Odaiba è un quartiere a ridosso del waterfront di Tokyo, adibito ad area commerciale e intrattenimento. L’isola artificiale, originariamente costituita da sei fortezze, è stata costruita nel 1853 come presidio difensivo da attacchi dal mare e del resto il suo stesso nome "daiba" significa "batteria", in riferimento ai cannoni qui un tempo stabilmente posizionati. Già il fatto di arrivarci tramite una veloce monorotaia che si avvinghia tra i grattacieli dalle architetture inconsuete denota l’anima del quartiere, ricostruito e ammodernato dopo l’expo del 1985 che ha designato Odaiba quale modello di urbanistica futuristica.

Tra l'inusuale sede della Tokyo TV progettata da Kenzo Tange e una riproduzione a dimensioni ridotte della statua della libertà l'attenzione viene catalizzata di fronte al megastore Tokyo Divercity, dove è rimasto per lungo tempo installato il simulacro a grandezza naturale del Gundam RX78 (nb: da poco sostituito con il più scenografico Gundam Unicorn), robot antropomorfo diventato sorta di ambasciatore culturale e tecnologico del Giappone, che accompagna generazioni di appassionati di tutti i continenti dagli anni '70 con una lunga serie di anime (film d'animazione).

I giapponesi amano gli acronimi, e infatti lo stesso nome Gundam è stato scelto dal suo creatore Y. Tomino come unione dei sostantivi anglosassoni Gun (pistola) e Dam (diga), divenendo ora il nuovo baluardo difensivo della città, virtuale e (almeno in questa versione) inoffensivo. Oltre a questo omaggio alla fantascienza, ai parchi di divertimento o locali orientati alla movida nel centro di Odaiba può capitare di trovarsi di fronte a un inconsueto abbigliamento bavarese dai tipici colori vivaci su cui però sono incastonati lineamenti di ragazza orientale. In un paese dove la tradizione di geisha e samurai si mimetizza con una ipertecnologia, reale o di fantasia, si possono incontrare anche contaminazioni provenienti dalla Germania: ai confini del regno di anime e manga, sotto un grande tendone ci si ritrova immersi in atmosfere degne del migliore Oktoberfest autunnale, pur trovandosi in avanzata primavera e circondati dai ciliegi in fiore.

Lunghi tavoli ospitano allegre combriccole di giapponesi che hanno ben assimilato la filosofia tedesca, lanciandosi in canti, balli e schiamazzi che generano un chiasso indefinito. Dalle cucine escono senza sosta piatti fumanti dove wurstel e bretzel sono protagonisti, accoppiati con portate di crauti e patate che vengono assaggiati con lo stesso interesse mostrato per un piatto di sushi, ma afferrate utilizzando i chopstick tipici orientali con minore convinzione. Le birre scorrono a fiumi, e le marche d’importazione europea s’impongono con facilità sulla produzione locale che non regge il confronto con i sapori europei. Gli stessi colori della festa snobbano l’effige del sol levante, a favore di un tripudio di berretti e bandiere con l’accoppiata nero rosso e giallo della bandiera tedesca. Come pure tedeschi originali parrebbero i componenti dell’orchestra che anima la giornata con musiche ben lontane dai ritmi tecnologici dei vari anime, e che catalizza la voglia di divertimento sfrenato del pubblico, ulteriormente vivacizzato dai boccali alzati verso il cielo a ogni cambio di ritmo, sotto l'occhio attento degli addetti alla sicurezza, pronti a sedare animi troppo allegri. Siamo in Giappone: si deve tenere un certo contegno anche quando si fa festa.

I bambini vivono questa atmosfera inconsueta divertiti, scrutando costumi e accostamenti di colori a loro alieni per quanto terrestri. Le ragazze che si muovono tra i tavoli pubblicizzando le varie birre con grandi cartelloni e abito bavarese sembrano le prime a sorridere imbarazzate per questi loro inusuali outfit. Evidentemente ritengono meno appariscente e più consono alla loro cultura un costume da ufficiale della flotta stellare della federazione terrestre: il Gundam dall’alto dei suoi 15 metri le scruta poco lontano.