"Da che mondo è mondo perché si fanno le guerre? Per assicurarsi la pace. È raro che si faccia una guerra per arrivare alla guerra. [...] Se per assicurarsi la pace occorre fare la guerra, non sarebbe meglio rinunziare alla pace? Almeno non si farebbero le guerre. No! Perché se non si fanno le guerre che servono ad evitare le guerre, vengono le guerre.
Il cameriere: Acqua minerale? Il cliente: Naturale
Il cameriere: (prendendo nota) Acqua naturale. Il cliente: Ho detto minerale
Il cameriere: Veramente, mi scusi, ma lei ha detto naturale
Il cliente: Intendevo: "naturale, acqua minerale". Non le sembra naturale che io beva acqua minerale?
Il cameriere: Anche la signora acqua minerale? La cliente: Naturale
Il cameriere: (prendendo nota) Minerale. La cliente: Ho detto naturale
Il cameriere: Credevo che intendesse come il signore: "naturale, acqua minerale". Invece intende: "naturale, acqua naturale".
da: Umorista sarà lei – Vita ed opere di Achille Campanile

Sono fin da ragazzo affezionato al Terzesimo libro di Sani Gesualdi di Nino Frassica come pure a Quelli della Notte e a Indietro Tutta. La demenzialità non è surreale, è la costruzione leggiadra di un mondo parallelo e alternativo che conserva un suo pur strampalato logos, una coerenza che funambola e si avvita sui giochi di parole, sulle antitesi e sui rovesciamenti, che vive e rinasce dagli svuotamenti e dai lati d’ombra della lingua liberata dagli usi convenzionali. La comicità demenziale è come una setta esoterica, forse il primo pensiero nomade, forse il più potente antidoto antideologico, un torrente carsico che attraversa i tempi conservandosi fresco e guizzante, senza tempo, e questo proprio perché uno dei suoi aspetti è l’avere come habitat la lingua nella sua dimensione ontologica. Opera cioè ad un livello da “lingua universale”, ad un livello simile a quello subatomico, dove non ci si avvede della freccia unidirezionale del tempo macromolecolare. Avendo la lingua quale sua materia di gioco, insieme al gesto e all’immagine e a molti altri fattori, può invertire il nesso causale, e, quindi, la progressività del tempo.

Altra è la sua geometria, non certo quella euclideo-newtoniana. Propria le è l’ellisse, la spirale, il vortice. Il demenziale a testa fino all’implosione qualsiasi “componente” interna al mondo, ora velocizzandolo, ora assolutizzandolo, ora invece tramite la deregulation. La comicità demenziale è sempre un esperimento psicolinguistico utile ed interessante. Per questo piace: la comicità demenziale è de-mens, cioè libera la mente, la fluidifica e volatilizza, la de-mentalizza dalle sue cristallizzazioni, scioglie i piedistalli, salta nelle intercapedini fra significato e significante. E’ un “retromondo” (L’angelo della finestra d’occidente, G. Meyrink) di libertà e gioco ma che nel contempo sempre in dialettica con la percezione comune del mondo. Per me il periodo più gioioso e fertile per la comicità demenziale nella mia percezione è proprio il periodo fra inizio dicembre e fine gennaio. Una mistica follia mi sfiora nella sua stimolante elettricità. Eccesso di raggio cosmici? Scherzi dell’elettromagentismo? Canalizzazione dispersiva delle energie mistiche del Natale? Il tempo del cambio di ciclo. La mente vuole alleggerirsi e captare nuove arie. Mi sono quindi ovviamente precipitato in libreria per acquistare e leggere la sua nuova opera La mia autobiografia di Frassica.

Dopo una prima iniziale delusione, per il fatto che questo libro contiene molti, troppi rimandi lessicali e ideativi al Terzesimo libro di Sani Gesualdi, capolavoro intatto e attualissimo, da ripubblicare, mi ha ripreso tuttavia il piacere dello sghignazzo demenziale. Uno dei motivi per i quali l’ultimo di Frassica è meno efficace delle sue opere anni 80’è dato dal fatto che in quest’ultimo Frassica parla in prima persona e non utilizza un medium, un filtro, una maschera come la figura del frate surreale “Sani Gesualdi” oppure del presentatore tv in Indietro Tutta. La sospensione dell’incredulità diventa così meno immediata. Abbiamo un vulnus nell’artificio. Non si può recitare con mezza maschera. Oppure un po’ mascherati e un po’ no. Senza maschera e senza artificio non avviene il prodigio dell’emergere di quel luogo senza spazio né tempo che è il luogo dello sghignazzo liberatorio, della risata di fronte all’insensatezza costruita, studiata, che funziona proprio in quanto assurdità ma anche in quanto è costruita appositamente e come tale appare con una paradossale fortissima illusione di spontaneità, di freschezza.

