Le parole subiscono spesso la stessa sorte delle persone che ci sono vicine: manteniamo per loro una forma di affetto senza scosse, una dignitosa abitudinarietà, ma, con il passare del tempo, ci dimentichiamo di amarle. Dimentichiamo il suono della loro voce, non sapremmo dire il colore dei loro occhi o descrivere le loro mani. Non ci ricordiamo che hanno bisogno di noi, delle piccole sfumature del nostro bene, talora anche della nostra passione.

Anche le parole, come tutte le creature, chiedono cura, affetto e gentilezza per continuare ad incontrare la vita e la prima via attraverso la quale esprimere questi sentimenti è certo tornare a conoscerle ed a riconoscerle nella loro bellezza, talora alquanto sbiadita, privata di quella brillantezza adamantina che viene dal sentirsi ammirate e al centro della scena.

Prendersi cura delle parole significa ritrovare il piacere di ascoltarne la storia, ritornare a dedicare loro un tempo ed uno spazio liberati dall’obbligo, nutrirle con amorevolezza, cogliere le mille sfumature dei loro tratti, le piccole rughe che parlano di antiche emozioni, festeggiare le nuove nascite, guarirne le ferite attraverso il balsamo odoroso della scrittura che le appoggia delicatamente sul foglio.

E’ importante l’azione dello scrivere la parola, osservare il gesto per mezzo del quale la mano trasforma il segnale che viene dal nostro cuore e dal nostro pensiero, è un’esperienza che aiuta ad entrare nella nostra dimensione interiore, un modo per incontrare i nostri stati d’animo e lasciare al segno che si imprime sulla pagina il compito di svelarli, di tradurli in forma visibile.

Esiste un sapere della scrittura che è espressione piena, intera dell’anima. E’ questa una delle ragioni per cui la calligrafia, lo SHODO, era ed è una delle arti attraverso le quali i Maestri orientali cercano la concentrazione e la forza per placare il rumore della mente, per trovare la calma e l’armonia: una via di “meditazione”. Quello di scrivere manualmente è un gran bel modo di prendersi cura delle parole, di allungare loro la vita.

Scrivere la parola è un modo di ascoltarla, di osservarne l’aspetto, il legame profondo con ciò che essa denomina, immaginarne la natura intima, leggerne i tratti quasi fosse una creatura: ci sono parole leggere, parole pesanti, parole fluide, parole rotonde, parole aguzze, parole spigolose, parole sonanti, parole dolci, parole amare, parole calde, parole fredde, parole che ci comprendono e parole dalle quali prendiamo le distanze.

Lo strumento della scrittura è prolungamento della mano che riceve gli impercettibili sentori delle energie che ci attraversano per trasformarsi ed emergere in forma di parole.

Alle parole piace la carta, ne percepiscono la grana e l’odore, ne sanno riconoscere la qualità, adorano essere adagiate sulle sue fibre con l’aiuto di una penna in grado di assecondare il gesto della mano, di sentire in tempo reale l’impercettibile sfumatura dell’animo di chi scrive e di lasciarla scivolare sulla pagina.

Ci vuole una penna dalla quale l’inchiostro fluisca con armonia, senza strappi o incertezze, che incontri la carta come accarezzandola, ma sia anche capace, se la parola lo esige, di imprimersi su di lei come un bacio appassionato o magari con un nervoso gesto di rabbia.

La matita è tutta un’altra cosa, specie se dal tratto morbido, capace di lasciare sulla carta un segno sfumato, come una flebile aura attorno al corpo della lettera e dell’intera parola che suggerisce la possibilità che la linfa che la percorre possa fuggire e che essa possa dissolversi o cambiare di stato. Nella scrittura a matita sta insita una sicura impermanenza che diviene talora timore di rapida e impietosa cancellatura.

Ci sono poi le penne colorate o i pennarelli a punta fine che più facilmente traducono il nostro umore, il peso che vogliamo dare o non dare ad una parola, la percezione estetica che ci piace donare o ricevere attraverso la pagina sulla quale i colori spiccano come fiori sul prato.

La scrittura manuale è corporea, fisica, entra con la carta in contatto sensoriale e si fa portatrice di emozioni:

il senso di smarrimento che dà la pagina bianca, senza righe o quadretti che possano guidarci

la rassicurante ariosità del quadretto grande, avvolgente e morbido, che induce ad affidare lettere e parole alla sua protezione

l’obbligo che sembra creare la riga che conduce in una direzione alla quale è difficile sfuggire

l’invito al raccoglimento del quadretto piccolo perché le lettere devono trovare il loro spazio con grande precisione e le parole si creano come dai punti messi in successione a formare un prezioso ricamo.

