La storia religiosa dell’Oriente e dell’Occidente è affollata di santi, mistici ed entronauti di ogni specie: santi vegetariani e onnivori, digiunanti e non osservanti assolutamente nessun regime alimentare, o come i mistici della religione jainista che considerano un’esperienza spirituale glorificante estinguersi attraverso una lenta e progressiva inedia.

Quello che mi impressionò, nei primi e ingenui viaggi in terra d’India, fu vedere in questi corpi spaventosamente scheletrici, la presenza attuale della medioevale negazione del corpo e della materia. O gli asceti delle montagne giapponesi (gli yamabushi) che si mummificavano gradualmente, ancora in vita, meditanti in una buca nel terreno arrivando ad alimentarsi esclusivamente di cortecce di ippocastano e altre sostanze ricche di tannini. Altre varianti di queste estreme “diete” mistiche contemplano il consumo di gemme e di aghi di pino (albero perfettamente collegato a Saturno, dio del tempo e della vecchiezza); i loro corpi (mummie) tuttora esposti e venerati nei monasteri attestano la riuscita di una perfetta auto mummificazione e il riconoscimento imperituro della loro santità.

Fatti e personaggi documentati storicamente ci dimostrano la possibilità di una indipendenza totale dal cibo materiale: nello splendido libro Autobiografia di uno Yogi il maestro indiano Yogananda Paramahansa, racconta la sua vita di ricercatore spirituale e i suoi incontri con straordinari personaggi. Ci presenta due mistiche, una occidentale e una orientale che, non è che si alimentassero poco o frugalmente, ma proprio non mangiavano, o meglio… si nutrivano d’altro. Riportiamo dal testo citato l’incontro di Yogananda con Teresa Neumann, la santa stimmatizzata vissuta dal 1898 al 1962 a Konnersreuth, piccolo paese della Baviera, in Germania.

“Subito Teresa entrò irradiando un’aura di pace e di gioia. Indossava un vestito nero e portava in testa un fazzoletto bianchissimo. Aveva a quell’epoca trentasette anni ma sembrava assai più giovane; possedeva una freschezza e un fascino infantili, sana, robusta, dalle guance rosee, allegra, questa è la santa che non mangia! Teresa mi salutò con una stretta di mano estremamente gentile, eravamo entrambi raggianti, uniti in una silenziosa comunione, consci di amare entrambi profondamente Iddio.
“Non mangiate mai nulla?”
“No, solo un’ostia consacrata ogni mattina alle sei”.
“Ma non è possibile che abbiate vissuto solo di questo per dodici anni!”
“Vivo nella luce di Dio”.
“Vedo che vi rendete conto che l’energia fluisce nel vostro corpo dall’etere, dal sole e dal’aria”.
Un rapido sorriso le illuminò il volto: “Sono così felice che comprendiate come vivo!”

All’epoca dell’incontro con Yogananda Santa Teresa era giunta al dodicesimo anno di questo nutrimento sottile e spirituale, che prolungò per altri trentasei anni. Questo totale affrancamento dal cibo fu ufficialmente attestato dalle gerarchie ecclesiali dopo una rigorosa indagine basata anche su una stretta e minuziosa vigilanza condotta da alcune suore in ogni momento della vita quotidiana di Teresa. Questa mistica è nota anche per le sue esperienze dove riviveva fisicamente la passione pasquale del Cristo (parlando, inoltre, in aramaico antico con stupefacente precisione filologica).

Dall’incontro di Yogananda con Giri Bala, la yogini indiana che si “nutriva” in maniera analoga alla santa tedesca:
“Ditemi con le vostre stesse labbra, madre, vivete davvero senza prendere cibo? “Sì è vero, dall’età di dodici anni e quattro mesi, fino a ora che ne ho sessantotto (un periodo di oltre cinquantasei anni) non mangio e non bevo”.
“E non siete mai tentata di farlo?”
“Se sentissi il bisogno di mangiare, dovrei mangiare”.

Semplicemente, ma regalmente, enunciò questa verità assiomatica, troppo ben conosciuta da un mondo che gira attorno ai tre pasti giornalieri!
“Ma mangiate pure qualche cosa?”. Il mio tono aveva una nota di rimostranza.
“Certamente”. Ella sorrise con rapida comprensione.
“Il nutrimento vi è dato dalle più fini energie del sole e dell’aria e dal potere cosmico che ricarica il vostro corpo attraverso il midollo allungato” (nota: inteso come colonna vertebrale sede della sushumna e dei chakra).

Mistici e santi annullano ogni confine geografico e culturale.