Ho una domanda per te e puoi scegliere solo una delle tre possibili risposte. Quale scegli?

Dopo essere cresciuta in una città povera del Sud-Italia, Elena ha vinto una borsa di studio in una prestigiosa università italiana.

In uno scritto Elena esprime il desiderio di divenire un giorno sindaco della sua città. Dopo la laurea, Elena torna nella sua città e aiuta i suoi precedenti insegnanti a migliorare il loro programma scolastico sulla base di quanto Elena ha appreso all’università.

Qual è secondo te la ragione più probabile della decisione di Elena?

A. Per migliorare le opportunità di istruzione per gli studenti.
B. Per restituire agli insegnanti che le hanno reso possibile studiare all’università.
C. Per iniziare a costruirsi una forte reputazione che l'aiuti ad avanzare politicamente.

Immagina per un momento le tue relazioni soprattutto al lavoro. Quando pensi alle interazioni con i tuoi colleghi, il tuo capo, i team di persone che guidi che cosa noti in termini di creazione e condivisione del lavoro, reciprocità, scambio, supporto?

Ti viene in mente almeno una persona al lavoro che vedi spesso fare il massimo per aiutare e sostenere gli altri senza aspettarsi nulla in cambio? E che dire di quella persona al lavoro che prima di fare qualcosa per gli altri considera che cosa può averne in cambio e che comunque vedi operare con equità, assicurandosi che in ogni scambio ci sia valore per tutti? E poi quella persona al lavoro, forse anche più di una, che vedi spesso guidata esclusivamente dal proprio interesse, che cerca di ottenere sempre il massimo per se stesso a scapito delle altre persone?

Il professor Adam Grant della Wharton Business School ha raccolto e sistematizzato gli studi che mostrano che ci sono tre stili di interazione sociale rinvenibili in ogni popolo della terra che sono: dare (to give), scambiare (to match), prendere (to take).

Anche se tutti possediamo i tre stili, tendiamo ad usarne uno in particolare che diventa quindi il nostro stile primario.

Se pensiamo che nel mondo vincano e conseguano soldi, fama e successo solo gli arroganti, i bulli, i cattivi, i banditi, i politici e i prevaricatori, Grant ci offre la dimostrazione scientifica e concreta di quello che molti di noi fino adesso speravano e serbavano nel cuore: le persone umili, naturalmente inclini a aiutare, sostenere, incoraggiare, creare valore per tutti nel rispetto di tutti gli esseri viventi sono quelle destinate non solo ad avere più successo ma anche a fare una differenza positiva e profonda nella vita delle persone e nel mondo lasciando un'eredità di amore e comunione e dietro di sé un profumo di rose.

Quando dall'ultimo dei tuoi giorni ti guarderai indietro che cosa vorrai vedere, quale sarà l'eredità più grande che puoi lasciare con orgoglio alle creature con le quali sei venuto in contatto?

È importante distinguere tra persona e comportamento quando trattiamo di matcher (chi scambia), giver (chi dà) e taker (chi prende), intendiamo “chi si comporta così” e non “chi è così” perché la nota positiva è che sono comportamenti appresi e quando diventiamo consapevoli che comportarci in un certo modo non è più in linea con i nostri valori possiamo cambiare. Signori e signore taker, c'è speranza, non siamo cattivi, è solo che consapevolmente e più spesso inconsapevolmente abbiamo deciso di comportarci da taker, forse per difenderci da altri taker, forse per i modelli che abbiamo scelto da bambini, ma possiamo cambiare, adesso.

Chi si comporta da matcher tenderà a mantenere un equilibrio tra dare e ricevere, scambiando questo per quello (quid pro quo) e assicurandosi che i loro scambi siano all'insegna della correttezza.

Chi si comporta da taker tenderà a prendere il più possibile assicurandosi di fare meglio e vincere sugli altri e arrogandosi più merito possibile.

Chi si comporta da giver tenderà a contribuire il più possibile senza preoccuparsi più di tanto di quello che riceverà in cambio.

