Già ginecologo, ogni donna seduta di fronte è stata per me un libro di lettura e fonte di una esperienza di vita, spesso dolente, ma profondamente sincera: trent’anni di professione solo specialistica spesso virata verso l’amicizia.

Così è stato con la professoressa Maria Santangelo, grande studiosa ma un po’ in ‘lite’ con il computer: per queste incombenze le è stata di aiuto una giovane archeologa, Maria Letizia Arancio; ne sentivo parlare da Lei come di una giovane volenterosa e di grande talento. Poi, il 26 giugno 1998, a Roma, la Santangelo si dimise dal mondo senza avere pubblicato due opere, una su Satricum e una rivisitazione della numismatica di Giulio Emanuele Rizzo che mi aveva dato in lettura per interessarmi della edizione: sentiti i preventivi, peraltro modesti, rinviò l’impegno ad altra data … che poi non venne. Gli ultimi mesi non si fece sentire e quando la cercai il portone era già chiuso. Contattai il nipote: mi diede dei documenti che mi avrebbero consentito di redigere una nota biografica ma dopo neppure un mese mi chiese il tutto in restituzione. Al tempo non vi erano i mezzi odierni e non fui in grado di farne copie.

Mi addolora ancora che né sul Dizionario Biografico degli Italiani, né in internet vi sia almeno un breve ricordo biografico di Maria Santangelo, ove si escluda l’elencazione delle sue opere a stampa. Grande merito di internet: mentre vagavo su argomenti di archeologia, mi è saltato fuori l’indirizzo di posta elettronica di ‘quella giovane Maria Letizia’, ormai archeologa affermata dell’organigramma dei BB. CC.; non mi sono fatto intimorire dal ruolo che oggi ricopre e le ho scritto:

Pensa di potermi fare avere almeno il curriculum professionale, sul quale poi impiantare il discorso, avvalendomi, oltre che dei libri in mio possesso, pure degli appunti che sistematicamente a sera redigevo nelle trenta agende del tempo della mia attività medica?

È stata una buona idea: ho ritrovato una studiosa che mi ha risposto a stretto giro con un “mi ha fatto piacere che mi abbia scritto” ma soprattutto mi ha messo a conoscenza della esistenza di una biografia, edita addirittura in una pubblicazione degli “Atti” dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Cosa davvero curiosa: in internet si trova ciò che è inserito da saggi e da sprovveduti ma non “tutto quello che merita conoscenza”: con questo scritto me ne assumo il compito, riportando notizie soprattutto legate alla mia vicinanza al personaggio, essendo la biografia della Arancio puntuale e documentata e pure reperibile in internet sulla base dei dati che ora qui in nota riporto [1].

Maria Santangelo nacque a Piazza Armerina il 13 maggio 1913, completò gli studi classici e si laureò in lettere nell’università di Roma con il massimo dei voti e la lode, dopo avere seguite le discipline classico-archeologiche. Vincitrice del concorso per esami nel 1939, si recò in Grecia quale alunna della Scuola archeologica italiana in Atene; rientrò in Italia nel 1940 per entrare a far parte della Soprintendenza alle antichità dell’Etruria meridionale, mentre assunse pure l’incarico di Assistente volontaria presso l’Istituto di topografia antica. Varia fu la sua attività nell’ambito del Museo di Villa Giulia; di questo museo curò il catalogo dei bronzi, gli scavi di Satricum e di Veio, lavori tutti rimasti inediti, cosa che la rattristò molto: queste circostanze forse non sono incolpevoli, con molta probabilità causate dall’indurimento del suo carattere nell’ambito dell’Amministrazione.

Nel 1953 venne nominata socia dell’Istituto di Studi etruschi e italici e dell’istituto Archeologico Germanico. Nel 1954 conseguì la libera docenza in Archeologia e storia dell’arte greca e romana e tenne due corsi di insegnamento sulla materia presso l’università di Pisa (1956-57; 1957-58); un corso di studio sulla “ceramica greca arcaica” lo tenne presso il Museo nazionale di Villa Giulia (1965-66), mentre presso l’università di Macerata insegnò “Archeologia e storia dell’arte greca e romana” (1966-67 e 1967-68). Fu assistente di Rizzo nella direzione dei lavori per la stampa dei Monumenti Antichi della Pittura scoperti in Italia editi dal Poligrafico della Stato, oltre che per l’opera Monete greche della Sicilia.

Della sua attività mi piace ricordare che nel 1962 fu Ispettore principale presso la Soprintendenza alle Antichità e Belle Arti, al tempo strutturata nel Ministero della Pubblica Istruzione. In tale veste compì molte decine di controlli sul territorio in seguito a richieste di permessi di lavori di sistemazione urbanistica e di incremento edilizio. A Mentana (Nomentum) dedicò molto del suo tempo al progetto “Studio, revisione, controlli ed indagini per il Piano regolatore con relazioni scientifico-amministrative atte a salvaguardare il centro storico” e contemporaneamente con l’inizio dei “Lavori di sistemazione di un Antiquarium nel castello di Mentana”.

L’impegno per la creazione dell'Antiquarium Nomentanum, da me caldeggiato da un lustro, cominciò a prendere corpo, grazie alla comprensione politica del vice sindaco avv. Maurizio Bacchelli e con il supporto della Santangelo e del prof. Federico Zeri, il 7 gennaio 1971. Constatammo che i locali presso il palazzo Crescenzi erano ormai ben puliti e idonei a contenere il materiale archeologico; erano presenti l’ing. Padovani e il geom. Luigino Rossi. Ci lasciammo con l'impegno che Zeri e io ci saremmo recati presso la Soprintendenza agli Archivi per il Lazio al fine di sistemare, insieme con i reperti archeologici, pure l'Archivio comunale, primo nucleo della futura Biblioteca. L'iniziativa ufficiale di costituire il Museo era partita il 15 maggio 1970, quando il sindaco pro-tempore Salvatore Cucca aveva delegato

il prof. Federico Zeri e il dott. Salvatore G. Vicario a prendere tutte le iniziative, che riterranno opportune, per la sistemazione dell’ANTIQUARIUM NOMENTANUM, che dovrà sorgere nei locali del Palazzo Crescenzi e pertanto sono autorizzati ad accedere nei locali del Palazzo dovendo, di ogni iniziativa che prenderanno, informare preventivamente l'Amministrazione.

