Trascinata dalla passione per Milano, dall’ammirazione per lo stile di vita che la connota, commossa per il carattere sobrio e generoso dei milanesi, ho abbracciato l’idea di realizzare, in collaborazione con Giovanni Zaccherini, un florilegio di donne milanesi per nascita o per adozione, che hanno lasciato o stanno lasciando un’impronta significativa nella città.

È un’impronta variegata, una sorta di arcobaleno al femminile colorato dalla loro creatività imprenditoriale o sociale o artistica o scientifica, arco caleidoscopico che come una cupola leggera, raffinata, ma incisiva avvolge Milano, in un girotondo che si stringe attorno alla Donna per eccellenza della città: la Madonnina. È iniziata allora l’avventura: dapprima una ricerca accurata e mirata di personaggi più o meno noti, ma per me importanti per la loro attività, poi il delicato momento del contatto e della costituzione di un clima di fiducia e da lì è sgorgata una sarabanda di interviste a queste donne “speciali”, speciali non solo per la loro specificità, ma anche come persone.

Nello svolgersi delle interviste si sono infatti rivelate di una profondità incredibile, di un’umanità commovente e di un’intelligenza fine e acuta capace di penetrare nell’essenza delle cose, un’intelligenza emotiva che sorprende e tocca dentro, un’intelligenza che ha permesso loro di vivere l’esperienza della vita con una pienezza davvero rara da incontrare e con una capacità riflessiva che le ha introdotte in maniera pacata, con naturalezza, alla consapevolezza di sé come individui che si sono formati attraverso loro storia.

Queste donne, che hanno parlato sì della loro attività, ma che hanno saputo raccontare con una sincerità sconcertante la loro verità, sono state in grado di fare uno scavo dentro di loro come persone, spesso riandando alla loro storia personale, infantile e attuale per capire meglio il perché dell’essere quelle donne speciali adesso. È stata un’esperienza arricchente, inaspettata, densa di pathos, si sono verificati veri incontri, si è vissuto il piacere di uno scambio che ha creato un legame, un capirsi che è stato anche un riconoscersi a vicenda, si è instaurata una certa intimità, senz’altro le nostre “botta e risposta” hanno esitato nella germinazione di pensieri nuovi, creativi.

Con ogni persona si è vissuta una storia, ogni storia è stata particolare, unica, con colori e sapori diversi, ma ognuna estremamente coinvolgente e arricchente, soprattutto vera. Con alcune di loro si è creato anche un legame di amicizia. È stato un viaggio emozionante nella poesia, nell’arte, nell’ecologia, nel diritto, nella scienza medica e psicologica, nella ricerca, nell’editoria, nelle attività riabilitative, nelle scienze dell’educazione, nell’antropologia, nella politica, nella moda, nel volontariato, … mi piacerebbe citarle tutte ad una ad una, estrapolando parole tra noi significative, mi piacerebbe raccontare le loro esperienze davvero toccanti, in qualsiasi campo si siano espletate. Sarebbero storie inaudite, di grande carica e impatto emotivo e conoscitivo, sorprendenti. Non potendo qui dare spazio a tutto l’arcobaleno delle donne intervistate, ne presenterò in diretta, cioè attraverso la loro opera, solo tre, sono poetesse e penso che il loro linguaggio, incisivo e universale, possa dar voce e rappresentare la poesia che è insita davvero in tutte loro.

Ecco Donatella Bisutti, che nell’intensa Lezione di bicicletta racconta di sé bambina, sola, spaventata e grintosa allo stesso tempo, alle prese con la sua prima bicicletta, ma metaforicamente anche con la vita: “La mia prima bicicletta a due ruote/tu mi tenevi il sellino/davanti al paesaggio d’estate/vuoto/finché perduta la pazienza/ricordo i tuoi/schiaffi sonori sulle guance.
Così mi spingesti/verso l’infinito/ho imparato a pedalare per sfuggirti/muovendo i piedi ho incontrato i pedali/non avevo altro modo per sottrarmi/trovando in qualche modo un equilibrio/ho affrontato la vita per paura.

E poi Patrizia Valduga, giovane donna, che si rivela senza esitazione e con pensieri di peso nelle sue intriganti Cento quartine.
“Ogni mio senso è in ogni senso immerso/e dice addio ogni cellula a ogni cellula:/risensata attraverso l’universo,/io sono un’alga, un’ala di libellula”.
“Ma come stai? stai bene? sei felice?/Oh, queste cosce così bianche e lisce!.../E chi lo è? Felice non si dice,/è una parola che immalinconisce”.
“Poi urlavo le mie preghiere a Dio/che manda te nei miei giorni protervi…/Ma solo se sarai molto più mio/saprò amarti col cuore non con i nervi”.

E per concludere, Poesia illegittima di Vivian Lamarque, che mi pare dia il senso di questi incontri, incontri che hanno dato vita a nuovi pensieri, impensate riflessioni, stupefacenti creatività, in pratica, nella loro fecondità, sono stati l’espressione della generatività della mente.
“Quella sera che ho fatto l’amore/mentale con te/non sono stata prudente/dopo un po’ mi si è gonfiata la mente/sappi che due notti fa/con dolorose doglie/mi è nata una poesia illegittimamente/porterà solo il mio nome/ma ha la tua aria straniera ti somiglia/mentre non sospetti niente di niente/sappi che ti è nata una figlia”.

A differenza, però, di Poesia illegittima, il nuovo, l’imprevisto, il generato che si è verificato in questi incontri ha tutto il carattere della legittimità, e i titoli e i contenuti delle singole interviste possiedono la maternità e la paternità di entrambi i membri della coppia, e sono stati premurosamente e con trepidazione condivisi passo passo nella loro gestazione fino al loro venire alla luce.

Gli aspetti della vita personale e l’approfondimento dell’iter professionale di queste donne, penso rivestano anche una parte significativa nel tentativo di aprire uno spiraglio su quel mondo misterioso che appartiene al femminile, quel “continente oscuro” di freudiana memoria, in realtà così pregno di luce e di umanità che, per loro, ha trovato spazio e si è irradiato in quello straordinario grembo accogliente che è la città di Milano. Queste interviste/racconto sono state dapprima pubblicate, ad una ad una, su Wall Street International e poi raccolte e conservate quali perle preziose in un libro, edito da Jaca Book, che è fatto di loro: “Milano è donna”.

L'incontro avverrà il 25 ottobre alle 17.30 presso la Biblioteca Sormani in Via Francesco Sforza, 7, Milano.