Ultimamente assistiamo ad un’amplificazione degli stati d’animo disarmonici, complice la ridondante informazione mediatica basata sulla chimica della paura con effetti devastanti sulla psiche delle persone, causando una psicosi di massa i cui sintomi sono già evidenti. La paura incombe nelle menti e nei corpi, i disturbi psicosomatici colpiscono sempre più le persone, disorientate dalla perdita di punti di riferimento e dalla paura sia del presente che del futuro in uno scenario angosciante che sembra non avere fine. Parole come difesa e sicurezza predominano nella narrazione corrente, già… si vive difendendosi da tutto, dai virus, dai cambiamenti climatici, i vaccinati si difendono dai non vaccinati e viceversa, la corazza delle difese si fa sempre più spessa al fine di sentirsi sicuri…ma la vita è un continuo rischio! Viene così stravolto e negato il messaggio cristico che vuole gli esseri umani senza difese, arresi al divino che tutto governa e che soprattutto invita ad aver fede… spintonata dallo “scientismo dogmatico” che Karl Popper definisce con queste parole:

Se lo scientismo è qualcosa, esso è la fede cieca e dogmatica nella scienza. Ma questa fede cieca nella scienza è estranea allo scienziato autentico. Non si può designare nessuno dei grandi scienziati come scientista. Tutti i grandi scienziati furono critici nei confronti della scienza. Furono ben consapevoli di quanto poco noi conosciamo.

Ciò che distingue lo spirito critico dallo scientismo dogmatico è l’ammissione che la scienza procede per ipotesi e non è in grado di produrre verità assolute.

Uno dei disturbi d’ansia maggiormente esplosi è l’attacco di panico, caratterizzato da intensi stati d’ansia con la relativa sintomatologia fisica e psicologica (palpitazioni, tachicardia, tremori, vertigini e capogiri, sudorazione, sensazione di soffocamento, dolori al petto, parestesie, nausea e disturbi addominali, paura di perdere il controllo, derealizzazione ovvero percezione del mondo esterno come strano e irreale e infine depersonalizzazione cioè alterata percezione di sé ed estraneità ai propri processi di pensiero o dal corpo) che si presenta in maniera imprevedibile, improvvisa, senza una causa scatenante, e che provoca la paura di perdere il controllo, di morire addirittura.

Il panico è quella sensazione di paura sia individuale che collettiva (isteria di massa) che nasce dalla percezione di un pericolo reale o immaginato, che conduce ad atti illogici e irragionevoli. Irrompe nella psiche prepotentemente quando si vivono esperienze di perdita di coscienza del senso di sé.

Il termine panico deriva dal dio greco Pan, simbolo della natura e dell’universo, è ciò che anima ‘tutto’. Ma è anche riferibile a Phanes ‘colui che porta la luce’ ed anche all’eroe solare vedico Pushan ‘colui che fa prosperare’.

Pan è un essere ibrido, mostruoso: bimbo peloso con il viso di capra, riempie di terrore la propria madre che l'abbandona alla nascita. Dell'animale Pan ha le zampe, il sesso, la piccola coda, il pelo e la testa; dell'uomo ha la stazione eretta, il busto e le mani.

(P. Borgeaud)

Hermes, il padre, dopo averlo avvolto in una pelle di lepre lo porta sull’Olimpo, dove viene accolto gioiosamente da Dioniso. La lepre è un animale sacro ad Afrodite, Eros e alla Luna, appartiene al mondo dionisiaco e l’essere avvolto nella sua pelle simbolizza l’appartenenza a quell’universo e fa sì che le gesta di Pan abbiano dei significati ermetici, simbolici.

Pan è colui che genera l’umanità: figlio di Hermes e della ninfa Driope, è il dio pastore dall’aspetto di un satiro, raffigurato con zampe irsute e corna caprine, mentre il busto è umano, il volto barbuto dall'espressione terribile. Vaga per i boschi, spesso per inseguire le ninfe, mentre suona e danza. Il suo aspetto sgradevole lo porta a esercitare il suo potere generatore anche con la violenza non disprezzando neanche le unioni carnali con animali, James Hillman infatti sostiene che Pan sia l'inventore della sessualità non procreativa e della masturbazione.

Se disturbato emette urla terrificanti che spesso spaventano anche lui. Un dio selvaggio, potente e irruento, amante della musica e della danza, velocissimo nella corsa e abilissimo saltatore. Ma anche generoso e sempre pronto ad aiutare chi glielo chiede. Un dio che è collegato alla paura, irrompe nella psiche al suono potente e ipnotizzante dei suoi zoccoli e del suo flauto. È il richiamo della natura, della vita, è la voce tonante che distrae la mente dal suo continuo chiacchiericcio, dal vano tentativo di dominare e controllare tutto. Proprio quando si abbassano le difese Pan fa il suo ingresso nella psiche ricordandoci il suo potere, ci sussurra che il panico non è un nemico ma un amico che mostra le zone d’ombra, quel serbatoio di energie vitali che servono per realizzare se stessi.

