Siamo partiti dalla casa dell’infanzia, dalla ripresa del passato (vedi “La casa e gli antenati”), abbiamo esplorato terreni già vissuti, abbiamo calpestato a piedi nudi le piastrelle del pavimento di cucina, abbiamo sentito gli scricchiolii del parquet, abbiamo rivisto fotografie ingiallite, ritratti con cornici importanti, abbiamo sentito i racconti dei nostri antenati.

Adesso siamo qui. Ora partiamo dalla casa del presente, della casa in cui abitiamo, poi guardiamo avanti. Adesso si parte, adesso si allacciano le cinture e si parte davvero. Forzare la mente a guardare avanti è essenziale, è un procedimento indispensabile non soltanto nella psicoterapia, ma nella vita. Spingere la mente in avanti, incoraggiare lo sguardo a volgersi al futuro serve per respirare, per vivere, per fare scelte, per orientarsi. Serve per capire che cosa vogliamo veramente. Qual è il nostro posto nel mondo, quale la nostra “missione”?

Questa è la domanda centrale. È essenziale capire per che cosa siamo venuti al mondo, quale compito siamo portati a svolgere, quale obiettivo perseguire. Obiettivi insiti in noi, funzioni che in noi si sono incarnate, che premono per venire allo scoperto, per emergere. Studiamo le coincidenze della nostra vita, gli eventi centrali, spesso nati in maniera fortuita. Studiamo quei piccoli particolari che ci hanno condotti a fare quello che abbiamo fatto, apriamoci liberamente alle possibilità future, lasciamo che si compiano altri eventi, apparentemente fortuiti, che disegneranno in noi altri percorsi, che indicheranno altre strade da percorrere, altre persone da incontrare.

Guardiamo a quello che vogliamo produrre, lasciare, fare per chi verrà dopo di noi. Guardiamo avanti. Quali sono i nostri discendenti? Non mi riferisco soltanto ai figli, ma a tutte le azioni che abbiamo fatto, a quello che rimarrà, a quello che lasceremo. Tutti quanti siamo chiamati a lasciare un segno, un messaggio, un prodotto per chi verrà dopo. Abbiamo infatti una funzione specifica, un compito ben preciso, esiste un motivo per cui siamo qui. La nostra funzione, in rapporto alla discendenza, personale e sociale, è in stretta correlazione con il concetto di “attitudine”.

L’attitudine è quella particolare propensione che ciascuno di noi ha, anche se non sempre ne è consapevole, e che lo orienta nel mondo. Si tratta di una particolare propensione, una strada preferenziale, che permette di fare le cose verso cui si è portati, con piacere, con un risultato ottimale e con una relativa facilità. Diventa fondamentale conoscere le proprie attitudini, per comprendere quale strada sia per noi preferenziale, ottimale, quale percorso possa diventare terreno fertile per sviluppi futuri, per risultati utili al mondo che verrà dopo di noi.

La prima cosa da tenere in considerazione, guardando al futuro del nostro mondo, è il principio del “Primum non nocere”, assioma centrale della pratica medica, che tuttavia possiamo considerare anche come una sorta di monito che ci ricorda di non arrecare danno, di avere sempre attenzione, cura e rispetto verso il mondo. L’attenzione e il rispetto del mondo in cui viviamo deve infatti proseguire nel futuro, attraverso un più generale rispetto verso il pianeta, che lasciamo alle generazioni che verranno.

Quindi, con una grande attenzione a non arrecare danno nell’espressione di noi stessi… apriamo la nostra mente, la nostra fantasia, i nostri desideri. Apriamo la nostra mente e guardiamo oltre.