterico Autonomo ed è organizzato con un gran numero di neuroni organizzati in plessi gangliari che sono localizzati a livello di tutto il tratto gastrointestinale e che regolano la motilità, le funzioni secretorie e quindi la funzionalità, oltre ad avere una interazione bidirezionale con il Sistema Nervoso Centrale trasmettendo gli impulsi dolorosi.

Perché il trattamento di queste sintomatologie ha un costo sociale molto elevato?
In quanto spesso in queste condizioni, ed il dolore addominale ricorrente ed il reflusso gastroesofageo rappresentano le situazioni piu’ frequenti, la tendenza è quella di eseguire comunque indagini o approfondimenti o terapie mediche, in assenza di indicazioni reali per il sospetto di malattia. L’atteggiamento dovrebbe essere invece modificato, in assenza di segnali d’allarme, ed il bambino e la famiglia dovrebbero essere rassicurati stimolando la ripresa di una normale qualità di vita (frequenza regolare della scuola e delle regolari attività, dieta libera etc). E’ stato calcolato che il “costo” sociale per un bambino con colon irritabile è superiore a 3.000 euro/anno per indagini, visite specialistiche, giornate lavorative perse dai genitori, baby-sitting. Quindi l’approccio dovrebbe essere modificato malgrado la necessità comunque di un adeguato follow-up.

Quale puo’ essere considerata la storia naturale di queste condizioni e quando si risolvono?
In genere nell’epoca dello sviluppo puberale questi sintomi scompaiono anche se vi è una percentuale di questi bambini (15-30 %) che continua ad avere sintomi compatibili con un disturbo funzionale gastrointestinale anche in età adulta. Una piccola percentuale invece tende ad avere maggiore rischio anche di condizioni cliniche associate come la tendenza a soffrire di sindromi ansioso-depressive in età adulta.

Non vi è necessità di alcun trattamento o terapia medica?
In genere non vi è necessità di alcun trattamento medico ma solo di rassicurazione, in taluni casi si puo’ fare ricorso ad una terapia dei sintomi o ad una terapia complementare (probiotici, fibre etc) che tende ad avere anche un importante effetto placebo. L’approccio cognitivo-complementare è piu’ importante come la modifica dello stile di vita. In casi molto selezionati si puo’ fare ricorso anche terapia con farmaci antiserotoninergici o che agiscono a livello del Sistema Nervoso Centrale per ridurre lo stato di ansia che spesso si associa alla persistenza dei sintomi. Appare necessario quindi sottolineare come il Disturbo Funzionale Gastrointestinale rappresenti una condizione molto frequente anche nel bambino. Aspetti caratteriali, dinamiche familiari ed alterati stili di vita nell’ambito della corretta alimentazione rappresentano le cause piu’ frequenti.