L’attenzione durante le lezioni in aula e la concentrazione nelle sessioni di studio, finanche l’immedesimazione nella semplice lettura di un libro sono, da sempre, gli elementi che determinano la riuscita o, al contrario, il fallimento di una carriera scolastica e/o professionale. A ciò si aggiunga che gli stati emotivi come ansia e tensione possono inficiare le prestazioni anche degli studenti e dei lavoratori (soprattutto di quelli la cui attività dipende da un continuo aggiornamento) più bravi e impegnati. A fianco dei metodi di studio più innovativi e delle tecniche di memorizzazione più performanti si vanno sempre più rivalutando, quali validi strumenti di aiuto del discente, le tecniche di rilassamento e/o concentrazione. Si va dai semplici espedienti che ognuno di noi ha escogitato o che gli sono stati insegnati da amici e parenti, fino ad arrivare ad applicazioni di tecniche mutuate da discipline psicofisiche ben note e ampliamente diffuse come il training autogeno, lo yoga, la mindfulness e l’ipnosi, soltanto per citare le più famose. Ed è proprio per introdurre tale affascinante argomento che in questo articolo ne parliamo con la dott.ssa Ambra Staiano, psicologa specializzata in ipnosi.

Dott.ssa Staiano in una società complessa (e alienante) come la nostra che ruolo può giocare l’ipnosi nel rendere le persone più consapevoli di loro stesse?

Nella sua regolare attività il cervello umano produce impulsi nervosi (onde) di varia intensità e ampiezza, l’esempio più conosciuto è quello del tracciato dell’encefalogramma. L’ipnosi non è altro che un rilassamento profondo in cui tali onde cerebrali diminuiscono di frequenza e aumentano di ampiezza. Il cervello in stato di veglia attiva produce onde Beta (frequenza 30 – 13,5 Hz) che ci consentono di rivolgere la nostra consapevolezza al mondo esterno. Con l’ipnosi e quindi con il rilassamento, le onde cerebrali si fanno più lente e compare il ritmo Alfa (frequenza 13,5 – 7 Hz) che corrisponde allo stato di veglia rilassata o dormiveglia (nel quale siamo cionondimeno ancora consapevoli del mondo esterno e di quanto accade) ma il corpo è disteso e la coscienza inizia a volgersi verso l’interno. La mente si acquieta e prevale una forma di riflessione interiore libera dalla valutazione degli stimoli esterni e pertanto capace di produrre l’insight, cioè un’intuizione immediata e chiara di noi stessi che può tornare utile, tra l’altro, per la facile soluzione di problemi di natura emotiva e/o comportamentale. Continuando col rilassamento è possibile diminuire ancora il ritmo delle onde cerebrali così da arrivare al ritmo Theta (frequenza 7 – 4 Hz). Questo è il ritmo dell’autoipnosi. Grazie a questo ritmo è possibile attivare numerose aree cerebrali che, in stato di veglia, non vengono usate perché celate dalla consapevolezza cosciente. In questo stato di ipnosi il fattore critico razionale della mente viene bypassato, consentendoci l’accesso alle nostre più alte potenzialità. Con l’allenamento è possibile in stato ipnotico anche contattare il ritmo Delta (frequenza 4-0 Hz), un ritmo molto lento e di grande ampiezza che, normalmente, caratterizza il sonno profondo senza sogni. A questo livello è molto difficile mantenere la consapevolezza ma, laddove ci si riesca, il ritmo Delta aiuta ad aumentare alcune facoltà come l’ empatia e l’intuizione. Possiamo quindi affermare che, sebbene oggi abbiamo sempre meno tempo a nostra disposizione, bastano pochi minuti al giorno per allenare il nostro cervello ad andare in ipnosi, così da poter aumentare l’autoconsapevolezza e, perché no, contattare la nostra parte più autentica.

In breve in cosa consiste la pratica ipnotica?

In maniera approssimativa si è soliti distinguere l’ipnosi in “diretta” e “indiretta”. L’ipnosi diretta è quella classica, cioè la metodica di cui più o meno tutti siamo a conoscenza. L’ipnoterapista induce il soggetto a concentrarsi su un oggetto fisico, su un punto davanti a lui o, facendo chiudere gli occhi, cerca di focalizzare la sua (del soggetto-paziente) attenzione su un pensiero o su un’immagine mentale. Da lì poi cerca di approfondire lo stato di rilassatezza e consapevolezza così ottenuto con frasi ad hoc in maniera tale da indurre uno stato di trance; ovverosia uno stato molto simile al sonno ma in cui, in realtà, il soggetto è ben consapevole di ciò che gli accade, anzi è ancor più consapevole. Una volta raggiunto uno stato ipnotico adeguato, l’ipnotista impartisce una serie di indicazioni (dette anche suggestioni ipnotiche e, nel caso conducano a comportamenti da attuare dopo la sessione terapeutica, post-ipnotiche) che possono tornare utili al soggetto per superare un suo problema o per migliorarsi in una qualche attività. L’ipnosi indiretta è, invece, un insieme di modelli linguistici (specifiche strategie comunicative) usati per formulare suggestioni in modo tale da scavalcare la mente conscia e le resistenze del soggetto. In questo modo è possibile accedere direttamente alle risorse inconsce, favorendo così eventuali e desiderati cambiamenti di comportamento. Questa tecnica ipnotica è stata messa a punto dal medico psichiatra Milton Erikcson che la chiamava “metodo naturalistico”. Egli usava questa definizione perché la sua tecnica consentiva di utilizzare in modo creativo (cioè senza alcuna induzione consapevole, ma usando quasi esclusivamente tecniche di comunicazione) le risorse psicologiche della persona al fine di ottenere cambiamenti e guarigione.

