Il tema sembra molto ambiguo, ma per me è molto sensato perché il percorso della mia vita è cambiato radicalmente. Ho aperto la pagina degli Autori di Wall Street International e rileggendo le informazioni su di me, ho capito che nella mia vita attuale rimane poco di quello che avevo scritto, anche se il profilo è stata aggiornato recentemente. Certamente dentro di me rimangono sempre le vecchie passioni per l’arte e il design, ma sono stata travolta (in senso positivo) dall'uragano chiamato Yoga. Sono più che felice dell'accaduto, ma vorrei interrogare di più me stessa per capire tutto ciò. Il fatto è che ho iniziato a insegnare Yoga.

Come è stato il tuo primo incontro con il mondo dello Yoga?

La prima volta in assoluto ho provato a praticare in Russia, circa 15 anni fa. Vivevo già in Italia, ma per lavoro tornavo spesso a Mosca. Devo dire che la mia prima esperienza è stata piuttosto negativa, perché sono capitata in una classe dove tutte le persone praticavano tranquillamente, e l’unica pecora nera che veniva continuamente corretta dall’insegnante ero io. Non riuscivo a farne una giusta, ogni asana era sbagliata! Sono uscita da quella classe con la forte convinzione che lo Yoga non fosse per me. Ora, mentre guido la pratica, cerco di non correggere troppo e di non esagerare con i principianti, sopratutto per non produrre lo stesso effetto boomerang che ho percepito su di me. Un principiante in classe è sempre una grande responsabilità per chi guida la pratica, gli si può aprire le porte , oppure spaventarlo, allontanandolo, come era capitato a me. La pratica dipende molto dall’insegnante, dal suo carisma, dalla sua energia e dall’esperienza. Vi consiglio di non mettere subito una croce sullo Yoga, se la prima pratica non vi è piaciuta provate un altro stile o praticate con un altro insegnante.

Quando e in che modo lo Yoga è entrato nella tua vita?

Dopo qualche anno ho trovato corsi di Yoga anche in Italia e ho fatto alcuni tentativi prima di trovare il mio primo vero insegnante - Barbara Zerbino. Fu mio marito a invitarmi a fare una prova nella sua classe. Stranamente, dopo quella volta, lui non ha mai più praticato o quasi. È stato come se avesse eseguito il suo compito di portarmi verso la strada dello Yoga. Non subito, ma dopo qualche anno di pratica, inizialmente molto sporadica, sono riuscita a organizzarmi e andare con Barbara e Luca Campare a un ritiro di Yoga, meditazione e pulizia del fegato. Una volta tornata, mi sono profondamente innamorata dello Yoga e dei ritiri.

Che cosa sono i ritiri di Yoga?

La parola “ritiro” ormai è conosciuta in tutto il mondo ed è associata al ritirarsi in un luogo appropriato, all'isolarsi dalla società. In un ritiro si raggiungono stato d’animo che permetteno di staccarsi dalla routine quotidiana. In queste circostanze, la pratica yogica comincia con l'aprire il proprio “Sé”, la propria vera natura. Ho deciso d’organizzare questo tipo di ritiri in Francia, vicino al Monte Bianco, a Megeve, nello splendido chalet Princesse. È un posto davvero meraviglioso, letteralmente immerso nella natura. Lo chalet si trova a pochi passi dalle piste, quindi oltre a praticare Yoga, d’inverno molti vanno a sciare e d’estate si possono fare passeggiate nei boschi, oppure gite con la mountain bike, o trascorrere giornate sui laghi e tanto altro.

Durante gli ultimi tre anni ho organizzato ritiri su varie tematiche, fra i quali: “Detox”, basato sulla profonda pulizia del organismo, “Yoga&Kitchen” che crea le basi di una cucina sana (vegana o vegetariana), oppure ayurveda, con massaggi e terapie olistiche, ma lo Yoga è sempre l’elemento essenziale di ogni ritiro. Cominciamo la mattina presto con la meditazione, la pratica e dopo segue tutto il resto. Lo chalet è diventato un luogo di ritrovo per tante famiglie, ormai amici, con bambini o senza, qualcuno arriva da noi da solo in cerca di tranquillità e riposo per il corpo e l’anima. La comunità yogica milanese ormai conosce questo posto, è molto accogliente e aperto a tutti.

Come è cambiato con il passare degli anni il tuo approccio allo Yoga?

Prima lo Yoga per me era solo un tipo di ginnastica, ma con passare del tempo capisco sempre più che questa è solo una piccola punta di un enorme ghiacciaio, e il corpo, che con il passare del tempo diventa sempre più elastico, è uno strumento che permette di stare a lungo nella posizione meditativa del loto, mezzo loto o semplicemente con le gambe incrociate e scendere sempre di più dentro il "Sé", scoprendo la vera natura della propria anima. La pratica yogica può diventare una specie di meditazione in movimento. Mi viene da citare la famosa frase di Patanjali Yoga Città Vritti Nirodha che si può tradurre come Lo yoga si inizia quando si fermano i pensieri. Se siamo concentrati sul respiro e su come trovare il nostro modo di essere stabili e confortevoli in un'asana, allora non abbiamo più il tempo per i pensieri laterali e questo si può già definire come una "meditazione".

Che stile di Yoga preferisci?

Difficile rispondere a questa domanda. Adoro lo Kriya Yoga, sopratutto Kriya Hatha e Kriya Natha. Mi piace variare, quindi ogni tanto pratico Vinyasa o Ashtanga. Prediligo l’approccio individuale e invito sempre i miei allievi a provare tecniche diverse. Ho un legame particolare con il Kundalini yoga, è una tecnica tantrica che fa risvegliare l’energia kundalini, guarire dalle malattie fisiche e spesso anche dell'anima. Dipende molto dalla persona e dalla sua voglia d’approfondire l’approccio con lo Yoga. Il Kundalini per me è stata una rivelazione, una tecnica che aiuta a raggiungere le meta.

Ringrazio tutti voi e chi è arrivato alla fine, per aver letto la mia indagine interiore. Scrivere “nero su bianco” mi ha aiutato a capire quanto sono diversa da quello che ero. Ora il mio stile di vita e il mio approccio con il mondo esterno sono completamente diversi, mi reputo profondamente felice e grata all’universo per avermi spinto sulla via del risveglio yogico.