Iniziò così una lunga storia di progetti, incontri e tentativi di concludere i lavori, supportati dal mio incarico di Ispettore onorario per le antichità di Mentana e Monterotondo; il 14 gennaio del 1971 Zeri e io ci recammo presso la Soprintendenza agli Archivi per il Lazio, dove il dott. Perrella ci assicurò la fornitura di tutte le scaffalature metalliche occorrenti per l’Archivio, ecc. ecc. Tutto cadde nell’insensibilità amministrativa del tempo [2]. Maria Santangelo per tutta la vita fu molto legata alla famiglia: per la sorella Lia poi, più giovane di lei di sei anni e morta il 5 ottobre 1974, ebbe un affetto quasi materno; per ricordarla, pubblicò in proprio un volume di Testimonianze e ricordi. Quest’opera, giudicata al tempo solo “atto d’amore”, acquista oggi, un quarantennio dopo, veste di documento di un periodo truce della seconda metà del secolo XX [3]:

Nessun migliore tributo di affetto, per onorarne la memoria, che raccogliere, nel primo anniversario della sua dipartita, alcune delle molteplici testimonianze di quanti La conobbero e furono suoi estimatori anche durante gli anni dell’amarezza senz’odio per i tristi avvenimenti del suo Liceo in crisi. Anni che la videro tener testa con «dignità, fermezza ed intrepido coraggio» ad una contestazione immeritata e faziosa, scatenata da elementi estranei ed organicamente incapaci di nutrire un sia pur minimo senso di riguardo per qualcuno e tanto meno verso un’insegnante amante dell’ordine, della fruttuosità degli studi, della libertà e del clima tranquillo della scuola, che riteneva dover difendere dalla faziosità intollerante e dalla sopraffazione violenta voluta dai politici in un Liceo abbandonato al disordine ed al sopruso ideologico.

Fondamentale nella sua vita fu l’incontro con Daisy Short (Londra 25 dicembre 1904 - Roma I maggio 1982): alla sua morte pubblicò In memoriam, in poche copie, ove lei stessa ricorda quel rapporto con queste parole:

Forse un giorno potrò scrivere di Lei sull’onda dei ricordi (...). Ma oggi non posso: mi sembra di non essere capace, poiché mi manca la forza di coordinare gli avvenimenti e i ricordi di quasi sei lustri di leale e affettuoso sodalizio.

Ma credo che Maria Santangelo, nella sua vita quotidiana, sia bene disegnata da due periodi, ripresi dalla lettera che il suo amico Marcel Réguilhem le inviò il 9 maggio 1982, dopo avere appreso della morte di Daisy:

... Tutta una parte del tessuto della vostra famiglia è di già sparita, senza dubbio anche degli amici, oggi Daisy; perdita ancora più crudele poiché Ella entrava nella vostra vita quotidiana, lo immagino il vostro sgomento, le prove che ancora vi attendono; i cassetti dei ricordi da vuotare, l’appartamento che sta per disfarsi con lei, tutti questi frammenti del passato felice che voi state per vedere dispersi.
Fortunatamente, Maria, rassicuratevi: voi non dimenticherete, anche se le testimonianze materiali si affievoliscono e vanno via. E poi voi avrete questo ricordo delle cose con lei realizzate; i viaggi, la grande avventura di Fabrica; la sistemazione dei Parioli; e quei mesi di iniziazione a Roma, quando quartiere per quartiere le facevate scoprire, orgogliosamente (io vi conosco!) gli splendori della vostra città di adozione che lei amava, i caratteri peculiari della vostra Sicilia natale.

Studiò sino alla più tarda età, la Santangelo, e lasciò inedite e complete tre opere: una riedizione aggiornata di Taormina e dintorni; una monografia sul suo maestro Giulio Emanuele Rizzo con aneddoti, scritti e documenti fotografici interessanti; una monografia documentale dei suoi scavi a Satricum che, se edita, avrebbe potuto dare una lettura interessante di quel controverso scavo.

Note
[1] Il santuario di Portonaccio a Veio, III. La cisterna arcaica con l'incluso deposito di età ellenistica (Scavi Santangelo 1945 e 1946 e Università di Roma "La Sapienza" 1996 e 2006) di Laura Ambrosini, pubblicato nei Monumenti Antichi dell'Accademia dei Lincei, 67 -serie miscellanea, 13, 2010. In appendice, redatto da Maria Letizia Arancio vi è il “Profilo biografico e bibliografico” di Maria Santangelo; la prima nota (1614 del testo originale), dice: “Le notizie contenute in questo capitolo sono tratte dai documenti personali delle Carte e da S. G. VICARIO, Maria Santangelo (1913-1998) in Annali dell'Associazione Nomentana di Storia e Archeologia anno XIV, n. 23, 1999, pp. 160-161”.
[2] Per le traversie di questo Antiquarium cfr. Vicario, 19 febbraio 1989, ore 18 …, in “Fascina”, Monterotondo 1990, pp. 59-64.
[3] Maria Santangelo, Testimonianze e ricordi, Cittaducale, 1975.