Come sempre cerchiamo di analizzare le risorse che lo yoga ci mette a disposizione per migliorare la nostra pratica, maturare a livello psico-emotivo e far crescere la coscienza collettiva. In particolare, oggi parliamo di Jivamukti, uno stile di yoga diventato famoso proprio per la filosofia di vita che ha saputo insegnare, al di là della pura pratica fisica.

La storia

Il metodo Jivamukti Yoga è uno stile di yoga creato da David Life e Sharon Gannon nel 1984 a New York per rendere accessibile agli occidentali l'antica tradizione indiana dello yoga. Lo yoga che era approdato allora in America era piuttosto prestazionale e la maggior parte delle scuole di New York offrivano classi molto incentrate sull'aspetto ginnico. I due si erano formati direttamente in India sotto la guida di alcuni dei più importanti maestri di yoga quali Swami Sivananda, Swami Nirmalananda, ma anche di Pattabhi Jois, fondatore dell'Ashtanga Yoga. A New York incontrarono e seguirono poi anche gli insegnamenti di Shri Brahmananda Sarasvati (Yogi Mishra). Da questi maestri compresero a fondo che lo yoga era qualcosa che andava al di là della possibilità di stare bene a livello fisico e ben presto si resero conto di quanto potesse essere importante far conoscere il messaggio di “liberazione” imparato in India.

Il termine Jivamukti deriva dal sanscrito:

Jiva=anima individuale
Mukti=liberazione
Liberazione=quando jiva realizza che non è individuale ma Assoluto.

Jivan Mukta significa “liberato in vita”. Il metodo, infatti, allarga la pratica dello yoga oltre il tappetino e promuove un percorso di liberazione mentale e spirituale a partire dalla compassione per tutti gli esseri viventi. Coltivare uno spirito di compassione significa diventare sempre più consapevoli della connessione e correlazione che abbiamo con tutto ciò che esiste, significa aprirci verso l'Assoluto e comprendere che siamo più del corpo in cui viviamo. La scuola ha incontrato un enorme successo a livello internazionale a partire dagli anni '90 grazie anche allo stile di vita professato che sottolineava i diritti degli animali, il veganismo, l'ambientalismo e l'attivismo sociale, in tempi non sospetti. Da qui l'adesione di moltissime celebrities che hanno contribuito alla diffusione di questo stile.

La pratica

La pratica è uno stile di Vinyasa, dinamico quindi, che può diventare anche piuttosto intenso e le classi di Jivamukti si distinguono per l'ascolto di musica durante la lezione, il canto dei mantra a inzio/fine, e un'attenzione alle scritture e alla filosofia yogica, introdotta dall'insegnante a inizio lezione attraverso una riflessione a tema mensile (Focus on the Month - FOM). Il concetto di forza nello yoga di cui abbiamo parlato la scorsa lezione è stato per esempio il FOM del mese di giugno.

I principi

Jivamukti è dunque un tipo di yoga che si professa come uno stile di vita fondato in particolare su cinque principi:

Ahimsā (non violenza, non nuocere)

Ne abbiamo parlato qui e non a caso è uno dei precetti più importanti in tutti gli stili di yoga. La non violenza è da intendersi sia in senso verbale che fisico e allargata anche all'atteggiamento che abbiamo verso noi stessi. Coltivare un linguaggio mentale e verbale gentile, disponibile all'ascolto e paziente è il primo modo che abbiamo per imparare a rivolgerci in modo equilibrato anche verso gli altri e più in generale verso tutto ciò che esiste: animali e ambiente inclusi. Deriva da qui la forte attenzione ambientalista e la dieta vegetariana/vegana promossa dalla scuola di Jivamukti sin dalla sua nascita.

Bhakti (devozione - attraverso il canto dei mantra)

Bhakti è lo yoga devozionale per eccellenza. Lo abbiamo approfondito nella nostra intervista a Elena Rizzo. In questo senso lo Jivamukti promuove una serie di abitudini tra cui la recitazione e il canto dei mantra a inizio e fine pratica. Questo genere di musica e in generale i suoni del sanscrito (la lingua dei mantra) sono infatti considerati curativi a livello energetico e di subconscio, ci predispongono a un atteggiamento mentale compassionevole e a coltivare un profondo senso di gratitudine.

Dhyana (meditazione)

Meditare ormai lo sappiamo è uno degli aspetti fondamentali dello yoga. Si pratica quando siamo tutt'uno nell'asana coordinata con il respiro e con la mente concentrata sul qui e ora, attraverso quella che abbiamo descritto come una “meditazione in movimento”. Nelle classi di Jivamukti, inoltre, si dedica sempre almeno qualche minuto di meditazione anche a fine lezione, seduti nella posizione del loto (o a gambe incrociate), in modo da liberarci da tensioni e stress e più in generale per imparare a coltivare la nostra mente, piuttosto che essere sopraffatti dalle sue infinite fluttuazioni.

Nāda (musica)

L'attenzione alla musica e al suo potere curativo è una caratteristica tipica di questo stile. Non a caso a differenza della maggior parte delle classi di yoga, quelle di Jivamukti si distinguono proprio per l'ascolto di musica durante l'esecuzione degli asana. La musica può essere sia sacra, della tradizione indiana, che musica adatta a una pratica di concentrazione, ma potreste ritrovarvi ad ascoltare anche Bob Marley, proprio perché il suono è inteso come uno strumento guida per metterci nella giusta attitudine mentale, positiva, gioiosa e vitale. Il suono è vibrazione e connetterci alla giusta frequenza permette di riequilibrare il campo energetico (fatto anche esso di frequenze) e i livelli sottili, tra cui quello emozionale.

Shastra (scritture)

Si intende la lettura e lo studio in particolare dei quattro testi fondamentali dello yoga: Yoga Sutras di Patanjali, Hatha Yoga Pradipika, Bhagavad Gita, e Upanishad. Durante la classe di Jivamukti è grazie al FOM introdotto dall'insegnante a inizio pratica che gli allievi si introducono alla conoscenza delle scritture. Il tema del mese è deciso infatti dalla sede di New York per tutti gli allievi di Jivamukti nel mondo, attraverso la selezione di un passo scelto e commentato, diverso ogni mese, tratto sempre da uno dei testi sopra citati. Pur partendo da testi antichi la riflessione cerca sempre un focus che possa essere riconosciuto da tutti come attuale e che ci permetta di confrontarci con temi e riflessioni legati al nostro vivere quotidiano.