In questi anni di lavoro a stretto contatto con persone di ogni età, sesso, provenienza geografica e livello sociale ho notato che ci sono cinque manifestazioni principali di dolore emotivo e ferite emozionali.

Questi cinque segni non fanno differenze di genere e si manifestano sotto forma di "scudi" ovvero atteggiamenti, azioni e pensieri che vengono attivati per proteggersi e far sì che il dolore non possa colpire come ha fatto in passato.

Ergere questi scudi è una forma di difesa, spesso inconsapevole, quindi vediamoli uno a uno, per cercare di riconoscerli in noi stessi e nelle persone che ci sono vicine.

1. Lo scudo della chiusura

Lo scudo che più comunemente attiviamo per proteggerci dalle ferite emozionali è la chiusura, ovvero la scelta di tacere e scegliere di non condividere le nostre emozioni e le nostre storie con le altre persone.

C’è una forte logica dietro a questo scudo, perché scegliendo di non esporci agli altri, pensiamo di non essere vulnerabili e di evitarci così ogni dolore e sofferenza.

Lo scudo della chiusura è fra i più ermetici, perché può essere scambiato anche con altri atteggiamenti ed emozioni, quali l’indifferenza, la noia o lo scarso interesse.

2. Lo scudo del sarcasmo

Lo scudo del sarcasmo appare tipicamente in un ambiente in cui c’è molta confidenza e solitamente viene impiegato nelle relazioni familiari, in coppia o nelle amicizie più strette.

Il sarcasmo può manifestarsi con attacchi verbali che feriscono nel tono, nel contenuto, anche negli atteggiamenti come alzare gli occhi al cielo, sbattere le porte e fare commenti sprezzanti e offensivi.

L’idea in questo caso è proteggersi attaccando, ovvero “se ti colpisco per primo, la prossima volta ci penserai due volte prima di farlo anche tu”.

Ci sono ovvi problemi alla base di questa logica, specialmente nel contesto familiare, ma quando una persona sta disperatamente cercando di sfuggire alla prossima ferita emozionale, può anche arrivare a usare strumenti che a loro volta feriscono, creando un circolo senza fine di incomprensione e dolore.

3. Lo scudo del perfezionismo

Il perfezionismo è uno scudo dove la logica è: se sono perfetto, nessuno può criticarmi o farmi vergognare.

Lo svantaggio, ovviamente, è che il perfezionismo è estenuante e non potrà mai essere raggiunto, semplicemente perché non esiste.

Del resto, chi può ambire al ruolo di giudice supremo e decidere cosa è perfetto e cosa non lo è? Credo nessuno, perché nessuno può arrogarsi questo ingiusto diritto, tanto meno noi stessi.

Il perfezionismo può interessare l’area fisica, quindi il desiderio di avere forme perfette, di combattere i segni del tempo in ogni modo possibile o di adoperarsi per raggiungere la perfezione ideale con abiti e accessori sempre più sofisticati.

Oppure può trattarsi di una ricerca spasmodica del perfezionismo in ciò che facciamo, magari con progetti di lavoro impeccabili e risultati professionali e sociali sempre più ambiziosi.

Beninteso, non voglio dire che sia sbagliato porci degli obiettivi e voler sempre fare meglio nel nostro lavoro, anzi.

Ciò che conta è che i risultati che otteniamo non siano intesi come un modo disperato per proteggerci da eventuali vergogne o ferite inflitte dall’esterno.

In altre parole, non è bene cercare la perfezione in nome di ciò che potranno dire gli altri sul nostro conto, perché se è questo il pensiero, rischiamo di creare una dolorosa catena di aspettative che non è in nostro potere controllare.

4. Lo scudo della rabbia

La rabbia è uno scudo poco usato, ma non per questo meno potente.

La sua logica è questa: se sembro sempre arrabbiato, le persone manterranno le distanze, così avrò meno probabilità che mi feriscano o mi facciano vergognare.

La persona che alza lo scudo di rabbia farà camminare perennemente sulle uova chi gli è accanto e a mantenere le distanze di sicurezza, per paura di scoppi d’ira, litigi e sbotti improvvisi.

Ma quanto può andare avanti questa situazione?

Il rischio è che le persone si stanchino, intimorite dal comportamento o semplicemente stufe di dover sempre stare attente a ciò che fanno o dicono per paura di una reazione violenta.

5. Compiacere sempre gli altri

Uno scudo che è spesso abbinato al perfezionismo è la tattica del voler piacere a tutti, a tutti i costi.

Questo scudo si manifesta quando cerchiamo di accontentare tutti, per evitare che ci attacchino, ci giudichino e di conseguenza ci feriscano.

Apparentemente innocuo, questo scudo può diventare problematico nel corso del tempo, perché fa nascere l’idea ‘sarò amato solo se compiaccio gli altri’.

Il rischio è di vivere ogni relazione, amorosa, familiare e sociale, con un’attitudine di sottomissione, ovvero ‘dire sempre di sì’ anche quando in realtà è no e dare vita a relazioni fasulle.

Relazioni dove non riceviamo ciò che realmente desideriamo e, addirittura, temiamo di chiedere ciò che vogliamo per paura di infastidire chi ci è accanto con le nostre richieste.

Questi sono i cinque maggiori scudi emozionali e, ora che li abbiamo visti uno a uno, la domanda nasce spontanea: possiamo disattivarli? Se sì, come si fa?

La risposta naturalmente è sì e parte da un’idea ben definita: abbiamo tutti il potere di guarire le nostre ferite emozionali.

Certo, il percorso non può essere rapido e indolore, perché ci chiede impegno e forza, a fronte però di risultati che possono essere straordinari.

Ciò che possiamo fare è iniziare a riconoscere gli scudi in noi stessi e nelle persone che ci sono vicine, perché si tratta di un primo prezioso passo per capire quali sono le ferite emozionali che li hanno attivati.

Farlo ci richiede tempo, pazienza e compassione.

Ci invita a chiederci perché in determinati momenti o situazioni ci comportiamo in un certo modo, magari arrabbiandoci o magari compiacendo, anche se in realtà non è quello che desideriamo.

Farlo ci invita ad ascoltare una voce che può essere un sussurro, ma che quando ci concediamo il permesso di lasciar parlare, ci suggerisce che esiste una via alternativa alla protezione ad ogni costo.

Una via luminosa, dove possiamo smettere di ergere scudi per difenderci e usare le nostre energie per portare alla luce ciò da cui ci stiamo proteggendo.

Perché solo così potremo riconoscere, sanare e finalmente lasciare andare ciò che ci ha fatto soffrire, e vivere una vita felice, finalmente libera dai dolori del passato.