Anche la forma, la consistenza e la misura del foglio sono importanti:

un quaderno accoglie parole fatte per durare che si accomodano sulle sue pagine come oggetti di riguardo da riporre nel baule dei ricordi

sulla vecchia agenda si scrivono parole che fan sempre i conti con il passato e sembrano in equilibrio instabile con presente e futuro

sul block notes con la spirale si scrive in modo più spensierato, su quello senza spirale si cercano sicurezze, mentre sulla carta riutilizzata le parole vivono una sorta di doppia vita che talora le inquieta, altre volte favorisce incontri impossibili.

A chi volesse condividere questo percorso di cura e conservazione delle parole, che è anche percorso di attenzione e consapevolezza, suggerisco un verbario accompagnato da un piccolo vademecum di verboterapia

memoria ascolto verità visione
partenza incontro emozione
armonia fiducia mistero abbandono
evento attesa lontananza vuoto
speranza spaesamento libertà silenzio
esperienza condivisione differenza
maschera suono cammino voce
equilibrio distacco viandante coraggio
pietà corpo ospitalità cura
confidenza respiro gioia sapienza
meta percorso salvezza orizzonte
follia anima attenzione compassione
presenza terra ritmo tempo
sentimento solitudine seme
rito sguardo sacrificio
viaggio cuore incanto desiderio
autentico onore disciplina gioco
eternità natura perfezione amicizia
approdo melanconia virtù eroe
madre zolla acqua traccia
leggenda paesaggio sorgente unione
spazio creazione festa segno
canto grembo giardino pianura
pietra forma fiume arte
rifugio argilla nascita ponte
piuma ospite incisione
mosaico mano materia caccia
fecondità strato campo passaggio
risorsa caverna gerarchia pazienza
rispetto ruota riparo ritorno
respiro incantesimo albero vento
illusione ostacolo gratitudine dolcezza
casa stupore sapere pienezza
dono istante contatto radice
dubbio paura potere buio
meraviglia luce inquietudine
osservazione sacralità universo fragilità
occhio forza abitudine leggerezza
sensazione

Scegliete una parola e prendetela in cura per un giorno o per una settimana.

Come si sceglie una carta dal mazzo dei tarocchi per ricevere un suggerimento sull’andamento della giornata pescatene una e ispirate a lei il vostro comportamento per l’intero giorno.

Ricopiatela più volte su carte diverse e con diverse penne, gustate il piacere di darle respiro, di farle prendere forma, accompagnatela sul foglio con attenzione, scrivetela in differenti momenti della giornata e divertitevi poi a osservare le variazioni talora impercettibili, altre volte evidentissime che emergono dai suoi tratti e che rivelano il vostro umore: fretta, gioia, collera, fastidio, quiete, attesa, preoccupazione.

Impegnatevi a farla entrare in discorsi e conversazioni, portatela con voi, ditela e raccomandatela ad altre persone; raccontate la sua storia, insomma occupatevene amorevolmente come si fa con un cucciolo abbandonato e, infine, scegliete una parola amica per farle compagnia quando rinvigorita riprenderà il suo cammino.

Alle parole piace la compagnia e per questo entrano volentieri nei racconti:
giustapponetele, fatele incontrare, intrecciatele senza timore di urtarne la sensibilità. Loro sono curiose, amano il rischio e spesso riescono a stupirci. Adorano essere accompagnate dagli aggettivi che le arricchiscono, si concedono volentieri alle congiunzioni che le uniscono talora per sempre.
Imparano presto a danzare con articoli e avverbi mentre i verbi le inducono ad intraprendere ogni genere di viaggio, a compiere azioni di ogni tipo.

Fate scrivere la medesima parola da mani differenti e coglietene indicazioni per capire il diverso modo di percepirne il senso, le diverse emozioni che suscita.

Prendete più parole dal verbario, mischiatele, ponetele su una pagina come punti di una costellazione unendo i quali potete costruire un percorso visivo o un racconto nel quale le parole entrino in piena luce.
Chi volesse mettersi alla prova con un esercizio più impegnativo cerchi di costruire una storia nella quale tutte le parole del verbario possano trovare posto.

A cura di SAVE THE WORDS™