L’ortica va raccolta in un luogo selvatico, non vicino a discariche, o a canali di raccolta di campi coltivati: selezionate attentamente le piante, che siano di aspetto sano, di colore verde intenso, controllando che le foglie non siano aggredite da parassiti, che sotto il margine fogliare inferiore non ci siano uova di insetti, macchie di muffe o altro.

È consigliata la raccolta in fasi di luna crescente, così che la linfa della pianta, il succo vitale ( in termini ayurvedici il rasa) sia più concentrato verso le sommità, nell’apparato fogliare. Utilizzate solo le foglie, il fusto fibroso è intrattabile, a meno che non vogliate cimentarvi in esperimenti di filatura al telaio, ottenendo un'ottima fibra tessile vegetale, molto resistente, ma adatta anche per filati sottili e morbidi come la mussola di ortica. Il fusto cavo delle fibre ha proprietà termoregolatrici secondo come viene attorcigliata: più stretta è ed è simile al cotone, meno pressata e lasciando più aria protegge dal freddo come la lana. Questo utilizzo tessile ha origini antiche: Oetzi, l’uomo del Similaun di 5000 anni fa, ritrovato sulle montagne della val Senales, aveva abiti fatti di fibra di ortica, per arrivare fino al confezionamento delle divise dei soldati dell’armata di Napoleone Bonaparte.

Non fate passare troppo tempo dalla raccolta all’utilizzo della pianta: il prana, l’energia vitale, la vis medicatrix naturae, tende a disperdersi e a diluirsi in tempi rapidi, ma noterete che basterà immergerla nell’acqua e riprenderà rapidamente tono e vitalità. Lavatela bene con acqua, bicarbonato e succo di limone. Quando sono pronte, potete sottoporre le foglie d un paziente lavoro di pestello e mortaio per estrarne il succo (se siete dei tradizionalisti e con tanto tempo a disposizione) altrimenti ricorrete ai funzionali elettrodomestici frullandole in acqua minerale, filtrate e schiacciate bene la poltiglia (uno schiaccia patate è il giusto attrezzo). Oppure con una centrifuga, o ancor meglio con un estrattore, che ci darà una ottima resa, estraete il succo, il sangue vegetale dal bellissimo colore verde che si potrà conservare in frigorifero, in bottiglia ben chiusa, per 7/10 giorni. Se volete creare un alcolato, una preparazione che non segue le precise norme di una tintura madre, ma un composto generico a base alcolica con una parte vegetale, diluite il succo in grappa, alcool alimentare o similari (così si conserva anche per un mese e più). Utilizzate un cucchiaino al mattino in acqua o durante la giornata come una cura alla clorofilla con azione tonificante, depurativa, alcalinizzante, antiossidante, remineralizzante (potassio, magnesio, silicio, ferro).

Potete assumerla anche con succo di limone (o agrumi) per beneficiare della sinergia con la vitamina C che favorisce l’assimilazione del ferro e come cura ricostituente per incrementare il numero dei globuli rossi (l'azione è pari a quella dei noti spinaci). Le ricerche effettuate confermano l’incremento del tasso emoglobinico e degli eritrociti. Le foglie frantumate rimaste dall'estrazione possono essere riciclate come integrazione nelle insalate, come farcitura nell’impasto di pizze, pane, biscotti, focacce, nelle zuppe di cereali e legumi, o ancora, potete preparare un acetolito da condimento lasciandole macerare in un buon aceto biologico il tempo che desiderate.

La cura primaverile con le ortiche era un classico delle tradizioni delle campagne come rimedio naturale per curare l’artrosi e depurare l’intero organismo. Si conosceva anche un'applicazione coraggiosa tramite la fustigazione diretta sulle parti doloranti. Se volete sottoporre i vostri bulbi capilliferi a un'ottima cura rinforzante, il succo fresco di ortica è tra i migliori rimedi naturali, questa è la ricetta: succo fresco di ortica, alcool (consigliato l’alcool di grano biologico, l’acqua contenuta naturalmente nel succo di ortica e i successivi ingredienti abbasseranno la gradazione alcolica di partenza), decotto concentrato di timo e/o rosmarino, eventuale aggiunta di acque aromatiche di lavanda, rosmarino, salvia, alloro.

