Diavolo, dal greco Diabolos: colui che divide, che separa.

Nella seconda metà del diciottesimo secolo ebbe inizio la deportazione massiva dei neri dalle coste dell'Africa occidentale alle isole caraibiche e in sud America per essere utilizzati come schiavi. Tale commercio separò per sempre dalla propria terra e dalle proprie tradizioni una moltitudine di uomini che presero con sé nel nuovo mondo l' unica cosa che riuscirono: le loro credenze. Tuttavia agli schiavi fu categoricamente proibito, pena la morte, di professare la loro religione ed essi furono costretti a fingere di abbracciare il cattolicesimo, mentre, in realtà, pregando i santi cristiani, officiavano segretamente i loro riti africani.

Così gli schiavi neri, sradicati dal loro mondo, fusero il loro credo con quello dei padroni dando origine al sincretismo. Gli spagnoli, vedendo la furiosa e ossessiva venerazione dei negri per i santi cristiani, chiamarono, in senso spregiativo, questo modo di professare la fede "santeria". Ma in realtà, dietro le immagini sacre cristiane venivano e vengono tutt’oggi venerati gli Orisha, divinità africane, ognuna delle quali corrisponde a un santo cattolico.

Caratteristica saliente di questa pratica religiosa, tuttora diffusa a Cuba, Haiti, Santo Domingo e in Brasile è la possessione del fedele da parte della divinità, chiamata sui ritmi ipnotici di musiche ripetitive e balli stremanti, nonché sedotta da ricche offerte di cibi, rum inebrianti, sigari e sacrifici animali. La musica ha un ruolo centrale nella santeria. Serve a invocare la divinità, chiamata da una specifica scansione ritmica e frequenza sonora, aiutando la persona a entrare più facilmente nello stato di trance. Chi ha assistito ai riti sa che il rullo di tamburi è così potente da indurre lo stordimento.

Un altro tratto della santeria è lo spiritismo. Attraverso di esso i vivi entrano in relazione con le anime disincarnate, chiedendo agli spiriti dei morti aiuto per risolvere i problemi della vita quotidiana. Possessione, spiritismo, sacrifici di animali, musica ipnotica e ossessiva. Questi gli ingredienti magici e alchemici della santeria.

Una considerazione su questi riti. Essi non vengono celebrati in templi o chiese dedicate, ma in case private e officiati da persone comuni. Consolidando in questo modo il senso di appartenenza a una sorta di grande famiglia allargata in cui opera il mutuo soccorso che emerge già durante il rito quando tutti i partecipanti si precipitano a proteggere “da lui stesso” e ad assistere chi entra in trance posseduto dal dio.

La musica che permea questo mondo rarefatto e volatile trova naturale evoluzione nei moderni ritmi latino afroamericani: salsa, rumba reggaeton, che opererebbero su due livelli, uno manifesto e l’altro più sottile. Da un lato i rapporti tra vivi, fatti di carne, sangue, umori odorosi, dall’altro, la possessione e la trance che questi suoni sincopati mirano a evocare è invece il rapporto ctonio con dèi e morti.

C’è da dire però che come spesso accade nelle cose umane, un fenomeno che nasce con determinate caratteristiche è soggetto a trasformazioni e strumentalizzazioni in base al mutare del contesto storico in cui viene a trovarsi. Così oggi le per così dire “recenti” rivoluzioni politiche e sociali hanno teso, specie a Cuba, a istituzionalizzare la santeria enfatizzandola, proprio in un’ottica anti cristiana e anti-occidentale conferendole un ruolo dominante nella cultura popolare al prezzo, però, di una forte desacralizzazione, se per religione si intende un atteggiamento collettivo di “apertura” verso un oggetto non esauribile con discorsi puramente dialettici. Che lo si chiami diabolico se il suo culto genera turbamento e furia o divino se al contrario profonde pace, avvicina all’accettazione e alla trasformazione del dolore.

Ecco allora che in questa prospettiva, nonostante i soliti moderni tentativi sociopolitici di salvare tutto sotto l'etichetta del folklore e della tradizione, credo non ci siano troppi dubbi su dove bisognerebbe collocare la santeria e i culti a essa correlati. Non siamo forse nell’era dell’Acquario, nominata tanto dallo stesso Philip Dick? Nel periodo di confluenza dove ognuno è diverso e uguale allo stesso tempo.