C'eravamo tanto amati, di giorno come di notte. Furtivamente.
Amati come si amano due condannati a morte, stretti l'uno all'altro.
Amati come due corpi che formano una sola sagoma, come un doppio o come due fantasmi.

C'eravamo tanto rincorsi, dopo notti insonni a tergiversare, deviare, dissimulare.
Abbiamo chiuso la porta per poi riaprirla con il bel tempo, come si fa in estate o in primavera. Stagioni a noi sconosciute, residui che il tempo ci regala involontariamente.

E così, nell'amore più profondo e delirante, quello che somiglia all'odio e non conosce distanze, abbiamo attraversato la stessa strada, mano nella mano, complici più che amanti.
Abbiamo scritto l'ennesima pagina della nostra tragedia, quella sporca di dolore, quella che fa perdere il sonno. Ci siamo svegliati abbracciati, sconosciuti ma perfettamente incastrati.
A poco a poco, aperti gli occhi, ci siamo affacciati dallo stesso balcone vedendo la realtà così com'è. Una realtà che non ci piace. Distante, nemica, isterica nei suoi pochi momenti di felicità.
Una realtà che non ci accoglie, superstiti come siamo di sanguinose e incessanti battaglie. Ormai stanchi, con gli occhi pieni di sangue.

C'eravamo tanto amati, come due che si recano a teatro e nello spettacolo cercano loro stessi, ingenuamente negli occhi di qualche bravo commediante. In prima fila.
C'eravamo tanto amati, sotto la pioggia, nella bufera, affannosamente. Come due bambini che giocano a correre forte senza mai schiantarsi o precipitare. Complice la voglia di sopravvivere, nonostante tutto.

C'eravamo tanto odiati, crocifissi dalla mano di qualcuno che non mai abbiamo visto, armato dal bisogno di farci del male. Crocifissi dalla medesima mano.
Cercavamo i nostri volti in sbiadite foto-ricordo, per non dimenticare cos'eravamo prima di adesso, per non cancellare gli enigmatici sguardi. Ancora ci chiediamo dove e cosa guardavamo. Così asettici e mai inquadrati dall'obiettivo. Focalizzati quanto basta per dissolverci e sparire.
Esistevamo così, effimeri nel ricordo. Lucidi nella contemplazione.

Sobbalzati dal letto quando ci siamo destati, entrambi. Spalle contro spalle, cuore contro cuore.
Non una parola in più, nessun eco di piacere. Non un suono, né una voce. Nessun rumore dalla finestra.
Noi, con le mani gelide a riscaldarci ma sempre più lontani.
Noi, ancora umidi dalla vergogna a sognare l' altrove. Immobilizzati dal risveglio.

C'eravamo tanto amati, una notte o forse due. Avvinghiati alla vita come profughi alla speranza.
Così noi, c'eravamo, imperfetti, nel desiderio di essere ama-n-ti.