“La fortuna è donna:
se ve la lasciate sfuggire oggi,
non crediate di ritrovarla domani”
(Napoleone)

Una cosa importantissima nella vita, ma di fatto assai poco considerata in psicologia e nei processi di selezione del personale, è la buona sorte. Dal lavoro psicologico clinico con tante persone, sono arrivata a considerare gli elementi che concorrono nel definire la fortuna - il successo, la realizzazione personale, la soddisfazione, la salute, il piacere - come il risultato di una serie di percorsi che la persona, con tutto il suo bagaglio innato e acquisito, ottiene con un processo attivo, frutto di una sorta di orientamento, che può essere più o meno consapevole.

Nell’esame di questo processo attivo che porta al successo, infatti, emerge una serie di fattori, che descriverò qui di seguito in una progressione temporale (da quello che interviene prima), non in ordine di importanza. Il grado di rilevanza che ciascun fattore ha varia infatti sensibilmente da una situazione all’altra, ma nella mia esperienza di lavoro ho riscontrato che tutti questi fattori sono sempre presenti – o vengono rafforzati nel tempo - nelle persone che ottengono successo.

Ecco quindi in ordine temporale questi importantissimi fattori, che intervengono sempre nel processo attivo della buona sorte:

1. La storia pregressa familiare. Prima che un soggetto nasca, c’è la sua storia familiare, il suo albero genealogico. Nella storia di una famiglia ci possono essere dei traumi che non sono stati “risolti” dai diretti interessati, e che letteralmente ricadono sulle generazioni successive, in particolare su quei bambini che, per varie ragioni, si trovano ad essere oggetto di associazione con l’antenato che ha avuto dei drammi irrisolti. Queste situazioni frenano, mentre quando la via è, diciamo, spianata, cioè libera da riattivazioni e ripetizioni, il bambino non si deve far carico di cose non sue, ed è immediatamente libero di investire tutte le sue energie nella realizzazione personale e nell’espressione delle proprie potenzialità. In caso contrario, egli dovrà risolvere i cosiddetti traumi transgenerazionali, al fine di trovare una piena espressione di sé.

2. Il bagaglio di risorse ereditate. Ciascuno di noi nasce con un insieme di potenzialità, di risorse, che ci vengono date nel momento del concepimento, e che rappresentano il versante psichico della trasmissione genetica. Ci sono bambini che, anche molto piccoli, mostrano da subito la presenza di risorse, di capacità reattive, di doti di autoaffermazione, di acutezza intellettiva.

3. Il bagaglio di risorse acquisite nel tempo, anche come frutto di superamento di difficoltà ed elaborazione di traumi. Le risorse di una persona si sviluppano e si rafforzano anche e soprattutto nel superamento delle difficoltà. Le risorse acquisite nel tempo, insieme a quelle innate, costituiscono quella che viene definita “resilienza”, cioè la capacità di superare le difficoltà senza andare in crisi, la capacità di flettersi, adattarsi e adattare l’esterno a sé, senza rompersi.

4. L’intuizione, dote innata, che alcune persone, in possesso di una certa sensibilità ai dettagli sottili, posseggono in misura rilevante e in misura maggiore rispetto ad altre persone. Tuttavia, tale dote può essere anche coltivata e potenziata nel tempo.

5. La capacità diagnostica, ossia quella particolare abilità intellettiva di capire nel suo insieme una determinata situazione o una persona. Tale capacità è di grandissimo aiuto ai clinici, agli insegnanti, a tutte quelle persone che si trovano a dover fare una valutazione degli elementi stabili della personalità e delle situazioni.

In possesso di tutti questi cinque fattori, la persona procede nel mondo attrezzata a dovere per incontrare e accorgersi delle migliori opportunità che via via si presentano sul suo cammino. Questo in campo sociale, professionale, sentimentale, educativo, relazionale. In tal modo le opportunità non “capitano”, le opportunità “si rilevano”, come se l’individuo avesse davanti a sé un complesso di circostanze conformi, favorevoli che, opportunamente sfruttato, può cooperare al successo. Tutti i fattori descritti, infatti, concorrono a permettere al soggetto di rilevare, individuare e quindi scegliere, cogliere e sfruttare appieno le circostanze che, in un momento dato, sono lì davanti a lui, pronte ad essere colte. Esistono possibilità di potenziare tutti i fattori che intervengono nel processo attivo della buona sorte, alimentando le risorse personali e superando gli elementi che le ostacolano.

Con le giuste carte in mano, si può quindi dire buona fortuna a chi la sa cogliere al volo. Ma anche a chi sa imparare a cogliere al volo la buona sorte.

Continua il 18 Agosto.