I componenti della famiglia riuniti attorno alla tavola coperta da una tovaglia rossa che si sbellicano dalle risate per ciò che è appena successo in cucina.
La bocca ridente di quella ragazza dalla carnagione scura che lascia vedere i denti bianchissimi e che si china in avanti come a far sgorgare la contentezza che prorompe dentro di sé.
I giovani dai vestiti sgargianti che scherzano tra di loro, scambiandosi reciprocamente poderose manate sulle spalle e sogghignando del mondo, come è appropriato fare alla loro età.

I colori dell’emozione

L’allegria è un’emozione colorata. I colori che la rappresentano sono vivaci, definiti, netti. Per l’allegria non esistono sfumature. Le nuances non le appartengono. Per dipingere i colori dell’allegria l’acquerello non fa per te. E nemmeno i pastelli ti servono granché.
Non possiamo essere un po’ allegri. Non possiamo esserlo solo un po’. O siamo pienamente allegri o non lo siamo.
Non riusciamo nemmeno a mescolare l’allegria con altre emozioni, come arriviamo a fare, ad esempio, con la felicità, che può tingersi di languore, o con la contentezza, che può velarsi di malinconia.

L’allegria è un’emozione dai contorni ben marcati e, appunto, dai colori decisi.
L’allegria differisce dall’allegrezza: quest’ultima può essere un sentimento, la prima ne è la manifestazione esteriore, l’aspetto, l’abito, ciò che tu puoi osservare, ciò che vedi con i tuoi occhi sul volto di qualcuno.
L’allegria è appunto il volto raggiante di una persona nel momento in cui scarta la sorpresa che proprio non si aspettava. L’allegria è veloce e contagiosa, come una risata. Quando la scorgi in un tuo vicino, ti aumenta subito il buonumore, che è altro da quell’allegria ma che ne raccoglie appunto l’effetto nel rimbalzo.

Allegro e alacre, due fratelli

In italiano, l’allegria è cugina dell’alacrità, che significa “prontezza e fervore nell’operare”. Una persona alacre è pronta, attiva, sollecita nel portare a termine le proprie mansioni. Una persona alacre ha tatuata sul corpo la scritta “Detto, fatto”. E di quel tatuaggio va particolarmente orgogliosa.
Gli aggettivi allegro e alacre hanno un antenato in comune: l’aggettivo latino alacer, che voleva dire “vivace”, “entusiasta”. Da quella parola pronunciata ai tempi di Virgilio e di Orazio sono derivate sia l’allegra allegria sia l’alacre alacrità. La prima è sorridente, la seconda è pronta e sollecita.
Se però vuoi scorgere qualche tratto comune dell’una con l’altra, puoi immaginare l’allegria come un’emozione agile, veloce, pronta ad apparire sul viso di chi la vuole manifestare, un guizzo che trasporta nel territorio del benessere. E al contempo, per consonanza, puoi immaginare che l’alacrità sia sempre accompagnata da un sorriso allegro, perché essere pronti vuol dire anche possedere il genio del brio e della vivacità.

Un brindisi, cheers, urrà

In inglese, la prima traduzione di allegria è cheerfulness, sostantivo che deriva dall’aggettivo cheerful, “allegro”, “di buon umore”, “ridente”, che a sua volta deriva da cheer, parola che indica un “grido di acclamazione”, “di approvazione”, “di incoraggiamento”. Tre cheers per Paolo o per Maria, vuol dire tre urrà per lui o per lei.

Il significato di buona disposizione di spirito è abbastanza recente, solo nel 1400 ha prevalso il significato felicità e di gioia sul significato neutro precedente, quando la parola aveva un senso neutro appunto, di buona o cattiva disposizione della mente. In origine, nei tempi ancora più antichi, questo cheer aveva a che vedere con il volto. In francese antico chiere voleva dire “faccia”, “espressione”, “look”. Si può forse associare al latino cara, che significava “faccia”, da un’antica radice indoeuropea che ha generato cranio e cornea, corno e cerebrale.

Nella cheerfulness, che è l’allegria inglese permane dunque una traccia di qualcosa che viene manifestato con le espressioni del volto. Anche in questo caso l’allegria appare come una manifestazione esteriore, un’espressione che puoi cogliere molto bene osservandola nell’altro e nell’altra.
Guardi un volto, guardi il suo volto che ride. Cogli all’istante, con prontezza e vivacità, i colori della sua allegria.