In questi tempi drammatici che stanno vivendo l’Italia, l’Europa e il Mondo intero, dove ci rendiamo conto che il termine ‘pandemia’ sta minando le nostre sicurezze e la nostra centratura personale, ci interessa riflettere sugli effetti che il Coronavirus produrrà sul nostro sistema energetico e di conseguenza sul nostro sistema immunitario. Non ci interessa affrontare il tema delle indicazioni sanitarie per evitare il contagio, di questo si stanno occupando in modo esemplare gli organi sanitari e governativi preposti alla tutela della salute. L’emergenza determina la necessità di imporre delle misure restrittive della nostra libertà personale volte ad evitare il propagarsi dell’epidemia, regole importanti per tutelare la salute delle persone immunodepresse, più esposte alla malattia, una scelta indiscutibile naturalmente. Eppure si rischia di trascurare un fattore fondamentale che purtuttavia interferisce proprio con la tutela della salute di noi tutti.

L’allarmismo suscitato dai media determina in tutti noi uno stato di paura che si insinua nelle nostre personali esistenze, ne abbassa lo stato vitale, rendendo la quotidianità un’emergenza incessante come accade quando è in atto una guerra. Questo potrebbe compromettere proprio quel sistema immunitario che si vuole evitare di far entrare in contatto con il virus. Alcuni di noi mantengono una maggiore centratura perché hanno lavorato profondamente su se stessi e riescono ad essere lucidi e reattivi. Trovano delle attività da svolgere in casa distraendosi dal chiasso mediatico e non facendosene coinvolgere totalmente, ma ci sono gli anziani, quelli che versano in uno stato di malattia, gli ansiosi e i depressi che devono essere coadiuvati in questo momento che ne sta compromettendo le certezze acquisite.

Non stare attaccati tutto il giorno a nutrirsi delle notizie che suscitano paura è di certo il primo suggerimento che hanno già dato psichiatri di nota fama come Francesca Erica Poli e Raffaele Morelli, ma questo non sarà facile per tutti.

Esaminiamo il significato che acquisisce parola “corona” nel sistema energetico dei Chakra. Il chakra della corona è quello che pone l’uomo in contatto diretto con il “Divino”, ossia con la sua spiritualità al di là del proprio credo religioso. Secondo la tradizione ayurvedica, questo chakra è il centro che alimenta il nostro sistema energetico e che mantiene in armonia ogni parte di noi. Lì avviene il flusso e riflusso da ciò che riceviamo a ciò che emaniamo. Con il chakra della corona in armonia non solo siamo connessi con l’energia cosmica ma si mantiene attiva in noi ogni attività legata alla consapevolezza, all’equilibrio e al mantenimento del buon stato di salute. Se il chakra della corona viene attaccato da un elemento di disturbo, questo contribuisce a farci perdere la consapevolezza che possediamo al nostro interno, tutte le capacità di difesa e di autoguarigione per qualunque situazione. Può nascere in questo modo ed instaurarsi uno spazio di paura, un’emozione negativa che potrebbe provocare l’attivazione di quella parte del cervello, detto rettiliano, preposto alla sola sopravvivenza.

Le emozioni vengono elaborate in quella zona del cervello limbico che - a seconda degli schemi che ognuno di noi attua - sceglie se inviare al cervello rettiliano l’informazione per la sopravvivenza oppure no. Se si attiva l’istinto di sopravvivenza possono nascere una serie di comportamenti che ci allontanano dall’altruismo e dall’amore. Si tratta, poi, di quella parte del cervello dove è situato l’ipotalamo, ovvero quella ghiandola endocrina che orchestra tutte le altre, laddove si attua la produzione ormonale e avviene il controllo del sistema immunitario.

Quando la paura ci invade si genera una produzione eccessiva degli ormoni dello stress. Questi provocano o un innalzamento delle naturali difese oppure una loro diminuzione e il sistema immunitario si scompensa. Senza il giusto equilibrio delle barriere immunitarie si diventa più vulnerabili. Poiché, come è noto, riceviamo dai nostri avi, non solo la catena genetica ma anche tutte le loro credenze e i ricordi atavici, nel nostro corpo energetico possiamo rivivere le memorie delle pestilenze che Alessandro Manzoni narra nei Promessi sposi o il Boccaccio nel Decamerone ridestando in noi la paura del contagio. Essa risveglia nelle nostre parti più oscure alcuni atteggiamenti che stanno oggi emergendo nei più frequentati social: la caccia all’untore, il guardare con sospetto chiunque si avvicina a noi, l’allontanamento di coloro che rappresentano un rischio per noi e i nostri cari.

Si giunge cosi, oltre all’isolamento già imposto dalle Autorità per contenere il diffondersi del virus, anche quello che autodeterminiamo per paura di essere contaminati. Come è capitato nelle zone più colpite, si assiste al panico più totale e pian piano la gente si ritira tra le sue mura anche nelle zone meno rischiose, il che è anche voluto dalle Autorità proprio per limitare la diffusione della malattia. Abbiamo paura della contaminazione e della morte.

Dobbiamo evitare il l rischio, anche dopo che l’epidemia sarà debellata, di mantenere uno stato di ansia, dove la paura avrà sostituito il sorriso. Cerchiamo di non perdere la nostra naturale capacità di socializzare e di abbracciarci, perché tale comportamento produce gli ormoni della felicità e dell’amore. Questo ci potrebbe far ritrovare in uno stato dove l’energia non fluisce più e ristagna. Cerchiamo di sorridere ancora, quindi, e di non lasciarci inibire totalmente dal panico perché anche se fossimo davanti alla peste del 1600 oggi possediamo attrezzature scientifiche, mezzi di protezione individuale, strumenti diagnostici e soprattutto una classe di professionisti e di ricercatori all’avanguardia nel mondo capaci di trovare nuovi metodi di cura. E disponiamo pure dell’intelligenza globale degli scienziati che studiano incessantemente il materiale medico che è stato messo a disposizione open source. Questo non significa che dobbiamo far finta di nulla ma possiamo imparare la leggerezza dai bambini e dai giovani e continuare a credere nella vita piuttosto che percepire nell’altro l’untore che ci potrebbe provocare la morte.

Secondo i principi della Medicina Tradizionale Cinese, paura, tristezza, dolore, determinano un indebolimento del meridiano energetico del polmone, proprio quell’organo che potrebbe essere colpito dal virus. Questo sentirci privi di forze per agire potrebbe innescare altresì un indebolimento del Meridiano del Rene. Questo inibisce poi il cosiddetto “colpo di reni” necessario per superare l’impotenza che ci annienta davanti ad un nemico invisibile. Non vogliamo poi che l’incapacità di gestire questa situazione di emergenza si riverberi nella coscienza collettiva alimentando una vibrazione energetica in disequilibrio su tutto il territorio.

Oltre alle raccomandazioni dei nostri sanitari potrebbe essere utile integrare con oligolementi quali il Rame che serve a prevenire le affezioni virali, oppure il Rame Oro Argento che lavora sul “terreno di base” per rinforzare l’organismo.

Presto, una volta liberati dal giogo della lontananza e della separazione potrete riunirvi e riequilibrare il vostro flusso vitale attraverso tutte quelle tecniche che l’universo energetico mette a disposizione per ripristinare vibrazioni d’amore in ogni individuo e in tutta la collettività.