La straordinaria cultura araba ha avuto nel decimo secolo, nel momento della fine dell’Alto Medio Evo, uno strenuo conservatore in Abdul Kassem Ismael, illuminato visir di Persia (938-995): si narra che per preservare la sua immensa biblioteca di 117.000 libri, la portasse sempre con sé nei suoi viaggi, trasportata da 400 cammelli che si muovevano in fila, in ordine alfabetico, contrassegnati dalle 32 lettere dell’alfabeto persiano. Questo immenso tesoro era composto di testi scientifici, in particolare di geometria, matematica, astronomia, fisica, scienze naturali, medicina e testi letterari.

Siamo nel secolo di illuminati scienziati come Al-Asma’i di Bassora, botanico e zoologo, di Ahmad ibn Fadlan di Baghdad, storico e viaggiatore, di Ibn Durayd di Bassora, geografo e poeta, di Ibrahin Ibn Sinnan di Baghdad, matematico e astronomo, e di Al Kindi di Kufa, filosofo, matematico e crittografo: questi sono soltanto un piccolo esempio a fronte del gran numero di studiosi che partecipavano allo sviluppo culturale del mondo arabo e che, pur attingendo dalla cultura greca e occidentale, si perfezionava grazie al patrimonio della tradizione e alla fertile attività delle scuole di pensiero. Forse il medico persiano Ibn Sinā Avicenna è l’esempio più noto ed eloquente dell’importanza di questi studiosi.

Nell’undicesimo e dodicesimo secolo si moltiplicarono gli scritti scientifici e letterari, talvolta riccamente e splendidamente illustrati. Le pagine testuali dei libri importanti erano arricchite dalle grandi lettere in carattere kufico, veri capolavori di grafica. Le miniature a vivaci colori rendevano la lettura più interessante e il manoscritto diventava un oggetto prezioso, molto spesso dedicato ai potenti.

Un esempio importante è il Kitâb al-Diryâq, chiamato il libro della Teriaca di Parigi in quanto conservato alla Biblioteca Nazionale di Francia: il testo arabo di medicina più bello del XII secolo. Trentasei carte miniate con caratteri e decorazioni in lamine d’oro in foglia, con colorazioni tanto splendide da suscitar meraviglia a ogni pagina. Vi sono rappresentati nove eruditi medici della tradizione greca che esercitano la loro arte curando con la teriaca, l’elettuario composto da cento elementi di origine vegetale, animale e minerale.

L’autore, il dotto scriba Muhammad ibn Abi al Fath, dichiara di averlo preparato nell’anno 1199 (anno 595 dell’Egira) per la tesoreria di un ricco erudito, forse per una biblioteca molto prestigiosa. Un testo importante dal punto di vista storico-scientifico perché nomina le spezie coltivate nel mondo arabo e perché, seppur presentandole con una fitografia minima, è di aiuto all’identificazione delle piante stesse.

In collaborazione con www.abocamuseum.it