Quante volte avete provato la brutta sensazione di ascoltare qualcuno che vi sta parlando o di parlare con qualcuno e di rendervi immediatamente conto dal suo comportamento che vi sta mentendo? Sono certo che non basterebbero le dita delle mani per contarle.

Incroci di sguardi magistralmente evitati ogni volta, espressioni di gioia o stupore che si rivelano falsi sul nascere per l’assurdo tono della voce o per il livello di decibel eccessivo o per la mimica facciale fuori luogo che ricorda l’espressionismo tedesco.

La cosa più terrificante per me è il constatare quanto quella persona sia convinta che tu non te ne accorga e che quindi possa prenderti in giro in eterno con il linguaggio verbale senza essere mai “scoperta”. Inutile dirvi che grazie alla mia creatività, immagino di poter far sparire il mio interlocutore con uno schiocco delle dita. Poi mi calmo, respiro e trovo la chiave giusta per chiudere con diplomazia la conversazione ed economizzare tempo e risorse utili a dedicarmi alla ricerca di dialoghi più sinceri.

Ve lo confesso, oramai non ho più peli sulla lingua e interagisco alla stessa maniera con tutti e in qualunque ambiente. In generale dico in faccia la verità, senza mezzi termini, ma cercando una formula ironica e digeribile per tutti. Sono momenti di disagio sociale, emotivo e comunicativo come questi che mi spingono alla ricerca. Mi chiedo come reagisce la gente a queste situazioni?

Dalla mia personale analisi emerge che quando abbiamo di fronte una persona influente e utile per la nostra vita personale o professionale, in automatico, come se apparisse magicamente dall’alto, indossiamo una maschera di convenienza che accetta il compromesso della falsità per raggiungere degli obiettivi precisi e quindi funzionale a non ledere queste “importanti” relazioni. Vi confesso che da diversi anni sono stanco di queste dinamiche e non indosso più quelle maschere… In realtà semplicemente non sono più capace di stare di fronte alla falsità senza reagire. Soffro tremendamente e sento l’esigenza di cambiare aria. Perché mai dovrei perdere il mio preziosissimo tempo con persone che non sono sincere con me e che stanno recitando solamente un ruolo di formalità con degli scopi precisi?

Certo, questo comportamento franco e onesto crea delle difficoltà e reazioni d’urto non sempre piacevoli. La cosa triste è che non siamo più abituati alla verità. Non sappiamo più riconoscere cosa è vero e cosa è finto e basterebbe osservare come molte donne non credano più a un semplice complimento fatto con il cuore da un uomo perché deve esserci uno scopo dietro. Una società fatta di persone che hanno poca autostima, che non conoscono l’empatia e non si fidano di nessuno, mi spaventa.

Sicuramente le nuove tecnologie hanno stravolto il nostro modo di comunicare e hanno potenziato questo processo di “disumanizzazione”. Alla luce di tutto questo, ponendo sulla bilancia i pro e i contro della scelta di essere sempre sinceri, credo che ne valga decisamente la pena! Non è casuale che mi trovi perfettamente in sintonia con persone schiette e forti, prediligo chi ama il confronto frontale, alla pari, senza tanti fronzoli e che non si spaventa a dire la verità in faccia. Ma come si fa a comprendere se qualcuno sta mentendo o meno?

Gli occhi, non a caso considerati la voce dell’anima, sono uno dei parametri per comprendere la veridicità di quello che si sta dicendo. Validissimi studiosi di tutto il mondo hanno dimostrato l’importanza del viso nell’esprimere chiaramente emozioni e in particolare lo psicologo Paul Ekman scoprì come le micro espressioni facciali possono dare un contributo importante nel rivelare se una persona mente o meno. La sua vita ha ispirato anche la serie TV statunitense di successo Lie To me dove il protagonista esperto di body language mette a servizio della giustizia il suo sapere. Non stupisce che a seguito di questi studi scientifici, l’FBI e la polizia anticrimine internazionale abbiano sostituito la macchina della verità con esperti di comunicazione non verbale durante gli interrogatori più complessi.

Dopo anni di approfondimento e studio sulla materia, devo ammettere che forse ho affinato anche il mio sguardo e la mia sensibilità nel leggere le emozioni altrui e la comunicazione tramite il corpo. A volte mi sento come Cal Lightman, il protagonista della serie Tv che sa di avere una sorta di super-potere che ti fa leggere ovunque e in modo chiaro messaggi che altri fanno fatica a interpretare e soprattutto che ti permette di distinguere ciò che è vero da quello che non lo è. Spesso questa dote può risultare un’arma a doppio taglio e complica molto il lavoro di accettazione e integrazione in ambienti dove la falsità potrebbe essere venduta al chilo.

A mio parere, oltre all’elemento visivo, volto alla lettura di questo codice comportamentale, un altro aspetto fondamentale per la comprensione della verità è quello sensoriale. Alcuni potrebbero definirlo “Il sesto senso” per altri si tratterebbe di “intuito”, ma io parlo semplicemente di energia e sintonizzazione. Credo molto nell’energia umana connessa con quella cosmica e quando incontro una persona negativa o che può essere dannosa per la mia salute io lo “sento”. Una strana sensazione di pesantezza e dolore parte dallo stomaco e si estende in tutto il corpo fino all’epidermide.

Questa prospettiva di osservazione sposta l’analisi delle emozioni dal piano fisico-comportamentale al mondo del sentire che va oltre il limite del corpo. Se lo dovessi descrivere visivamente, immagino gli esseri umani avvolti da una bolla trasparente e immateriale che può essere di energia positiva o negativa. Ovviamente tra bolle dello stesso segno ci si riconosce. Spesso mi capita di incontrare persone mai viste con le quali, in un batter d’occhio, mi connetto fluidamente instaurando un dialogo puro ed emotivo che magari non sono mai riuscito a instaurare neanche con persone a me molto vicine, che mi hanno visto addirittura nascere, come ad esempio mio padre. Capirsi e sintonizzarsi credo che sia un’aspetto fondamentale per ogni forma di relazione interpersonale e penso che purtroppo non venga ancora dato il giusto peso a questo aspetto umano e sociale.

In ogni caso, se vi dovesse capitare un giorno di incontrarmi, ricordate di non mentirmi, ditemi tutto quello che pensate veramente: che il mio film vi fa schifo, che il mio spettacolo non funziona o che mi puzza l’alito o semplicemente che mentre vi sto parlando è fuoriuscita dal mio naso una mostruosa caccola che ha distratto totalmente la vostra attenzione e non riuscite più a seguirmi. Vi prego ditemelo! Anche perché mi sarò già accorto della vostra distrazione e mi eviterete di perder tempo nel cercare di capire cosa ho in faccia e perché i vostri occhi vadano sempre in quella direzione! Apprezzerò di certo la vostra sincerità e rischieremo di diventare buoni amici.