Infatti proprio per le sue caratteristiche è legato alle forze della Grande Madre, alla Terra, alla Luna ed alla fertilità dei campi, è quindi un archetipo principale che ha radici profonde nella coscienza collettiva dell’intera umanità.

La paura di Pan è la paura del mondo, della vita, di se stessi, della morte, dell’energia libidica istintuale che pervade la natura. Prende il sopravvento quando vengono negati gli istinti profondi, viscerali, naturali che hanno l’urgenza di essere soddisfatti. Nelle culture ancestrali tali istinti erano contestualizzati, incanalati, integrati nella struttura della personalità attraverso la sacralità dei riti, mentre nella cultura moderna essi sono separati a compartimenti stagni ed esplodono nella violenza, nella sopraffazione, nella discriminazione.

E l’attacco di panico è la manifestazione di questa profonda paura, dal mancato riconoscimento di pulsioni ed emozioni funzionali invece al nostro ben-essere. Se il mondo è la proiezione delle immagini psichiche allora il panico è il terrore che scatenano in noi tali immagini. E qui il processo alchemico si inserisce come strumento di pacificazione, di trasmutazione delle emozioni paniche correlate agli eventi e alle immagini in tasselli da includere nel puzzle di noi stessi.

Il panico è quindi frutto della mente che identifica se stessa separata da tutto il resto, che non ha sperimentato la fusione toroidale con tutti gli elementi naturali visibili e invisibili, al contrario della mente ampliata che ha già attuato la fusione degli opposti attraverso l’amore, che ha banchettato con la materia nelle sue infinite manifestazioni, godendone appieno in un amplesso rinvigorente.

Amare Pan significa amare la natura intesa come la totalità dei fenomeni e delle forze che si manifestano nell’Universo. Il termine natura deriva dal greco physis e tradotto in latino significa ‘ciò che sta per nascere’, comprendendo varie dimensioni della realtà: terra, piante, animali, ecosistemi. Vorrei qui citare la famosa ‘Ipotesi Gaia’ ovvero la teoria anticipata nel diciassettesimo secolo da Giovanni Keplero e ripresa da James Lovelock nel 1969, secondo la quale tutti gli esseri viventi sulla Terra convergerebbero in un unico organismo capace di autoregolarsi per favorire la vita chiamato Gaia, dal nome della dea greca.

Pan giace in un sonno profondo nella psiche sia individuale che collettiva, è stato rimosso anche a opera del cristianesimo che lo ha associato al demonio, al male che altro non è che la perdita della connessione soggettiva con la natura e le forze istintuali. Svegliamolo dal sonno e dialoghiamoci.

Così di moda in questo periodo storico sono gli influencer, persone che influenzano altre attraverso i vari social, blog, portatori di messaggi e immagini che spaziano dalla moda, al cibo, ai viaggi, all’essere cool, vincenti, di successo.

Ho coniato il termine ‘panfluencer’ riferendolo a colui che ha il compito di diffondere il panismo, quella simbiosi perfetta tra uomo e natura che pone l’Io sullo sfondo. Colui che crea un collegamento immaginale tra uomo e natura, che contribuisce a creare il senso di comunità, non così presente nella cultura occidentale.

Abbiamo bisogno di pan-fluencer, di individui connessi alla natura, che la amano e sanno di esserne parte integrante, non distinta, che amano la vita e che sponsorizzano la frugalità, l’essenzialità, che seguono la filosofia del togliere anziché dell’accumulo di cose sovente superflue. I nuovi selvaggi che si sono liberati degli orpelli consumistici, dell’idea di competere per essere persone di successo, che poi cos’è se non un’illusione? Che non si identificano con gli oggetti e non inseguono falsi valori.

Io canto Pan, il ninfageta, essere caro alle Naiadi, orgoglio dei cuori d'oro, principe di una musa leggiadra. Dal suo flauto eclatante versa un poema pieno di divinità; dopo, a passi leggeri, si slancia per i canti sugli antri ombrosi, movendo il suo corpo infinitamente cangiante, il bel ballerino, il bel viso risplendente della sua bionda barba: il panico di Eco sale fino allo stellato Olimpo, inonda la folla degli dèi del Monte d'una musa immortale. La terra tutta intera ed il mare sono pregni della tua arte, perché tu, tu sei il sostegno di tutto. Oh, sì, Pan, Pan!

(Inno di Pindaro per invocare Pan)

Nel panorama dei movimenti che hanno questo tipo di mission vorrei segnalare al lettore Fruttalia.it, un progetto di ri-evoluzione armonica umana che oltre a occuparsi di ben-essere, studio e ricerca su alimentazione naturale, fruttarismo, ecologia, veganismo, ha sviluppato un progetto di cooperazione umana chiamato ‘Ubuntu’, il motto “Io sono felice se tu sei felice” sul quale si basa la vita nei villaggi africani. Il progetto si ispira alla vita cooperativa di aiuto integrato che si vive nei villaggi in cui non esiste il denaro, e ognuno ha un compito, ed a nessuno manca nulla. Uno degli obiettivi è creare una tribù moderna che non rinuncia al progresso sociale e alla tecnologia, ma anzi li usa e sviluppa integrandoli ad una vita naturale autosostenibile.