In che modo l’ipnosi può essere di aiuto per la concentrazione nello studio o nel lavoro?

L’ipnosi non “crea” “facoltà” psicologiche, ma le potenzia là dove esistono. Le tecniche di ipnosi agiscono sui circuiti cerebrali attentivi che sviluppano capacità cognitive. La trance ipnotica potenzia anche la memoria e la velocità del pensiero. Inoltre, permette alla mente di restar concentrata per un periodo di tempo prolungato, nonostante la presenza di fattori distraenti. Praticando con regolarità l’ipnosi, inoltre, è possibile stimolare una consapevolezza del qui ed ora, imparare a “stare” nel momento presente. Ciò può migliorare anche lo studio ed il lavoro, in quanto il nostro cervello è allenato a svolgere dei compiti in maniera consapevole. C’è una sostanziale differenza tra “studiare” e “studiare consapevolmente”, tra “lavorare” e “lavorare con la consapevolezza” di noi stessi e di cosa stiamo facendo. Infatti, durante lo stato di ipnosi le aree più attive sono quelle neocorticali e quella prefrontale, conosciute proprio come le aree della consapevolezza, della coscienza e della concentrazione.

Accade spesso di bloccarsi mentre si legge un libro, di imbambolarsi fissando una pagina ma non leggendo di fatto niente, come assorti nei propri pensieri. Altre volte capita di leggere per pagine intere e poi di fermarsi e accorgersi di non aver assimilato niente, come se il nostro pensiero fosse da un’altra parte sebbene, in realtà, stessimo leggendo proprio quelle parole lì. Tutto ciò ha a che fare con l’ipnosi? E, anche nell’ipotesi in cui tutto ciò sia “fisiologico”, naturale, come possiamo superare queste fasi di stallo quando si protraggono troppo a lungo?

Sì, ciò accade spesso, perché il nostro cervello ogni 90 minuti circa è predisposto a rilassarsi e quindi va in autoipnosi automaticamente, questo stato è di fondamentale importanza perché mantiene vitalità, buonumore e armonia, ma soprattutto combatte lo stress. Questo stato si verifica con più frequenza quando si svolgono azioni routinarie, come guidare la macchina da casa a lavoro (poiché la strada la conosciamo a memoria) o mentre siamo seduti comodamente a leggere un libro, ecco che il nostro cervello sente che può rilassarsi e va in autoipnosi. Questo non accadrebbe se, come ho precedentemente detto, fossimo più consapevoli di noi stessi, momento per momento, allora capiremmo quando abbiamo bisogno di riposarci e quando no e sapremo anche dirigere la nostra attenzione in maniera consapevole.

Potrebbe fornirci alcune tecniche di concentrazione semplici da applicare per migliorare le nostre performance di apprendimento?

Esistono alcune tecniche usate in vari training predisposti per aumentare la consapevolezza, queste implicano sempre il concentrarsi sul momento presente, iniziando da esercizi semplici per arrivare ad alcuni più complessi. Ad esempio, mentre si cammina per strada proviamo a fare attenzione al vento o al calore del sole sulla pelle, cercando di capire qual è il vero effetto che tali elementi atmosferici provocano su di noi. Il vento è fastidioso, oppure dolce che accarezza la pelle? Il sole ci riscalda? Quale parte del corpo ci riscalda? Concentriamoci sul calore che percepiamo facendo in modo che l’attenzione del momento presente sia tutta rivolta sul nostro proprio corpo. Stessa strategia è possibile utilizzare col cibo. Per continuare con gli esempi possiamo dire che sarebbe utile inizialmente, scegliere un pasto della giornata da poter consumare senza fretta, prestando un’attenzione consapevole crescente ad ogni boccone di cibo che portiamo alla bocca. Si impara così a mangiare consapevolmente. Spostando tutta l’attenzione sulle sensazioni del cibo andiamo in ipnosi, non siamo più attenti ad ogni stimolo circostante, ma rimaniamo nel qui ed ora col nostro corpo. Tutti questi esercizi possono essere fatti con qualsiasi azione, come lavarsi i denti, fare la doccia, ascoltare il respiro prima di addormentarsi ecc. Se praticati quotidianamente, anche per pochi minuti, apportano enormi benefici. Sarà sorprendente scoprire come azioni routinarie si colorino di nuove sfaccettature, come il nostro corpo possa regalarci sensazioni nuove, sconosciute prima, e come la nostra mente diventi sempre più reattiva, capace di percepire nuovi stimoli e acquisire nuove informazioni.