Secondo te dei tre gruppi che abbiamo individuato quali sono quelli che hanno meno successo a livello di carriera, retribuzione, prestigio e soddisfazione?

Sei hai pensato i giver, sei nel giusto, ricerche estese effettuate nel mondo degli ingegneri, dei medici e dei venditori hanno dimostrato che i giver dandosi così da fare per aiutare gli altri non riuscivano a completare il proprio lavoro.

Quindi se i giver occupano il gradino più basso della scala del successo, secondo te chi c'è in cima?

La scoperta sensazionale di Grant è che in cima, al primo posto nella scala del successo, ci sono di nuovo i giver. I giver?!?

Sì ma un tipo diverso dai giver in fondo alla scala, questi sono dei giver che hanno imparato a prendersi cura anche di sé e dei propri interessi continuando però ad operare in modo tale da massimizzare il valore per gli altri cosicchè il loro successo non avvenga a spese o a discapito degli altri.

La domanda che ora potrebbe sorgere spontanea è: come possiamo diventare dei giver di successo?

I giver finiscono più in alto nella scala del successo rispetto a matcher e taker perché hanno delle reti di persone più forti, perché le persone si fidano di loro e hanno voglia di aiutarli, e perché i giver hanno la capacità di ispirare i gruppi a divenire altamente collaborativi.

Esattamente il contrario di quello che avviene con i taker. Quando un taker viene scoperto nessuno si fida di lui e nessuno ha voglia di aiutarlo, i giver non saranno più così aperti e generosi nei suoi confronti e i matcher, che valutano altamente correttezza ed equità, gliela faranno pagare. Questo spiega anche perché quando il taker è il leader di un gruppo, facilmente il gruppo acquisirà comportamenti egoistici e tossici diventando poco performante, dove l'informazione non scorre liberamente e dove gran parte dell'energia è utilizzata per competere contro gli altri membri del gruppo. Infatti mentre i giver ricevono sostegno incondizionato dagli altri giver e dai matcher, i taker si trovano contro i giver, i matcher e addirittura anche gli altri taker, proprio perché se un taker pensa solo a se stesso, si trova tutti gli altri contro. I giver, per avere successo ed evitare di fare la fine degli zerbini hanno bisogno di tenere ben presenti tre domande che li guidino a navigare la propria vita ed esprimere i propri potenziali il meglio:

1. Perché?

È importante dare guidati da una causa più grande di sé che dia gioia e poter apprezzare l'impatto del nostro dare. Il dare fine se stesso o il dare perché ci si sente in qualche modo obbligati (come quelle persone che fanno volontariato controvoglia) finiscono per esaurire completamente le energie dei giver.

A dimostrazione di questo dei ricercatori israeliani hanno verificato che semplicemente allegare la foto del paziente ad una lastra (esame radiologico) ha aumentato l'accuratezza della diagnosi del 46% e permesso l’individuazione di circa l'80% degli elementi chiave della diagnosi.

Vedere la foto del paziente attiva l’empatia e il senso di connessione del medico che è così in grado di attingere inconsapevolmente a potenti risorse interne che gli permettono una diagnosi e una cura migliore.

2. Quando?

Per un giver è fondamentale ritagliarsi dei momenti dedicati alla propria rigenerazione e ai propri progetti importanti. Il rischio di un giver che da sempre ad ogni ora e minuto è l’esaurimento nervoso. L'ideale è stabilire in anticipo per ogni giornata quali sono i momenti personali destinati a se stesse e al proprio lavoro e quali momenti sono dedicati al dare. Ricerche suggeriscono di accorpare piuttosto che spargere qua e là i momenti dedicati al dare.

Uno studio dell'università della California ha dimostrato che le persone che mettevano in essere atti di gentilezza a breve distanza l'uno dall'altro nella stessa giornata erano sostanzialmente più felici e avevano più energia delle persone che distribuivano gli atti di gentilezza uno per ciascun giorno della settimana.