Un'azione potenziante è sciogliere prima nell’alcool alcuni o.e.( gli oli essenziali non si diluiscono in componenti acquosi) di timo ( piccole quantità) rosmarino, zenzero, lavanda ecc. Le rimanenze delle estrazioni sono un ottimo concime per piante o come mangime per animali domestici (l’uso di arricchire i pastoni degli animali con l’ortica era una prassi comune nelle campagne di un tempo). Un'analisi dei componenti ci fa comprendere le proprietà nutritive di questa pianta: nelle foglie è contenuto azoto dal 3 al 4 % e proteine nel 5-6% di cui più del 70% assimilabili (tutti gli aminoacidi essenziali) e numerosi composti, tra cui acidi organici (formico, gallico, fenolico e silicico), sostanze vasoattive e proinfiammatorie (tra cui istamina e acetilcolina), flavonoidi (rutina, isoquercitrina, isoramnetina e canferolo), olio essenziale, carotene, sostanze tanniche, steroli (beta-sitosterolo, stigmasterolo e campesterolo), lignani, tracce di vitamine C, A, B2 e K, potassio, silicio, ferro, calcio, magnesio, rame e manganese. I semi contengono acidi grassi insaturi, in particolare acido linoleico (classe omega 6).

Gli antichi testi erboristici sottolineavano che l’ortica “stimolasse l’azione di Venere”: Dioscoride (1° sec) indicava la decozione dei semi di ortica nel vino come afrodisiaco; anche Ovidio ricorda di averla utilizzata come filtro d’amore. Nel 1500, Castore Durante nel suo Herbario Novo cita: “le frondi delle ortiche, cotte in vino e bevute, provocano l’urina, purgano i lombi, e eccitano Venere… e il seme bevuto con vino passo muove la lussuria”. Se volete provate una ricetta afrodisiaca casalinga, ma non per questo meno stimolante, combinate il succo di ortica e di zenzero freschi con miele, eventualmente accompagnandola con un buon vino dolce (il vino “passo” citato). Potremmo battezzarla come la bevanda tonica di Dioscoride (in onore di questo grande medico dell’antichità) e dato l’ambito potremmo affermare che il “verde” dell’ortica è meno pericoloso di altre compresse di colore “azzurro” più note. Attenzione: l’ortica non è semplice vegetale, ma una comprovata pianta officinale, pertanto è controindicata per chi è afflitto da edemi per limitata funzionalità renale e cardiaca, per l’azione emenagoga non è consigliata in gravidanza, successivamente, per supportare le anemie della neo-mamma si potrà usare il suo succo con miele insieme al fieno greco (Trigonella foenum graecum) altra pianta tonica, galattogena, nutritiva e ricca di ferro.

Ecco alcune citazioni sull'ortica dal libro di Renzo Baschera La bibbia della salute: …i prati dei castelli e dei monasteri avevano infatti un angolo riservato alle ortiche, che crescevano spontaneamente e che in determinati periodi dell’anno venivano tagliate, così da avere sempre piante giovani e vigorose. Nel recinto delle ortiche gli animali non potevano accedere, né dovevano crescervi delle erbacce. In primavera s’iniziavano a raccogliere le punte, che venivano apprezzate in cucina. Si facevano bollire con le “verdure dei prati”, poi si mangiava la verdura cotta e si beveva il brodo. Le punte delle ortiche, una volta cotte venivano anche usate per fare “dei pasticci con formaggi molli” che si consigliavano ai gottosi e a coloro che soffrivano di dolori reumatici. In primavera e in estate si consumavano sempre ortiche cotte, perché si riteneva che la pianta avesse buone qualità depurative. E come consigliava Pietro Clerico: “il sangue va lavato”.

L’ortica veniva poi particolarmente consiglia “a coloro che avevano le orine dolci”, cioè ai diabetici, consiglio che anche oggi va apprezzato perché le ortiche sono ipoglicemizzanti. Nella cura del giardino e dell’orto la presenza di questa pianta incrementa il contenuto di oli essenziali in diverse piante aromatiche: maggiorana, origano, menta, angelica e altre, inoltre, il macerato di ortica, che si ottiene lasciando fermentare al sole le foglie immerse nell'acqua (proporzione 1:10: un chilo di ortica – 10 litri di acqua) è particolarmente indicato per stimolare la crescita delle piante. L’ortica nel giardino favorirà la presenza della Vanessa (Vanessa o Occhio di pavone, una nota e colorata farfalla) che deve il suo nome da una sacerdotessa di Giunone di leggendaria bellezza: i bruchi della farfalla si nutrono delle foglie di questa pianta. Un’ultima, antica applicazione che riportiamo a titolo di curiosità: l’ortica tenuta nell’orina del malato era considerata un test diagnostico: se si manteneva verde era di buon auspicio per la salute, al contrario, se perdeva il suo colore la prognosi era infausta per gran pericolo o addirittura di morte.