Nella società moderna, grazie allo sviluppo delle conoscenze mediche e all’evoluzione delle tecnologie, è aumentata l’aspettativa di vita e di conseguenza si è allungata la durata della vecchiaia. A causa di tale tendenza, però, le persone anziane hanno una maggiore probabilità di sviluppare malattie. Esiste anche una differenza di genere: uomini e donne invecchiano in maniera differente e presentano una diversa suscettibilità ad alcune patologie.

Per rallentare l’invecchiamento e mantenere uno stato di benessere fisico, mentale e sociale è necessario prestare attenzione a poche ma efficaci abitudini di vita. È importante seguire una corretta alimentazione, vivere in un ambiente poco inquinato, ridurre lo stress, impegnarsi in occupazioni stimolanti dal punto di vista cognitivo e soprattutto praticare una regolare attività fisica.

Come ha affermato lo psicoterapeuta statunitense Alexander Lowen: “Noi esseri umani siamo come gli alberi: radicati al suolo con un’estremità, protesi verso il cielo con l’altra, e tanto più possiamo protenderci quanto più forti sono le nostre radici terrene. Se sradichiamo un albero, le foglie muoiono; se sradichiamo una persona, la sua spiritualità diventa un’astrazione senza vita”.

E ancora il neurologo Erwin Straus ha scritto: “La postura eretta è una condizione indispensabile dell’autoconservazione dell’uomo. Stiamo dritti, ed è in questa specifica relazione con il mondo che ci percepiamo”.

La posizione eretta e il controllo della postura sono il frutto di una laboriosa concertazione tra organi di senso, sistema nervoso e apparato scheletrico-muscolare. Si tratta di un processo che necessita di continui “aggiustamenti” poiché la linea di gravità del corpo si proietta più avanti rispetto alle caviglie e alle ginocchia. Inoltre, implica dei profondi cambiamenti fisiologici che riguardano sia la pressione sanguigna sia l’attività cerebrale, con un maggiore consumo di ossigeno e di calorie rispetto alo stare seduti.

Purtroppo, una vita sedentaria e lunghi periodi di inattività fisica contribuiscono a indebolire l’organismo, riducendone la forza e la resistenza. Poltrone, sedie e materassi rendono la vita più comoda ed efficiente, ma allo stesso tempo rendono le nostre schiene più deboli e soggette a patologie di vario genere, che affliggono milioni di persone in tutto il mondo. Lunghi periodi trascorsi a sedere, assumendo delle posture scorrette, comportano degli adattamenti muscolari e delle risposte fisiologiche contrari a un sano equilibrio corporeo.

La posizione innaturale della colonna vertebrale e del collo, l’indebolimento dei muscoli addominali e della schiena impegnati a stabilizzare il busto, l’accorciamento dei flessori dell’anca, dei muscoli delle cosce e dei polpacci, e il rallentamento del metabolismo e della circolazione sono gli inconvenienti più frequenti legati a una vita sedentaria.

Uno stile di vita sedentario può essere bilanciato con delle brevi pause di attività fisica (5-10 minuti, almeno ogni 2 ore), in cui si può camminare, salire e scendere le scale dell’ufficio o di casa, praticare dei leggeri esercizi di allungamento muscolare oppure dei semplici piegamenti sulle braccia o sulle gambe. Con il passare degli anni, è necessario inserire una moderata attività fisica giornaliera che agisce a vantaggio delle condizioni generali dell’organismo, contribuendo a rallentare il normale processo d’invecchiamento. È sufficiente camminare a passo veloce per 30-40 minuti al giorno, aggiungendo una regolare pratica (almeno 20 minuti) di esercizi fisici (yoga, tai chi, stretching, ecc.) oppure si possono compiere lunghe passeggiate in ambienti naturali (trekking, nordic walking, ecc.).

Camminare con una certa regolarità, oltre a stimolare l’apparato cardio-circolatorio e respiratorio, giova all’intestino, favorendo la peristalsi, e contribuisce, insieme a una corretta alimentazione, a rallentare l’invecchiamento del cervello.

Numerose osservazioni sperimentali hanno evidenziato un effetto positivo dell’attività fisica sulle funzioni cerebrali, che si manifesta con un aumento volumetrico di alcune regioni del cervello, soprattutto dell’ippocampo e della corteccia prefrontale (aree del cervello coinvolte nelle funzioni della memoria, nelle attività cognitive, comportamentali e motorie). Queste ricerche sembrano confermare il possibile coinvolgimento di piccole molecole di natura proteica, appartenenti alla famiglia delle neurotrofine: tecnicamente si chiamano fattore neurotrofico cerebrale (BDNF) e fattore di crescita dell’endotelio vascolare (VEGF), coinvolti rispettivamente nel potenziamento delle connessioni tra i vari neuroni e nella formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi).

Nel corso dell’attività fisica entra in gioco anche la respirazione, la quale riveste un ruolo chiave nel mantenimento dello stato di salute. Il lavoro dei polmoni, infatti, è finalizzato a fornire ossigeno al corpo, utilizzato per produrre energia, ed eliminare l’anidride carbonica prodotta come scarto del metabolismo cellulare. Ma la respirazione oltre a garantire il giusto apporto di ossigeno alle cellule, stimola, attraverso il libero movimento del diaframma, la funzionalità di vari organi addominali, come stomaco, intestino, fegato e pancreas.