Piere Grimal scrisse: “La forma più alta di vita, quella che Dio promette nel suo paradiso è il godimento di un meraviglioso giardino, luogo di tutte le felicità, di ogni santità, di tutta l’intelligenza e di saggezza”.

L'idea del giardino come fonte di vita e conoscenza deriva da quel concetto di paradiso perduto, dal quale sicuramente fummo cacciati altrimenti non lo avremmo mai abbandonato, che l'uomo nei secoli ha sempre tentato di riprodurre. Dapprima in modo umile e denso di spiritualità con gli horti conclusi, disegno botanico ispirato alla simbologia biblica, fino a una crescente arroganza umana dei giardini del XVIII dove il cacciato peccatore, in atteggiamento di rivalsa, assoggetta la libertà della natura a forme e schemi artificiali. E' solo con un lento e coscienzioso ripensamento, nonché spronato da sostenibilità pratiche che al giardino viene tolto il guinzaglio, per lasciarlo espandere, in modo controllato, verso la sua naturale forma. Ma per arrivare a ciò e averne cognizione, abbiamo dovuto raggiungere la fine del XIX secolo, con il giardino esotico, anglo-cinese, dove l'alternanza di vialetti contorti, frammisti a cespugli allevati in modo spontaneo, percorsi da animaletti pittoreschi inverosimilmente casuali, davano l'idea di un romantico luogo dove perdersi.

Ed è il perdersi, il lasciare nell'urbe i problemi, gli affanni e le malattie che rende il giardino un luogo dove ritrovarsi e ritrovare una pace interiore. E' il momento, nei nostri tempi, della nascita degli orti e dei giardini collettivi, dove si sperimenta la eco-terapia di gruppo. Luoghi impensabili come tetti di palazzi, rondò di strade, aiuole spartitraffico diventano scampoli di terra da riconquistare, seguendo la famosa teoria di Gilles Clement del terzo paesaggio, cioè di quei frammenti di terra residuali che vengono inoculati di biodiversità vegetale.

Operazione non solo ecologica che strappa al cemento lembi di verde ossigenatore ma soprattutto terapeutica. Che il verde curi lo hanno affermato molti ricercatori: "Ci sono molti studi che provano come l’esposizione al verde aumenti il livello di serotonina nel corpo umano: significa una carica di energia in più e un antidoto contro la depressione", dice la fondatrice, Roberta Dehman Hershon, dell’associazione americana Hope in Bloom che realizza giardini e allestisce terrazzi e balconi nelle case per le donne in cura per il cancro al seno. Così come lo ribadisce il dottor Roger Ulrich, fondatore del primo centro interdisciplinare tra medicina e architettura all’Università del Texas e pioniere della ricerca sui giardini curativi, "se vedevo un albero, mi sentivo meglio. Quando si è immersi in un ambiente freddo, funzionale e spaventoso come un ospedale, la mente cerca una via di uscita verso la normalità. Solo più tardi mi sono chiesto se esisteva un rapporto preciso tra quella sensazione che avvertivo da bambino e un effettivo miglioramento fisico nelle condizioni dei pazienti".

Da questi presupposti è nata l'esigenza di creare ospedali-giardino come sta facendo egregiamente Emergency nei suoi luoghi di pronto intervento chirurgico e cura sparsi nei territori di guerra. Perché come dice Strada: “La bellezza del giardino è parte della cura”. E in Italia?

Nel nostro paese esiste una legge del 1939 che impone uno spazio libero di 15-20 metri quadrati per ogni posto letto da adibire a giardino, pertanto è giusto che questo concetto anticipatore debba essere applicato a maggior ragione adesso che se ne è appurata l'importanza. E' in cantiere difatti il faraonico progetto di Renzo Piano per la Città della Salute nell'area delle ex acciaierie Falck a Milano. Un progetto che unisce due grandi centri di ricerca medica: l'Istituto Neurologico Carlo Besta e l'Istituto Nazionale dei Tumori, e prevede la costruzione di un edificio centrale non più alto di 18/20 metri immerso in un parco con la vegetazione che penetra tra i cinque padiglioni, collegati tra loro da una strada coperta. Per la realizzazione di ciò è prevista la piantumazione di 10.000 alberi in un'area a verde di circa 400.000 mq, che non solo servirà a mantenere la temperatura estiva di due gradi in meno ma sarà anche metafora di guarigione. Come dice Piano stesso: “sarà uno dei cantieri più belli della mia vita”.