Per quale motivo una donna, a parità di livello e di posizione, guadagna meno di un uomo?

Riuscireste a spiegare questo fatto sociale – dato di realtà inconfutabile, indipendentemente dal luogo o dall’ambito lavorativo – ad un bambino?

Secondo l’ONU, infatti, le donne guadagnano il 23% meno degli uomini. Dopo ogni nascita di un figlio, le donne perdono in media il 4% del loro stipendio rispetto a un uomo, mentre per il padre il reddito aumenta di circa il 6%.

"Non esiste un solo paese, né un solo settore in cui le donne abbiano gli stessi stipendi degli uomini", ha affermato il Consigliere delle Nazioni Unite, Anuradha Seth.

Le donne guadagnano meno in generale per diversi fattori:

  • lavorano meno ore retribuite;
  • operano in settori a basso reddito;
  • sono meno rappresentate nei livelli più alti delle aziende;
  • ricevono in media salari più bassi rispetto ai loro colleghi maschi per fare esattamente la stessa mansione.

Nel complesso, la stima fatta dall’ONU è che per ogni dollaro guadagnato da un uomo, una donna guadagna in media 77 centesimi.

Forza, allora, spiegate questo fatto ad un bambino. Spiegateglielo in maniera che ne capisca bene il motivo, che comprenda appieno la situazione e le ragioni profonde di questa disparità.

Ebbene, io credo che non si riesca a spiegare. Anzi, non soltanto non riusciamo noi stessi a trovarne una ragione ma, come per ogni forma di discriminazione, anche in questo caso davanti ad un’ingiustizia evidente risulta impossibile trovarne le ragioni.

Si erano dati molto da fare i nazisti a giustificare quella che consideravano la superiorità di una razza rispetto ad un’altra, visto che neppure di razze si può parlare.

Qualunque forma di superiorità di una popolazione o di un gruppo sociale rispetto ad un altro non ha ragion d’essere e non può essere affermata portando giustificazioni razionali ed oggettive.

Anzi, andiamo oltre, diciamola tutta.

Più ci pensiamo, più ci arrabbiamo. E non soltanto noi donne, credo che anche gli uomini non possano far altro che arrabbiarsi davanti ad un’ingiustizia di questa portata e così generale. Nel tempo, io ho trovato un escamotage, l’unico che mi permette di tollerare questa cosa: non devo pensarci troppo. Perché, se soltanto il pensiero si sofferma su questo tema, nuovamente mi trovo senza parole e senza ragioni.

Al di là di scrivere questo articolo, o di affrontare questo tema in qualche discussione, che cosa veramente posso fare per combattere una discriminazione?

Ho trovato la strada del valore, che ho voluto esprimere in maniera volutamente "cruda" con il titolo "La giusta paga".

Noi donne dobbiamo avere una chiara consapevolezza del nostro valore, ognuna di noi deve sapere e tenere bene a mente quanto vale. Ognuna di noi deve ricordarsi bene quanto vale anche quando si tratta di denaro.

Quanto vale il mio lavoro?

Noi dobbiamo chiedere di più. Il nostro lavoro deve avere una giusta paga, una giusta e adeguata retribuzione. Se al momento questo non avviene, non dobbiamo perderci d’animo, ma alzare la testa, stringere con la mano la nostra borsa, che è piena della consapevolezza del nostro valore e chiedere, anzi pretendere. Ognuna di noi sa quanto vale, quanta fatica ha fatto per ottenere un lavoro, per fare un figlio, per studiare, per laurearsi, per mandar giù i bocconi amari.

Non dimentichiamolo quando arriva il momento di chiedere un aumento o di alzare una tariffa.