Gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, ma la vita li costringe ancora molte volte a partorirsi da sé.

(Gabriel García Márquez)

L’emergenza Coronavirus ci sta mettendo di fronte, improvvisamente, ad un nuovo modo di concepire il mondo, dove le certezze che avevamo sembrano messe a dura prova. Il numero dei morti e dei contagiati spaventa, la limitazione della libertà personale è una sfida a cui dobbiamo abituarci. Questo momento richiede un cambio di mentalità e approccio alla realtà, come se fosse necessario immaginare un mondo diverso da quello precedente la pandemia. È una di quelle ‘occasioni’ in cui è necessario ‘nascere di nuovo’ per usare la metafora di Gabriel García Márquez. L’amore - in senso lato - per la vita, per gli altri, per se stessi e i propri cari, l’amore, il rispetto e l’attenzione alla comunità e al Pianeta è l’unica risposta, se vogliamo trasformare questa crisi in una spinta evolutiva.

L’etimologia della parola crisi, nella lingua cinese, è interessante in quanto è composta da due ideogrammi: il primo wei che significa “problema”, mentre il secondo ji che significa “opportunità.”

Il termine “crisi” deriva dal verbo greco κρίνω, “separare”, appartenente alla tradizione agricola. Un verbo che fa riferimento alla trebbiatura, cioè all’attività conclusiva della raccolta del grano quando si separa la granella del frumento dalla paglia e dalla pula. Questo verbo unisce due significati di “separare”, e di “scegliere”. Il termine crisi ci fa riflettere su due concetti che amo particolarmente.

Il primo è l’importanza di saper cogliere le opportunità nei momenti di crisi. Il secondo è l’aspetto saliente del saper separare e scegliere. L’utile dall’inutile, il favorevole dallo sfavorevole, il positivo dal negativo. In altre parole siamo chiamati a fare delle scelte in un momento cruciale.

Come reagire a questa crisi? Concentrandoci sulle negatività che sono indubbie (tanta sofferenza e morti che nessuno avrebbe voluto), oppure usare questo momento difficile per trarne degli insegnamenti?

La seconda strada induce alcune considerazioni che ci possono aiutare a cogliere alcuni aspetti in campo pratico-economico e sotto il profilo emozionale e personale, della crescita personale dell’individuo e della comunità.

Prima di ogni altra considerazione desidero esprimere dal cuore la mia gratitudine. Questa tragedia sta evidenziando l’enorme impegno di moltissime persone che, con abnegazione, continuano il loro lavoro per tenere il resto della comunità al sicuro (e parlo dei medici, personale ospedaliero, farmacisti, forze dell’ordine, trasportatori, tutte le donne e gli uomini della filiera dei beni di prima necessità…). Una prova di grande responsabilità verso la comunità intera che tocca il mio cuore, rendendo migliore la mia e le nostre vite. Sotto il profilo pratico ecco due riflessioni:

  • L’educazione digitale si è trasformata da un’opzione di cui si parla da anni a necessità ed è diventata reale per oltre il 40% dell’intera popolazione scolastica del Paese (è possibile che questo dato sia ancora salito al momento dell’uscita di questo articolo). Se è vero che molte realtà devono ancora adeguarsi e faticano a mettere in piedi un sistema di “classi virtuali”, per altre si sta trasformando in una opportunità concreta per andare incontro al futuro, anziché rimanere voltati all’indietro.
  • Lo stesso vale per lo smart working, soluzione di cui si parla da tanto. Benché sia regolamentato in Italia da tre anni, questo istituto sta diventato una realtà applicabile, prevedendo flessibilità organizzativa, volontarietà delle parti e utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto.

Sotto il profilo emozionale e personale, della crescita dell’individuo e della comunità nel suo insieme, ecco, fra le altre, alcune considerazioni.

  • Riorganizzare le proprie abitudini ti costringe di uscire dal noto, da quello che hai sempre fatto per catapultarti in nuovi approcci e mentalità. Quando una situazione è nuova, quando c'è incertezza su quello che abbiamo davanti, recriminare, criticare o farsi prendere dalla rabbia è soltanto una manifestazione di paura. Si ha sempre un po’ di paura quando c'è qualcosa di nuovo e sconosciuto da affrontare. Ancora maggiore è l’inquietudine quando bisogna confrontarci con un nemico subdolo e invisibile come il virus. Sta emergendo la consapevolezza che è irreale la convinzione di poter controllare ogni situazione. Siamo, come ogni uomo e donna su questo Pianeta, nelle mani di qualcosa di più grande di noi, con cui è bene fare i conti. Tuttavia, resta sempre in nostro potere la capacità e la possibilità di valutare con calma la situazione e prendere le decisioni più opportune, in linea con la salvaguardia collettiva e individuale, cercando di trarre il positivo da quello che si sta vivendo.

  • Restare in casa potrebbe essere un modo per stare più con te stesso e con i tuoi cari. Semplicemente stare dentro di te anziché correre di qua e di là, oberati, come siamo, da mille impegni. Se è vero che la casa rappresenta te stesso, restare in casa potrebbe significare un incontro con il proprio sé, in un’epoca in cui siamo continuamente sotto stress, concentrati a raggiungere i nostri obiettivi al punto, spesso, da trascurare la salute o le relazioni con i propri cari.

  • L’incontro con te stesso: un appuntamento che spesso spaventa perché temiamo il silenzio così come il vuoto. Il famoso horror vacui che prima o poi siamo costretti a fronteggiare e che forse potrebbe insegnarci qualcosa di noi che potrebbe sorprenderci. Come dice Albert Einstein Nel mezzo di ogni difficoltà c'è l’opportunità. Superato il primo momento di spaesamento, imparare a gestire il proprio tempo e le relazioni in modo diverso, potrebbe svelare potenzialità e scoperte inaspettate. Per non parlare del fatto che, dopo tanti decenni di individualismo sfrenato e ricerca del profitto ad ogni costo, stiamo scoprendo che da soli non si va da nessuna parte.

Siamo parte di un qualcosa di molto più grande del nostro piccolo ego e l’aria che respiriamo ce lo sta insegnando.

L’aria è la risorsa più democratica di tutte. Non si può confinare o possedere.

Dobbiamo averne rispetto e cura. Può darci la vita oppure essere essa stessa fonte di enormi problemi. Per questo, ad ognuno di noi, sono richiesti atti di responsabilità e di solidarietà. Dovremo tutti imparare un’importante lezione: tutelare gli altri diventa proteggere se stessi. Un atto di rispetto e amore verso l’altro, diventa un atto di rispetto e amore verso te stesso.

L’aria ce lo insegna. Molte volte al giorno. Ogni volta che facciamo un respiro. E, nelle 24 ore, respiriamo indicativamente 20000 volte.

Possiamo soltanto respirarla e lasciare che, dopo di noi, sia qualcun altro ad usufruirne.

Nel bene e nel male.

Meglio nel bene.