Jiddu Krishnamurti, filosofo di origine indiana, affronta, in uno scritto del 1972, il dualismo fra ordine e disordine e pone una interessante domanda alla quale tenta di dare una risposta: Cos’è il disordine? – si chiede - Quando la mente comprende profondamente, interiormente cosa crea il disordine, da questa intuizione, da questa consapevolezza, da questa osservazione, si crea naturalmente l’ordine.

Queste parole suggeriscono un'intrigante riflessione su un tema che tocca molti di noi e che vorrei condividere con voi. Questo filosofo apolide - che viaggiò fino all’età di 91 anni per parlare alle folle della liberazione dell'uomo dalle paure, dai condizionamenti e dall'accettazione passiva di qualsiasi dogma - mentre tenta di definire il disordine, giunge in realtà alla definizione del concetto di ordine.

Soltanto quando abbandoniamo il giudizio negativo sul disordine possiamo prendere in considerazione l’ipotesi che interpreta l’ordine come conseguenza naturale della presa di coscienza intima e profonda di cosa sia il disordine. Il disordine crea imbarazzo: generalmente è considerato sintomo di poca efficienza, poca organizzazione, poca pulizia. Di solito neghiamo di essere vittime del disordine o, peggio ancora, di esserne gli artefici. Quando usciamo dalla convinzione che ci porta a considerarlo negativamente e proviamo ad ammettere che è un problema reale e che potrebbe affliggere la nostra scrivania e la nostra vita, iniziamo a valutare il nostro mondo esterno come rappresentazione di qualcosa che si trova dentro di noi.

L’ordine si crea nel momento perfetto in cui la mente esce da un modello precostituito di ordine e perviene, in assenza di contrapposizione e competizione con altri, alla consapevolezza che il proprio ordine interiore conduce sia alla vittoria sul caos, sia alla realizzazione dei propri obiettivi personali e individuali.

Nel contesto attuale appare quasi anacronistico parlare di ordine vs. disordine in una società che vive a ritmi frenetici e spesso caotici a cui è difficile sottrarsi. Questa velocità del vivere, ci fa perdere, nella frenesia quotidiana, la consapevolezza che così sfuggiamo a domande importanti sul perché lavoriamo così tanto e per quale motivo imponiamo alla nostra vita ritmi così stressanti.

Può accadere così che perdiamo la chiarezza su quello che desideriamo veramente nella nostra vita, sopraffatti dall’andatura convulsa della società attuale. In una corsa continua contro il tempo, cerchiamo di raggiungere obiettivi economici e di carriera a scapito della vita di relazione e famigliare e del tempo da dedicare a noi stessi e ai nostri spazi creativi. Accade allora che, nel perseguimento di questi obiettivi meramente economici, ci allontaniamo dalle nostre vere passioni, il motore più importante che ci spinge ad andare avanti nella vita e ci consente di superare ostacoli e difficoltà.

Fare chiarezza dentro e fuori di noi è la spinta che ci porta a entrare in contatto con le nostre vere passioni, quelle che ci fanno stare bene in salute, che ci permettono provare emozioni positive e ci fanno sentire dotati di una carica inesauribile di energia per raggiungere i nostri obiettivi. Quando viviamo in un contesto carico di “ispirazione”, “passione” e “azione”, difficilmente potremo sentirci depressi o giù di tono e obiettivi apparentemente insormontabili diventano traguardi raggiungibili quando crediamo profondamente in noi stessi e in quello che facciamo.