La mail comincia con una delle sue poesie:

Cosa succede in questa Terra matta?
Mi guardi strano come una ciabatta
troppo lontana da infilare al piede
cammino solo sopra al marciapiede.
E con le cuffie nelle orecchie ignoro
il tuo me stesso che ti cerca solo.
E con le mani nelle tasche ignoro
la mia te stessa che mi cerca sola.
Che cosa siamo io e te in questa Terra?
Se non possiamo stringerci piangendo.
Che cosa siamo io e te in questo posto
se anche oggi al sole piangi di nascosto.

E come posso dargli torto? Anche ora, sdraiata sul letto, guardo la ciabatta sul parquet: è così lontana! E poi dov’è finita l’altra? Sarà sotto al letto, tra la polvere. Ah, è tutto così difficile. Una ciabatta infognata nello sporco che avrei dovuto pulire, l’altra troppo lontana da mettere, e, la cosa peggiore, io (arrotolata nel piumone come uno scarafaggio). Fuori dalla finestra vedo il sole… è bello, dovrei uscire, fare qualcosa. Ma devo prima fare delle cose davvero importanti, come cambiare la mia vita. Ah, è tutto così difficile. Mi rigiro nel piumone e decido di dormire ancora un po’ prima di agire, perché agire richiede fatica; richiede, soprattutto, di recuperare le ciabatte.

Mi risveglio per l’ennesima volta… ma questa volta non mi rimetterò a dormire. Cosa potrei fare per cominciare? Qualcosa di utile ma non troppo stressante. Giusto, potrei mangiare. Devo fare colazione. Ieri avevo comprato una scatola di cioccolatini, poi, in un moto d’orgoglio, avevo deciso di non aprirla. Fortunatamente per togliermela dalla visuale l’avevo buttata sotto al comodino: vicina ma priva di potere, mi ero detta. Ed è lì che la ritrovo, brillante e magnifica promessa di felicità. Mangiando i cioccolatini leggo qualche manga: due giovanissimi protagonisti scoprono l’amore tra mille fraintendimenti e avventure… che facevo io a quei tempi? Innocente e innamorata. Ho sprecato i migliori anni della mia vita con quell’idiota!

La mail continua così:
Incontriamoci oggi, sulla panchina del parco.

Quella noiosa vecchia panchina ammuffita! Non so se andrò da lui, ma prima di vederlo devo cambiare la mia vita. Allora m’ammirerà: bellissima, impettita, indipendente, realizzata. Ondeggerò fredda e irrispettosa sui miei tacchi mozzafiato: lui larva e io farfalla. Immagino la scena mentre striscio come un lombrico sotto le coperte per cercare il tablet che ho perso nei meandri del letto. Meglio guardare prima un bel film, A Beautiful Mind per esempio.

Ho le lacrime agli occhi... Il loro innamoramento, la loro vita assieme. Lui è così intelligente e talentuoso, eppure dannato dalla malattia. Ma non si arrende, continua a combattere con forza e coraggio mentre sua moglie gli sta accanto. Loro sopportano tutto assieme. Mi sono innamorata di John Nash...

Che cosa siamo io e te in questa Terra?
Se non possiamo stringerci piangendo.

A che ora era l’appuntamento? Mi fa male la schiena, troppo tempo a letto.

Ti aspetto alle 18.

Voglio andare, perché forse anche noi siamo destinati a stare insieme, ad aiutarci a vicenda, ma… Razionalmente, non è poco tempo per diventare un’altra? Non voglio vederlo, non oggi. Dopo una giornata passata a letto con i cioccolatini chiunque non sarebbe in forma, dico bene? Non voglio uscire, mi fa male la testa. Oh! Si è finalmente scaricato La Bella e la bestia… tanto vale vederlo subito.

Ahhh, sono colma di dolcezza, come finiva la mail?

Ti aspetto.

Lui è la mia bestia che non si è trasformata in un principe. Ma c’è qualcosa di molto romantico in tutto ciò: lui è lì, e aspetta di essere riaccettato in casa da me nonostante non sia stato capace di trasformarsi, promettendo ancora e ancora che un giorno si trasformerà. E io devo essere davvero tanto bella e bona (ops, volevo dire buona) per sopportare un tale idiota nonostante la certezza che non si trasformerà mai. Insomma, Belle non sarebbe stata tanto bella senza la sua bestia o sbaglio? Quindi più lui è cretino, più io sono una santa e dolce fanciulla. Ci sono stati tempi in cui lo amavo da impazzire, ci sono stati tempi in cui per lui avrei fatto qualunque cosa. Ho aspettato invano che si trasformasse in un ricco principe beneducato. Ora mi rendo conto che non posso più vivere senza di lui: con lui c’è qualcosa di troppo, ma senza di lui qualcosa manca. Per prima cosa manca qualcuno che in un modo o nell’altro mi faccia alzare dal letto nei giorni di ferie (da sola finisco sempre per buttarli, come oggi).

Presto! Devo fare in fretta! Sono le 17:50!!! Mi catapulto giù dal letto, infilo il primo vestito che trovo, metto un poco di rossetto, afferro borsa, chiavi e schizzo fuori. Corro fino al parco, uff, 18:10. Lui è lì sulla panchina, mi saluta sorridendo. Diamine, siamo di nuovo noi due, due vecchie ciabatte. Ovviamente non mi sono trasformata nella bellissima donna che mi ero immaginata, sono sempre la solita sciattona. "Avrei voluto uscire con il sole, ma tra poco farà buio," borbotto. Ci dirigiamo verso casa parlando del più e del meno (finalmente posso lamentarmi con qualcuno). La nostra casa.