La società sta attraversando un periodo particolare, caratterizzato da una forte incertezza e da un profondo timore per il futuro. L’incertezza e la paura – quest’ultima forse determinata dall’incertezza stessa - portano le persone a mettere in atto comportamenti curiosi, talvolta all’apparenza perfino bizzarri.

I fenomeni sociali sono oggi difficilmente prevedibili, perché difficilmente comprensibili. Difficile capire le logiche di acquisto, per esempio, ma anche le scelte politiche, o più in generale le opinioni circa gli avvenimenti e le notizie di cronaca, le difese “a spada tratta” per una parte piuttosto che per un’altra, con successivi quanto repentini cambi di posizione, di opinione, in un’altalena che sorprende, sbalordisce, generando a sua volta ancora più confusione.

In tale contesto, diventa molto difficile comprendere la strada che si sta intraprendendo, fare una previsione di massima dei fenomeni sociali. Quello che è certo, però, è che questo clima è conseguenza, ma anche a sua volta causa, di una tristezza di fondo, diffusa. Le persone faticano ad essere stabili, coerenti, inevitabilmente perdono i parametri, i punti fermi, in ultima analisi faticano ad essere felici. La sofferenza e l’abbassamento del tono dell’umore sono molto diffusi e pervasivi, trasversalmente alle classi sociali, culturali ed economiche.

Con l’avvicinarsi del periodo natalizio, poi, chi non ha ancoraggi saldi, chi non può giovarsi di una sua personale coerenza interna, vive una difficoltà maggiore, in quanto questo periodo è la festa della gioia per eccellenza e la mancata adesione ai parametri e agli standard genera sofferenza in chi non riesce ad avere una pace interiore. Chi non è capace di bastarsi da solo sente l’arrivo di bisogni di accudimento, di calore, di bisogni profondi ma anche di superficie, spesso indotti dall’esterno.

Mi permetto di suggerire qui una piccola tecnica, che non vuole avere la pretesa di essere risolutiva, ma che presenta un carattere ludico che ben s’intona con lo spirito di gioia tipico dei bambini a Natale. L’ho chiamata “la tecnica delle piccole cose”. Eccola.

Inizia a pensare di entrare in un mondo fatto di piccole cose, molto piccole, talmente piccole da sembrare quasi indifferenti. Inizia a guardarti intorno, ad osservare questo mondo fatto di piccole cose: il mouse sulla tua scrivania, il filo del mouse, l’orologio lì vicino, e poi giù quel foglietto di carta appallottolato nel cestino, il vimini intrecciato del cestino stesso, e quel numero piccolo piccolo sul tesserino sanitario, che cosa vorrà dire, il mescolarsi dei colori sul cuscino, colori che s’intersecano tra di loro per costituire nuovi colori, e quel filo lì che esce, forse tirato via dal gatto…

E così via. Stando fermi, muovendo soltanto il tuo sguardo, osserva il piccolo grande mondo intorno a te. Un mondo che diventa grande ma che alla base è tutto fatto di cose piccole, talvolta piccolissime. Ogni cosa piccola è carica di personalità, di significato, di “anima”, di vita. Ogni cosa ha qualcosa da dirci, ha fatto qualcosa per noi, collabora, nel suo piccolo, alla nostra esistenza, quella di tutti i giorni.

Guardare le piccole cose fa acquistare in maniera sottile, quasi impercettibile, una vitalità interna, un piacere per il mondo e per la vita. Fa crescere in noi un senso di rispetto per il mondo, un bisogno di tenere tutto bene, in ordine, a posto. Tutto a posto, come noi stessi, come il mondo “macro” là fuori.

Questa tecnica porta un senso di pace, di chiarezza, di stabilità, diventando pian piano un ottimo antidoto contro la tristezza.