Prematurity
Child of water
Darkness and silence.
Then as if by magic or sin
The belly becomes flat.
Child of air, light and noise,
preterm child
.

Prematurità
Figlio dell’acqua
Del buio e del silenzio.
Poi per incanto o per peccato
Il ventre diventa piatto
Figlio dell’aria, della luce e del frastuono
Figlio prima del termine
.

Negli ultimi decenni, gli studi scientifici e le ricerche condotte sullo sviluppo dei bambini hanno dimostrato che le esperienze individuali e sociali dell’uomo iniziano a strutturarsi a partire dal concepimento e si sviluppano durante tutta la gestazione formando la struttura di base della sua personalità di adulto. Il carattere e la personalità dell’essere umano, la modalità di interazione con i genitori e, in generale, con il mondo esterno dipendono in gran parte da quanto abbiamo vissuto nel grembo materno, da come siamo nati e da come siamo stati accolti subito dopo la nascita.

Secondo gli ultimi dati resi noti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un bambino su dieci nasce pretermine. La nascita prematura rappresenta un importante fattore di rischio non solo per lo sviluppo organico e neurologico del bambino ma anche per il suo sviluppo psicologico. Nei bambini che nascono gravemente pretermine (al di sotto delle 28 settimane di gestazione) è maggiore la possibilità di sviluppare, durante la loro crescita, disabilità cognitive, difficoltà negli apprendimenti, disturbi d’ansia, forme di iperattività e deficit di attenzione, problematiche comportamentali e difficoltà relazionali. “La differenza di adattamento all’ambiente tra un neonato di 23 settimane e uno nato a termine è maggiore rispetto alla differenza che c’è fra un nato a termine e un adolescente”.

I nuovi e più recenti studi in questo campo, diversamente dal passato, in cui l’attenzione era rivolta in prevalenza agli aspetti biologici, sono centrati sulle tematiche che riguardano lo sviluppo relazionale e la crescita affettiva del bambino all’interno del contesto di accudimento e prevenzione. La nascita prematura è un evento che trova impreparata soprattutto la madre: “non sapevo nulla di bambini che nascono prematuri, non sapevo neppure che ci sono bambini che nascono di 400, 500 grammi. Quando ho visto il mio bambino ho dovuto sorreggermi all’incubatrice, il dolore era forte, le lacrime non si fermavano e non riuscivo a toccarlo, avevo paura, paura di fargli male… Ciò che mi saltava all’occhio in quel momento era il suo aspetto: la vedevo brutta non sapendo che questa bruttezza nascondesse in realtà il fatto che secondo me non fosse ancora finita, fosse incompleta… Ho realizzato più tardi che ogni bambino porta con sé una mamma prematura, un papà prematuro e un fratello prematuro”.

Spesso la sensazione che accompagna queste madri è quella di non aver mai partorito, un senso di colpa per “non aver saputo” portare a termine la gravidanza e “non aver saputo” proteggere il proprio bambino. Un altro atteggiamento comune a molte è l’anticipazione del lutto. Il timore che il bambino non ce la potrà fare e di conseguenza una difficoltà reale a sintonizzarsi con i bisogni del figlio. La separazione fisica dal proprio bambino, spesso ricoverato per alcuni mesi nei reparti di terapia intensiva, è un’altra difficoltà alla quale sono sottoposti i genitori. Tale condizione può generare livelli di ansia e frustrazione molto alti e può interferire sia nella costruzione del legame di attaccamento che sul benessere del genitore. Esperienze di questo tipo influenzano le modalità di relazione con il proprio figlio, condizionate da stati emotivi, spesso carichi di dolore, rabbia, paura e speranze deluse.

La Pedagogia Clinica è un grande sostegno a favore del benessere della persona, e nel percorso di crescita del bambino pretermine e della famiglia può garantire una azione educativa di prevenzione al disagio. È di fondamentale importanza nel percorso di aiuto sollecitare entrambi i genitori, e in particolar modo la madre, verso un coinvolgimento consapevole. È opportuno fornire adeguati strumenti di osservazione rigorosa e globale del bambino ai fini di trovare per lui efficaci modalità educative.

In tal senso le stimolazioni sensoriali diventano l’esperienza comunicativa privilegiata tra il bambino e l’adulto; attraverso il dialogo tattile si rafforza il legame affettivo con il genitore, aiutando il piccolo a costruire la matrice del proprio sviluppo neurologico ed emotivo. “I piccoli hanno bisogno di latte, ma più ancora di essere amati, e di ricevere carezze… toccare: è da lì che molto semplicemente tutto è cominciato. Nel bambino piccolo la pelle viene prima di ogni altra cosa, è il primo senso, è lei che sa… bisogna prenderne cura, nutrirla. Con amore… Essere portati, cullati, carezzati, essere tenuti, massaggiati, sono tutti nutrimenti per i bambini piccoli, indispensabili, come le vitamine, i sali minerali e le proteine; se non di più.

Sconvolto, nel panico, travolto,
Spaventato. Non ero pronto a nascere.
Pensano che non provi emozioni
o che mi sfiorino appena. Credono che non ricorderò.
Ma non è vero.
Quando lei viene mi batte il cuore.
Non dimenticherò mai il suo profumo.
Non dimenticherò mai
Chi mi ha salvato.

(Gratitudine. Gian Paolo Donzelli)