Abbiamo già spiegato come un lampo di luce possa generare una vita. Anche nei Libri Sacri si afferma che “in principio era la luce”, mentre, secondo la scienza, l’Universo ebbe origine dal Big-Bang, un immane, gigantesco, colossale scoppio iniziale. Naturalmente si tratta solo di ipotesi e congetture, ma mi piace immaginare l’uomo come un Essere di luce generato da una vibrazione dell’Universo. La cellula madre, del resto, rammenta proprio l’Universo che dà vita alla vita, creando una perfetta simmetria delle cose. E proprio da questa luce immortale si genera la morula, quella prima forma di embrione dove le cellule possiedono ancora lo stato “totipotente”, cioè in grado di sviluppare tutti i tipi di cellule e, quindi, l’intero organismo. Bisogna attendere la sesta settimana di gestazione affinché le cellule inizino a diventare “pluripotenti”, ossia in grado di generare diversi tipi di cellule mature o specializzate. Successivamente, nel corso dello sviluppo dell’embrione, si giunge allo stadio di cellule “multipotenti”, che si trovano sia nel feto ormai prossimo al completamento sia nell’uomo adulto. Il processo biologico di formazione conduce poi l’embrione ad essere costituito da cellule “unipotenti”, che danno origine a un solo tipo di cellula specializzata o matura. Insomma è davvero straordinario che, da cellule immature e non specificamente programmate, derivino tutte le cellule specializzate che compongono gli organi. E in questo processo, esse conservano sempre la capacità di autorigenerazione, ma si trovano in uno stato di “pronta letargia”, inattive fino a quando non è necessario che intervengano. Come quando avviene la rigenerazione della pelle: essa cambia continuamente, per cui davvero nessuno può essere uguale a com’era nel passato, bastano soli sette anni perché avvenga un ciclo di rinnovamento completo di tutte le cellule epidermiche. Esattamente come scriveva il nostro Eraclito: “Nessun uomo può bagnarsi nello stesso fiume per due volte, perché né l’uomo né le acque del fiume sono gli stessi”.

Aveva ragione, siamo sempre diversi un istante dopo l’altro e anche l’acqua che scorre è sempre nuova. Eppure, nell’organismo di ogni uomo si preservano anche particolari sacche di cellule - le cellule staminali - che mantengono lo stato indifferenziato, come fossero dormienti, poi, improvvisamente possono diventare attive attraverso degli stimoli esterni arrivando a specializzarsi molto velocemente. Accade quando è necessario intervenire, per esempio, nel caso di tessuti danneggiati da malattie o assicurare il ricambio tissutale fisiologico. Come avviene questo risveglio delle cellule immature che corrono in soccorso laddove c’è bisogno? Attraverso segnali chimici che si definiscono “molecole segnale”. Oppure per via ‘elettromagnetica’, mettendo in allarme il sistema chimico, che interviene per ripristinare la parte danneggiata sulla base delle informazioni ricevute. Quali dati occorrono? Bisogna avere informazioni molteplici, sapere quanto è profonda la lesione, quanto è ampia, quanto è diffusa la parte danneggiata, quanto tempo occorre per attuare la riparazione e quando questa riparazione deve avere termine. Supponiamo che nel corpo fisico ci sia una ferita, nei bordi di questa si attua una trasmissione che attiva la catena morfogenetica specifica per quel tipo di intervento di guarigione. Si tratta di una sorta di migrazione di cellule verso il punto che genera emissione di elettroni. Le cellule sono elementi chimici ma possiedono anche un’anima che vibra e questa impercettibile vibrazione arriva dovunque: potremmo chiamare quest’anima DNA, quella doppia elica contenente tutte le informazioni genetiche che rendono ogni essere umano unico e irripetibile. Si nasce con un DNA che è la somma di una parte della catena genetica di entrambi i genitori, l’unione di questi geni crea il nuovo DNA, carico di informazioni che determineranno le nostre caratteristiche e unicità.

Secondo gli scienziati sembra che meno del 3% del DNA sia la porzione genetica responsabile della parte vitale del nostro esistere. Il restante 97% è stato etichettato come “DNA spazzatura”: ma siccome non si ha chiarezza di quale sia la funzione della maggior parte del DNA, mi pare azzardato ritenere sia inutile, superflua, di scarto. Ci sono anche scienziati, come Gianpiero Abate, che sostengono altre ipotesi. In natura, ogni cosa che è stata creata ha per forza un senso e anche se non produce proteine questo DNA, denominato di scarto, di certo serve a qualcosa. Senza voler entrare nel merito delle ultime ricerche scientifiche che stanno iniziando a fornire risposte sul senso di questo DNA, sono convinto che non esista una parte di noi inutile, nemmeno il DNA situato nel cuore della cellula può sfuggire a questa teoria. Sono certo che questa porzione di DNA sia anche una stazione cosmica, un’antenna ricevente che ha acquisito le informazioni pervenute dai genitori e dagli antenati, ma anche le informazioni giunte dall’Intelligenza cosmica e le ha trasformate in tutte le forme biochimiche che occorrono alla vita.

