Le specie selvatiche più importanti appartenenti al genere Sinapis (Fam. Brassicaceae) sono Sinapis alba L. (Senape bianca) e S. arvensis L. (Senape selvatica). Entrambe sono piante erbacee annuali o bienni, munite di foglie lanceolate-oblunghe, profondamente divise e dentate, con il segmento terminale di dimensioni variabili rispetto a quelli laterali. I fiori sono di colore giallo, profumati, disposti in grappoli terminali; i frutti (siliqua) sono rappresentati da silique a forma di falce ricurva, con becco terminale più o meno compresso (nella Senape bianca è completamente appiattito). Crescono soprattutto nei campi coltivati, nei luoghi erbosi incolti, negli ambienti ruderali, lungo i margini di sentieri, sterrate e strade asfaltate.

Le foglie tenere e i giovani getti presentano un sapore gradevole e delicato e vengono consumati crudi o cotti. Sono ottimi nelle insalate, mischiati ad altre verdure, saltati in padella o impiegati nella preparazione di zuppe, minestre, frittate o torte salate. Le cime apicali, prima della fioritura, sono impiegate come condimento per la pasta (spesso abbinate con le alici) oppure soffritte con olio, aglio e peperoncino. Tuttavia la parte parte più ricercata è rappresentata dai semi: polverizzati e macerati in acqua o aceto, trovano impiego nella preparazione della famosa “senape”, una salsa dal caratteristico sapore aromatico-piccante, ottima per accompagnare e insaporire varie pietanze a base di carne e pesce, in particolare arrosti e bolliti.

La Senape bianca è coltivata sin dall'antichità in tutto il bacino del Mediterraneo, da dove si è progressivamente diffusa al nord Europa, Asia e nord America. Il suo nome scientifico è composto dai termini latini sinapis, senape e alba, bianca, con riferimento al colore chiaro dei semi. L'utilizzo di questa pianta si perde nella notte dei tempi: in India, tracce del suo utilizzo risalgono addirittura a 3000 anni. Nella cucina degli antichi greci e romani i semi venivano impiegati come condimento, macinati e cosparsi sui cibi. Oggi la farina e l'olio ottenuti da essi sono impiegati, con funzioni di conservanti e aromatizzanti, nella preparazione di conserve, carni insaccate e condimenti vari.

I semi devono essere raccolti prima della loro maturazione per impedire che vengano dispersi al momento dell'apertura della siliqua in cui sono racchiusi (dopo la loro raccolta le piante vengono utilizzate come foraggio). Essi sono impiegati, previa macinatura e successive lavorazioni, dall'industria alimentare per la preparazione di vari prodotti tra cui l'omonima salsa, ottenuta con l'aggiunta di semi di Senape nera (Brassica nigra (L.) Koch) e varie “mostarde” o salse piccanti, realizzate con l'aggiunta, a seconda delle innumerevoli ricette e tradizioni locali, di diversi ingredienti quali aceto, vino, birra, frutta, ecc. In Francia e Inghilterra con il nome di mostarda s'intendono prodotti ottenuti sia con i soli semi sia con diversi ingredienti e tecniche di preparazione, mentre in Italia questo particolare condimento viene preparato con frutta candita e sciroppo aromatizzato con i semi macinati. In antichità la mostarda veniva ottenuta pestando i semi e facendoli macerare in una mistura di aceto, mosto d'uva e miele. Non a caso il termine mostarda deriva dal latino mustum ardens, mosto ardente, per sottolineare il sapore acre e pungente di questa spezia.

La crema di senape è ottima per preparare tortine, sandwich e tramezzini e per accompagnare e insaporire varie pietanze a base di carne e pesce. Tradizionalmente i semi della Senape nera, ai quali si deve un marcato sapore piccante, vengono utilizzati nella preparazione della senape commercializzata principalmente in Europa, mentre la Senape bianca rimane l'ingrediente di base di quella consumata in America. Oggi, a differenza del passato, si utilizzano quantità sempre più ridotte di semi di Senape nera a favore della Senape indiana (Brassica juncea (L.) Czern.), una specie coltivata prevalentemente in India, Cina e Polonia. Tale scelta commerciale è giustificata dal fatto che l'altezza ridotta di quest'ultima specie facilita la raccolta meccanica, abbattendo così i costi di produzione, inoltre molti frutti della Brassica nigra si aprono e disperdono i loro semi prima del raccolto, rendendo poco redditizia la sua coltivazione.

I semi di Senape contengono numerosi composti tra cui proteine, sostanze grasse, mucillagini, glucosidi, sinalbina e sinagrina, mirosina (enzima), sinapina (alcaloide), gliceridi dell'acido erucico e vitamina C. Per apprezzare a pieno il caratteristico aroma, gradevolmente piccante, della salsa di senape, è necessario l'attivazione, attraverso un processo di idrolisi (in presenza di acqua), di alcune sostanze (sinalbina, sinigrina e mirosina) localizzate in diversi distretti cellulari; ciò può avvenire solo se i semi vengono sottoposti a frantumazione o macinazione.

La Senape, oltre a conferire ai cibi un particolare sapore, svolge un'azione scialagoga (stimola la produzione di saliva), aperitiva, digestiva, antiossidante, tonica e stimolante le difese immunitarie. Nella medicina popolare i cosiddetti “sinapismi” consistono nell'applicare localmente degli impiastri a base di farina di senape, i quali, grazie alla proprietà di attivare il flusso sanguigno, sono utili nella cura di infiammazioni, costipazioni, dolori muscolari e reumatici. In alcuni Paesi nordici, come rimedio preventivo per le malattie da raffreddamento, era usanza spargere della polvere di semi di Senape all’interno delle calze di lana prima di indossarle. Nell’ambito della floriterapia, il rimedio di Bach denominato Mustard, ricavato dai fiori di questa pianta, è indicato per il trattamento della depressione cupa e profonda, quella che si affaccia in maniera improvvisa, senza un motivo apparente.

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