3. Per chi?

È fondamentale come giver di assicurarsi di dare principalmente a matcher e altri giver, perché il rischio di dare ad un taker è che tutto il vostro dare finisca in un buco nero di avidità. Quando dai a un giver o un matcher sai che stai creando una reazione a catena che beneficerà altre persone.

John Fitzgerald Kennedy soleva dire: “La marea che si alza solleva tutte le barche”. Riguardo la costituzione di team e gruppi efficaci non solo è importante avere a bordo tanti giver e anche dei matcher ma soprattutto evitare di prendere a bordo uno o più taker che possono davvero guastare irreparabilmente il clima del gruppo così come un'unica fragola marcia rischia di guastare tutte le altre con le quali è a contatto nel cestino.

Come si fa riconoscere un taker cosicché se lo ri-conosciamo lo evitiamo?

  • Fai attenzione ai pronomi che usa parlando ad un gruppo: userà moltissimi “io” e “me” e pochi “noi”.
  • Controlla i loro profili social, in particolare LinkedIn e soprattutto Facebook: ti accorgerai che i taker postano soprattutto foto in primo piano di sé, dove di solito appaiono ancora meglio che nella realtà e nei post parlano soprattutto di sé.
  • E infine osserva come si comporta con i sottoposti, gli inservienti e tutte le persone che non considera utili, vedrai un fenomeno interessante che in inglese si chiama “kissing up & kicking down” che significa letteralmente “baciare in alto e calciare in basso”. Ovvero trattare con deferenza e servilismo le persone più in alto di noi dalle quali pensiamo di poter ottenere qualcosa che ci interessa e trattare invece in malo modo persone spesso sotto di noi a livello lavorativo e sociale che pensiamo ci siano inutili.

Samuel Johnson diceva: “La vera misura di un uomo si vede da come tratta una persona dalla quale non potrà ottenere nulla in cambio”. Scrivo nel mio libro Vincere senza conflitti dell'imprenditore seriale Richard Branson, famoso tra l’altro per la sua casa discografica e la sua linea aerea Virgin, quando al World of Business Ideas (WOBI) di Milano nel novembre 2015 ha raccontato la storia delle inconsuete metodologie che utilizza per scegliere le persone da assumere per le sue oltre 400 aziende. Una di queste consiste nel travestirsi da tassista 85enne e recarsi personalmente all'aeroporto per accogliere il candidato naturalmente ignaro del fatto che l'anziano tassista che si trova di fronte sia in realtà il presidente e fondatore del gruppo multinazionale che sta valutando la sua assunzione. A questo punto Richard presta molta attenzione a come si comporta il candidato con quello che il candidato crede un attempato tassista. Se il candidato si fa beffe (è successo realmente) del tassista o gli lancia le pesanti valigie in malo modo senza aiutarlo, o se tiene qualunque altro comportamento di poco rispetto e cura nei confronti del tassista, Richard fa semplicemente il giro in tondo dell'aeroporto e lascia lo sbigottito candidato nello stesso posto dove lo ha caricato. Non serve menzionare che quel candidato ha bruciato ogni sua chance presente e futura di una posizione in uno dei gruppi imprenditoriali più importanti al mondo.

“Nicola, e la domanda iniziale?!”

Ah sì, se hai risposto A sembra che il tuo stile primario di interazione con le altre persone al lavoro sia quello di giver, se B matcher, se C taker.

Ma quella era una solo domanda, la buona novella è che giver, matcher o taker non si nasce ma si diventa, è qualcosa che facciamo, non che siamo e quindi se, con un minimo di onestà e introspezione, ci rendiamo conto di comportarci generalmente da taker, o anche da matcher, possiamo d'ora in poi scegliere e imparare uno stile nuovo, quello del giver, garantendo a noi stessi e agli altri maggiore valore, successo, condivisione, serenità creando un effetto onda, così come un sasso lanciato in uno stagno che crea una serie di cerchi concentrici sempre più grandi, che va a toccare positivamente la vita di tantissime persone.

Ce n’è davvero bisogno, oggi più che mai, a partire da te e me.