Molti studiosi nel campo delle neuroscienze, della pedagogia, della psicologia, dell’antropologia considerano il concetto di imitazione un elemento importante presente nella costruzione delle relazioni umane.

Il termine “imitare” deriva dalla parola latina imitatio-onis, la quale a sua volta proviene dal verbo imitāri, imitare) e consiste in “un’attività di produzione o comportamento non originale basati su un modello preesistente che si ritiene valido e che si cerca di eguagliare intenzionalmente o casualmente” (Wikipedia).

Da ciò si può dedurre che bambini e ragazzi imitano naturalmente il comportamento delle figure adulte che ruotano costantemente intorno ad essi.

L'essere sociale, in quanto sociale, è essenzialmente imitatore.

(G. Tarde)

Partendo da questo presupposto non c’è da stupirsi se la società odierna è popolata da moltissimi giovani e giovanissimi che presentano difficoltà nel rispettare anche le più semplici regole del vivere civile. Essi risultano sempre più nervosi, mettono in atto atteggiamenti aggressivi verso i pari e non solo. Uno dei motivi per cui ciò sta avvenendo è che l’adulto non risulta più per molti bambini e adolescenti, una figura autorevole, una guida, un punto di riferimento; egli spesso risulta debole, incoerente e fonte di confusione.

Per poter educare gli adulti del futuro è necessario educare coloro che lo sono nel presente; questo perché molte persone pare siano rimaste ancorate ad un periodo adolescenziale mai superato. Sempre più adulti mostrano indolenza nel prendersi le proprie responsabilità, rifuggono i doveri e, di fronte alle difficoltà, si arrabbiano e/o decidono di allontanarsi. Il tutto molto spesso in presenza di figli piccoli o adolescenti i quali si ritrovano confusi e angosciati di fronte alla mancanza di punti di riferimento stabili che dovrebbero esser forniti, in primis, dai propri genitori.

Come si può chiedere a giovani e giovanissimi di ascoltare chi è più grande di loro se gli adulti stessi faticano ad ascoltarsi tra loro?. Citando qualche esempio, quante volte è possibile assistere a politici in TV che sovrastano aggressivamente le voci dei propri interlocutori senza prestare attenzione al punto di vista di questi ultimi; genitori che si arrabbiano con gli insegnanti dei propri figli senza prima riflettere, senza prima richiedere, in modo cordiale e assertivo, un colloquio di chiarimento di una data situazione accaduta in classe; adulti che imprecano in auto contro altri adulti, il tutto in presenza di bambini/ragazzi i quali assistono a urla, gestacci o persino ad inseguimenti tra automobilisti in preda alla collera per aver subito un sorpasso, per un parcheggio rubato. Adulti sempre più assorbiti dai social piuttosto che impegnati nella creazione o potenziamento del dialogo con chi sta loro intorno, molto spesso giovani, i quali avrebbero bisogno di un consiglio, di una parola che li conforti o semplicemente dell’attenzione e presenza di una figura autorevole che li rassicuri.

Bambini e ragazzi, in particolar modo in un periodo di maggiori incertezze e timori causati dalla pandemia da Coronavirus, necessitano di punti di riferimento stabili e coerenti. Per poter fare ciò è necessario che gli adulti intorno a loro siano individui “risolti”, il che non significa che debbano essere perfetti bensì consapevoli; consapevoli dei propri limiti, delle proprie vulnerabilità; che conoscano le caratteristiche della propria personalità e che cerchino di attuare modifiche per migliorarsi.

In che modo, quindi, la società potrebbe attivarsi per aiutare gli adulti in questo percorso di consapevolezza?

Un esempio potrebbe essere quello di dar vita a maggiori occasioni di incontro e confronto tra individui di maggiore età e la possibilità di ottenere, da parte di esperti in campo pedagogico e altre figure professionali affini a questo ambito, guide ed esercizi pratici da attuare nel quotidiano con i propri figli e/o alunni e per il raggiungimento di un proprio equilibrio psico-fisico; un altro esempio è quello riguardante un uso più consapevole degli strumenti tecnologici e del mondo dei social network fornendo, a questo proposito, guide chiare e specifiche per il loro utilizzo.

In questo modo il tutto potrebbe ricadere in maniera naturalmente positiva sulle nuove generazioni, le quali potrebbero contare su figure adulte e mature capaci di autogovernare le proprie emozioni, di attuare comportamenti più ponderati, pensare alle conseguenze delle proprie azioni e porsi in un atteggiamento di ascolto attivo basato sull’empatia nei loro confronti.