Spesso sentiamo parlare di emergenza educativa, di dispersione scolastica, di bambini e ragazzi allo sbando e privi di obiettivi chiari nella vita.

Sicuramente questi sono argomenti importanti su cui riflettere per poter individuare soluzioni affinché questa emergenza possa rientrare ma, chi pensa alle famiglie? Chi si ferma a riflettere sulle esigenze emotive dei genitori, sui loro bisogni, di pratiche concrete da porre in essere con i propri figli?

La famiglia è il luogo in cui ci formiamo come persone. Ogni famiglia è un mattone che costruisce la società.

(Papa Francesco)

Ricordiamo che la prima agenzia educativa è proprio la famiglia e, se non ci si prende cura di essa, difficilmente sarà possibile intervenire in modo totalmente efficace sui bisogni emotivi di bambini e ragazzi.

Già da qualche decennio stiamo assistendo ad un decadimento del concetto di famiglia. Emergono difficoltà, da parte di molti genitori, nel condividere regole chiare e precise con i propri figli, nella trasmissione di valori quali il rispetto, generosità, empatia, collaborazione; difficoltà nella comunicazione e nel giungere a compromessi all’interno del rapporto di coppia e, di conseguenza, ad un sempre più elevato numero di divorzi. Inoltre, molti genitori mostrano un desiderio di restare ancorati alla loro giovinezza mettendo da parte, quindi, il proprio ruolo di adulti, le responsabilità verso la famiglia e l’impegno nel porre al primo posto le esigenze fisiche e/o emotive dei propri figli.

Vi è inoltre l’utilizzo eccessivo della tecnologia. Spesso, infatti, è possibile notare bambini molto piccoli alle prese con la visione di un video di cartoni animati sullo smartphone del genitore oppure, l’utilizzo di dispositivi all’avanguardia che fungono da lettori di favole della buonanotte ai bambini, andando a sostituire, quindi, la preziosa presenza della mamma o del papà che in quel frangente potrebbe vivere un forte momento educativo con il proprio figlio, attimi dedicati al rafforzamento del legame e condivisione di parole e abbracci.

La famiglia è un gruppo e far funzionare un gruppo è come far suonare una piccola orchestra, un trio d’archi, un quartetto... Si deve guardare non al risultato del singolo, del padre, del figlio o della madre, ma dell’insieme che deve essere ben affiatato e per capire se funziona lo si sente: dall'orchestra esce buona musica e per buona musica in questo caso si intende la serenità.

(Vittorino Andreoli)

Come aiutare, quindi, le famiglie a ritrovare il loro ruolo? Come aiutare i genitori a comprendere quali siano le priorità nel momento in cui si decide di costruire una famiglia?

Di questo ne parla Simona Broetto, educatrice, la quale insieme a due colleghe, una neuropsicomotricista e una psicoterapeuta infantile, ha dato vita nella provincia di Varese ad un progetto nominato “LiberaMente” che, come esse lo definiscono, è “un’àncora per le famiglie”.

L’idea di questo importante progetto è nata proprio da Simona la quale, da tempo, ne sentiva una forte esigenza. Il progetto, infatti, prende in carico la famiglia in maniera olistica con l’attivazione, come spiega Simona, di servizi come: colloqui, incontri, laboratori interattivi; la famiglia viene accolta sin dai primi momenti in cui la coppia decide di avere un bambino, aiutandola nel percorso e rispondendo alle loro domande e dubbi su ciò a cui andranno incontro.

Nei diversi servizi proposti dalla struttura, vi sono: “A pelle a pelle” volto a far comprendere l’importanza dell’immediato contatto fisico con il proprio bambino sin dai primi momenti dopo il parto; corsi di massaggio infantile con genitori di bambini molto piccoli tenuti dalla neuropsicomotricista; il corso ha l’obiettivo di far comprendere al bambino che egli esiste e che i suoi genitori si prendono cura di lui.

Una volta conclusasi questa fase, la mamma del bambino può iniziare a frequentare insieme a lui il servizio “Primi passi”, tenuto proprio da Simona, in cui il bambino inizia ad entrare a far parte di una piccola società, ad acquisire le prime norme e regole sociali e, in particolar modo, ad imparare gradualmente a divenire autonomo.

Nel servizio appena menzionato sia il bambino che il genitore vivono un’esperienza educativa e, inoltre, le mamme e i papà hanno la possibilità di confrontarsi con altri genitori e con l’esperta su problematiche che potrebbero verificarsi nella relazione genitore-figlio. A questo proposito l’educatrice riporta un esempio: “Potrebbe giungere una mamma preoccupata che il proprio figlio non dorma o non mangi; in questa struttura può trovare altri genitori che hanno già vissuto quel tipo di esperienza con il proprio figlio e che quindi possono aiutarla a gestire meglio la situazione dandole consigli pratici o semplicemente comprensione; in questo modo vi è anche una sorta di mutuo aiuto e il genitore non si sente solo. LiberaMente è un luogo in cui trovare una famiglia nella famiglia”.

Simona Broetto, con la sua esperienza educativa, porta un forte messaggio di speranza per le famiglie; la grande emergenza educativa amplificata dalla pandemia in corso, mostra quanto risulti importante l’esistenza di servizi come quelli appena menzionati, gestiti da personale qualificato e che abbia fortemente a cuore le esigenze emotive della famiglia, la quale, è alla base della società e del suo benessere.