Il vero limite dell’uomo deriva dal fatto che, nella mente e nei modelli che vi sono stati trasferiti, esiste un programma che gli impedisce di credersi un essere divino, gli vieta di risvegliare questa sua parte, attraverso la quale potrebbe riattivare tutte le sue innate capacità di autoguarigione. Sembra che, al di fuori di quanto finora riconosciuto dal mondo scientifico accademico, non sia possibile riprogrammare il nostro DNA. Sarebbe come dire “una emozione esiste solo se è ascrivibile e ripetibile”. Bisogna iniziare a porre le basi per un autentico cambio di paradigma: favorire il passaggio culturale da un modello conservatore, atomista, meccanicista e illuminista, verso un modello che si coniughi meglio con una nuova dimensione, in cui le regole siano dettate da concetti di integrazione, olismo, culto del divino, mancanza di logica mercantile. Il primo passo da fare consiste nel cambiare l’ordinario intendimento degli eventi. E come si può fare questa trasformazione? È possibile, anzi auspicabile, passare dalla coercizione del negativo all’enfasi del positivo, vale a dire che piuttosto che utilizzare delle locuzioni come “non voglio morire”, “non voglio invecchiare”, sarebbe bene esprimersi con frasi come “voglio vivere bene”, “voglio mantenermi in salute”, ecc. Occorre essere capaci di cancellare il programma in cui si colloca la vecchia credenza e riprogrammare questa nuova strategia, in grado di creare e installare un modello più evoluto, che sia al di là del bene e del male, oltre la dialettica di giusto o sbagliato, positivo e negativo e altri dualismi: il suo unico obiettivo dovrebbe essere la spinta verso la guarigione dalla precedente condizione di sofferenza. Il corpo fisico è immerso e circondato da una vibrazione, una vibrazione elettromagnetica con la quale invia informazioni a ogni livello dell’esistere. È possibile cambiare questa vibrazione per attivare ogni cellula verso la guarigione, il benessere e la felicità, sia nel proprio mondo interiore, sia influenzando anche il mondo esterno con cui ci si confronta. Trasformando la propria energia interna, si possono modificare gli accadimenti, si diventa in grado di cambiare la realtà esterna, di attrarre il proprio benessere piuttosto che la propria sofferenza.

Occorrerebbe semplicemente essere consapevoli che in noi esiste già ogni forma di benessere. E partendo dalla vibrazione del pensiero positivo, si arriva a plasmare il mondo come attori, piuttosto che trovarlo già pronto come spettatori, sapendo che conviene guardare al bicchiere mezzo pieno, piuttosto che a quello mezzo vuoto. Così il bicchiere risulterà sempre pieno perché, anche quando non sembra tale, l’altra parte che non si vede è pur sempre un elemento energetico invisibile, come l’aria o come l’energia, che in qualche modo riempie ciò che manca, di qualche altra sostanza. È proprio davanti alla consapevolezza che tutto è energia, che bisogna attivarsi per mantenere tale energia in perfetto equilibrio e opportunamente gestita. Abbiamo il potere, pertanto, di indirizzare e direzionare le in-forma-azioni e questo accade quando l’azione del nostro pensiero diventa la giusta forma e crea la nuova dimensione.

Nella kinesiologia applicata, si cerca di giungere proprio a questo obiettivo, in modo da riprogrammare la memoria cellulare, fare reset, quando il sistema è in tilt, dando nuove informazioni al sistema. Si opera attraverso un’attenta analisi a partire dalla storia clinica del paziente, dal test kinesiologico, dalla storia personale, dall’individuazione dei suoi traumi, dalla sua alimentazione, dai segnali che l’energia invia al suo corpo fisico. L’obiettivo è quello di eliminare le frequenze nocive che sono giunte da più fonti, a partire dello stress quotidiano, per finire all’alimentazione intossicante e incompatibile con il paziente. E sull’alimentazione occorre davvero attuare un lavoro molto scrupoloso, perché fra gli elementi che maggiormente possono allungare la vita ci sono proprio i telomeri. Di che cosa si tratta?

I telomeri sono sequenze di DNA situate nella parte finale dei cromosomi: hanno la funzione di mantenere integro il DNA e di consentire la divisione cellulare. Infatti, man mano che avviene tale divisione, i telomeri diventano sempre più corti e sottili e questo processo prosegue fino a quando la cellula non può più riprodursi, a quel momento, cioè, in cui la cellula muore. Se i telomeri si mantengono forti e in buono stato, è possibile allungare la prospettiva di vita delle nostre cellule e, quindi, dell’organismo intero. È stato sperimentato che una buona alimentazione contribuisce a mantenerli in ottimo stato. Ecco perché nel percorso di “dare vita agli anni e anni alla vita”, diventa fondamentale anche comprendere quali cibi siano bioenergeticamente compatibili con ognuno di noi. Siamo tutti uguali ma nessuno è identico all’altro. Ciò significa che, anche quello che mangiamo, non è detto vada bene per tutti. Anche quando si utilizzano degli integratori specifici anti-age, occorre selezionarli con questo stesso criterio in modo che possano davvero contribuire ad aumentare la longevità.

Non siamo arrivati a dire che l’uomo è immortale, ma possiamo affermare che è possibile agire sul benessere di ogni uomo, cercando di ripristinare il suo stato di salute originario, di farlo riallineare con la sua parte divina e di rendergli il suo equilibrio, allungando in questo modo il suo tempo di vita.