Mi sono poi trovato a riflettere istintivamente sulla demenzialità quale forma narrativa, quale tradizione culturale. A chi pensare? Certamente alla Storia fantastica di Luciano di Samosata, ai Carmina Burana, nell’iperbole della ripetizione parossistica del bibit ille bibit illa, ma anche il Gargantuà e Pantagruel in certi celebri passi come la descrizione iperbolica del banchetto e dell’infanzia del bambino gigante e nel passo dei “gatti in pelliccia”, mirabolante emblema dell’inversione/ricomposizione di un'idea di mondo. Mi sono soffermato allora a pensare all’iperbole e alla ripetizione e alla formula degli “elenchi”, non a caso così frequenti in Frassica, quali fenomeni propri della comicità demenziale. Gli elenchi quale formule per reinventare un mondo nell’artificio di celebrarlo e sistematizzarlo (Umberto Eco, Vertigine della lista). Casi simili li troviamo nella pantagruelica cena del gatto e della volpe all’Osteria del gambero rosso in Pinocchio, e pure nelle esagerazioni tipiche di quel genio e maestro che è stato tanto Walter Chiari quanto Achille Campanile. Mi sovviene di Campanile la storia mirabolante di un neo parlante che si sposa.

Frassica è importante storicamente per la comicità demenziale in quanto rappresenta un anello di congiunzione fra l’attuale ipertrofia dei giochi di parole e dell’iperbole nello stesso linguaggio gergale e nell’advertising commerciale e la tradizione novecentesca di cui ricordiamo al volo E lasciatemi divertire di Palazzeschi e la Vispa Teresa nella sua mitologia derivata fumettistica e nella continuazione di Trilussa. Altri due esempi sono illuminanti e hanno preceduto Frassica di pochi anni aprendo la strada al ritorno del demenziale quale esigenza dell’anima: Paolo Villaggio e Stefano Benni. Anche nelle loro opere le iperbole e gli elenchi comici sono essenziali e frequenti e se guardiano le cronologie Paolo Villaggio nel suo primo libro su Fantozzi ha preceduto persino Stefano Benni. Fantozzi è del 1971, edito da Rizzoli, mentre Bar Sport di Benni è del 1976. Nessuna accusa di imitazione per carità. Il genio di Benni è floridissimo e originalissimo. Semplicemente la constatazione che le iperbole e gli elenchi demenziali sono un'esigenza linguistica naturale e strutturale per la comicità demenziale quale forma di ri-miscelamento e reinvenzione del mondo e del linguaggio. Oggi il panorama non è felice, dato il decadimento massivo del linguaggio e dello spirito critico, in quanto il demenziale vive dentro il linguaggio e quindi accusa una restrizione di possibilità creative dal decadimento socioculturale, ma il nostro tempo presenta anche ottime e rare eccellenze quali Bergonzoni, Lillo e Greg, e il grande attore e autore che ha partecipato alla versione televisiva di Lo Strano caso di Felice C. di Salemme nella parte del nonno, e al programma Uno Due Tre Stella della Guzzanti, artista di genio e di linguaggio, non a caso amato da Umberto Eco.

Dietro le quinte ancora sorride sornione il grande maestro del “situazionismo comico” degli ultimi 30 anni: quel Renzo Arbore lucido e fertilissimo che giustamente Frassica continua a ricordare ed omaggiare, e a cui ci uniamo con piacere nella sua giusta esaltazione. Arbore è la risposta latina ed europea alla demenzialità neofuturista di Mel Brooks. Se per gli anglosassoni resta una matrice il film Hellzapoppin (1941) quale insieme di tecniche narrative ibride, avanguardistiche e metalinguistiche, Arbore riparte dalla migliore tradizione europea e letteraria, commedia dell’arte inclusa. La comicità demenziale quale costante della mente. Le costanti si presuppongono, si eludono, si dimenticano. Per questo sembrano latitare e invece sono le più presenti. Per questo il suggerimento di gustarsi la comicità demenziale fra la fine di un anno e l’inizio di un altro: il capovolgimento curvilineo apparirà così sia dentro che fuori e grazie all’ab-surdum ritornerà la bellezza dell’armonia nella tacitazione della re-citazione per far riemergere l’"accordare", che sembra frastuono, necessario alla musica della vita.