Quando uno vive pienamente, così fanno gli altri.

L’amore sarà la medicina fondamentale.
Tu sarai il suo miracolo.

(Clarissa P. Estés)

Mia nonna parlava con i fiori, con gli alberi e con le piante in genere, e mi assicurava che questo li faceva crescere ancora più belli e vigorosi. Io non ho mai messo in dubbio la sua affermazione. Una sorta di cieca fiducia mi legava alle sue parole e me ne ha fatto innamorare fin da subito. Poi, la saggezza del tempo e le scienze le hanno dato ragione ma questo non mi ha spostato: per me è sempre stato vero. Del resto nonna sapeva raccontare le storie e amava farlo mentre svolgeva le sue attività quotidiane, intessendo le sue azioni di parole e sguardi talvolta carezzevoli, altre volte severi.

Oggi credo che fosse il suo modo di dare risposta alle tante domande che affollavano la mia mente di bambina curiosa, perché alle questioni esistenziali, specie se riguardano il cuore e l’anima, il più delle volte si risponde raccontando una storia. Ma una storia, si sa, ne porta spesso in serbo un’altra e un’altra ancora. Come i sogni notturni, le storie spesso ricorrono al linguaggio simbolico e puntano dritto all’anima di chi le ascolta. In virtù di ciò, le storie possono alleggerire il cuore, insegnare, rischiarare l’oscurità e rimarginare le ferite.

Nella mia famiglia, spesso durante un pranzo a base di pane fresco, pomodori e melanzane dell’orto, i vecchi sollecitavano i giovani a intessere racconti, poesie, brevi aneddoti che prendevano spunto dalla nostra quotidianità, in una bonaria competizione che accendeva gli animi di noi bambini e ci chiamava a raccolta in un gioco di parole, immagini e improbabili filastrocche.

Molti anni dopo ho cercato a mio modo di mantenere viva la tradizione, proponendo anche a mia figlia un esercizio simile. Ne è nata una creatura ghiotta di racconti, inzuppata di miti e leggende, che ancora oggi che è adolescente, coltiva questo amore dilettandosi nello scrivere storie sul suo quaderno segreto.

Che la vostra sia una vecchia famiglia, una nuova famiglia o una famiglia sul nascere, che voi siate amici o amanti, ricordate sempre che sono le esperienze condivise e le storie che poi su tali esperienze vengono narrate a creare i legami. Non ci sono modi giusti o sbagliati per raccontare le storie. A volte vi scorderete l’inizio, altre volte tentennerete sul finale ma sempre un raggio di sole attraverso la finestra potrà rallegrare il cuore e alleggerirvi da qualche inciampo e con voi chi vi ascolta e partecipa del viaggio immaginario.

Allora blandite i vecchi bisbetici facendovi raccontare i loro racconti più belli. Chiedete ai piccoli quali sono stati i loro momenti più felici. Date ai vecchi la parola. Girate attorno al cerchio, accucciatevi su una sedia impagliata nell’aia di un contadino. Spingete con grazia gli introversi ad aprirsi. A tutti fate domande. Coltivate la curiosità gioiosa che abita gli incontri. Lasciatevi scaldare dal calore umano che sprigiona l’incrociare un’altra persona, sostenuti dal cerchio di storie che andrete creando.

A noi non è dato di vivere in eterno ma alle storie sì. Fintanto che ci sarà una persona capace di raccontare una storia, le forze dell’amore, della generosità e della condivisione verranno tenute in vita e con loro il senso stesso del nostro breve passaggio sulla terra. Il giorno in cui moriremo, ciò che potrà fare la differenza non sarà con quanta cura abbiamo spolverato le crepe di un marciapiede, bensì con quanta profondità abbiamo deciso di vivere. Vedete, quando una persona vive pienamente la propria vita, anche chi le sta intorno “prende fuoco”, si accende, arde di vita. Nonostante le ferite, le convinzioni autolimitanti, la sfiducia coltivata per anni, se una persona riesce a superare tutto questo e a vivere pienamente la propria esistenza, realizzando lo scopo per cui è qua, permetterà anche agli altri di farlo, come in una catena virtuosa di progressiva e inesorabile liberazione dai condizionamenti di una vita vissuta al largo da se stessi e dall’amore.

Vivere per ispirare gli altri, ricordandosi di coltivare il proprio fuoco interiore: io credo sia questo che mia nonna voleva dirmi quando parlava alle piante. Perché quando uno vive pienamente, così fanno gli altri.