Il devoto che si reca al tempio della divinità offrirà un fiore specifico risonante sulle qualità e sulle capacità di quella specifica manifestazione del divino. Ma condividiamo l’esperienza di una donna speciale (Mirra Alfassa, nota come Mère (“la madre” in francese, 1878-1973 eccezionale ricercatrice spirituale che continuò l’opera dello yoga integrale di Sri Aurobindo, 1872-1950) e del suo contatto con la natura attraverso la sua pervasiva sensibilità.

I fiori hanno un senso della bellezza?

Poiché hanno una vita organica, l’elemento vitale è presente nei fiori, ed è questo che dà loro il senso della bellezza. Forse non è individualizzato nel modo che noi intendiamo, ma è un senso che appartiene alla specie e questa cerca sempre di realizzarlo. Io ho osservato un primo accenno della presenza e della vibrazione psichica nella vita vegetale, e, davvero, questo sbocciare che si chiama fiore, è la prima manifestazione della presenza psichica. Lo psichico è individualizzato solo nell’uomo, ma era presente nel regno vegetale, prima di lui; non è lo stesso tipo di individualizzazione come nell’uomo, è più fluido-si manifesta sotto forma di forza, di coscienza piuttosto che di individualità. Prendi la rosa, ad esempio; la sua grande perfezione di forma, colore, odore, esprime una aspirazione ed una qualità psichiche. Osserva il suo sbocciare, al mattino, al primo contatto del sole - è una magnifica aspirazione basata sul dono di sé.

Ciascun fiore ha un proprio significato, non è così?

Non nel modo in cui lo comprendiamo con la mente. Quando si dà un preciso significato a un fiore, si effettua una proiezione mentale. Esso può rispondere, vibrare al contatto della proiezione, accettarne il significato, ma il fiore non ha l’equivalente della coscienza mentale. Nel regno vegetale c’è un inizio dello psichismo, ma non c’è traccia di coscienza mentale. Nell’animale è diverso; la vita mentale inizia a formarsi e per lui le cose hanno un significato. Ma nel fiore si ha qualcosa che assomiglia al movimento di un neonato - non è una sensazione né un sentimento, ma qualcosa di entrambi; è un movimento spontaneo, una vibrazione molto speciale. Così, se si è in contatto con essa, se la si sente, si ottiene un’impressione che può essere tradotta con un pensiero. Questo è il modo in cui ho dato un significato ai fiori e alle piante - c’è una sorta di identificazione con la vibrazione, una percezione della qualità che rappresenta e, poco per volta, con una specie di approssimazione (qualche volta il risultato viene all’improvviso, altre volte richiede tempo), si verifica uno stretto avvicinamento tra queste vibrazioni (che appartengono alla categoria vitale-emotiva) e la vibrazione del pensiero mentale, e, se c’è un sufficiente accordo, si ha la percezione diretta di ciò che la pianta può significare.

In alcuni paesi (particolarmente qui In India) certe piante sono usate come mezzo di culto, di offerta, di devozione. Alcune vengono donate in occasioni speciali. Ho spesso constatato che questa identificazione era proprio in accordo con la natura della pianta, e, successivamente che spontaneamente, senza sapere nulla, dessi lo stesso significato adottato nelle cerimonie religiose. La vibrazione era veramente là, nel fiore... Proveniva dall’uso che era stato fatto del fiore, oppure molto lontano, da qualche parte giù, molto profonda, da un inizio della vita psichica? È difficile a dirsi” [1].

Merè e Aurobindo avevano un fiore simbolo che li caratterizzava: il fiore di loto rosso per Sri Aurobindo e un loto bianco per Mère: in generale il loto è il fiore della saggezza divina, qualunque sia il suo colore. Ma quello rosso rappresenta l’avatar - il divino incarnato nella materia - e quello bianco la coscienza divina manifestata sulla terra.

Il fiore del loto rappresenta i 5 elementi energetici e filosofici creativi dell’universo. La terra, dove affondano le sue radici, (Pankaja il nome in sanscrito - “nato dal fango”) l’acqua, dove vive, l’aria e la luce verso cui tende, il calore (fuoco) del sole a cui si apre e la quintessenza eterica del suo profumo. I suoi petali sono la molteplicità della creazione, i suoi colori la specializzazione della realizzazione spirituale nella materia.

Il BIANCO, la perfezione e la purezza raggiunta; il ROSSO la forza e la vittoria; il BLU/VIOLA l’apertura, lo sbocciare dello spirito; l’AZZURRO la trasformazione, il cambiamento, l’anelito all’evoluzione; il ROSA, la gentilezza, la tenerezza, la delicatezza. Così dovrebbe essere il ricercatore: anelare alla conoscenza (azzurro); avere forza, perseveranza e fermezza (rosso); aprirsi e sbocciare alla spiritualità, alla conoscenza e, infine, mostrare, distribuire, spandere gentilezza, tolleranza, disponibilità e generosità [2].

Il loto ci ricorda che le radici sono nella fanghiglia melmosa della materia che è concime nutriente e concreto, non vita da rifiutare e disprezzare. Lo stelo è il sostegno che attraversa le liquide correnti delle passioni, delle emozioni, fluttuando, ma rimanendo stabile ed eretto. Le foglie si appoggiano sull’acqua, galleggiano, danno stabilità, sono impermeabili, imperturbabili e distaccate come dovrebbe essere una persona saggia. (“Chi compie il proprio dovere senza attaccamento, affidandone i risultati al dio supremo, sarà libero dal peccato, come la foglia del fiore di loto non verrà toccato dall’acqua”. Bhagavad Gita) Il fiore si apre alla luce del sole, alla luminosità della conoscenza, della saggezza e tutto quello che viene conquistato, è donato, elargito come un dolce profumo portato dove vuole la volontà divina. Essere così nella materia, trarre frutto dalla incarnazione, manifestare (sbocciare) la propria essenza e capacità, donarsi generosamente, ma ricordarsi di vivere intensamente, godendo della corrente vitale e sensuale della vita che ci scorre attorno, rimanendo, infine, galleggianti sulle difficoltà, sulla sofferenza, sugli ostacoli.

[1] Tratto dal volume Sulla Natura - parole e scritti di Mère e Sri Aurobindo pubblicato da Domani.

[2] Prendiamo una licenza (tra l’altro frequente) dalle regole botaniche dove il fiore del loto (Nelumbo nucifera) è spesso “in collaborazione” simbolica con alcune specie di ninfea, altro fiore acquatico.