I libri umoristici sono spesso generalmente sottovalutati, quasi fossero figli di un genere letterario inferiore. Basti pensare che sin dai tempi più remoti, con l'aggettivo "comico" ci si riferiva a quelle opere di stile e argomento non elevato che si distinguevano da quelle considerate più alte. In realtà, dietro l’apparente spensierata lettura, si cela un impegnato lavoro di scrittura frutto di acute riflessioni e originali giochi di parole capaci di alleggerire, seppur momentaneamente, la gravosità vera o presunta dei tanti problemi quotidiani. Senso ultimo dell'umorismo è infatti proprio quello di cogliere gli aspetti buffi di qualcosa, anziché quelli negativi, attingere verità, anche scomode, dagli argomenti quotidiani e renderle una feroce ma intrigante forma d'arte transitoria che è la comicità.

Il Prof. Willibald Ruch, docente di psicologia della personalità all’Università di Zurigo, sostiene nei suoi studi che neuroni e risate sarebbero strettamente correlati e che l’umorismo avrebbe un potere persino terapeutico: “persone con una lieve forma depressiva possono essere aiutate semplicemente chiedendo loro di scrivere, alla fine della giornata, tre cose buffe che sono successe”. Farlo per una settimana sarebbe sufficiente a ricordare i momenti piacevoli inducendo così anche a percepire più intensamente altre emozioni positive. E sicuramente, se scrivere cose divertenti aiuta l’umore, anche leggerle avrà lo stesso effetto.

Ispirandosi a maestri dell'umorismo come Marcello Marchesi, Achille Campanile e Giovannino Guareschi è quanto fa ad esempio Alessandro Pagani nel suo Io mi libro, raccolta di cinquecento frasi e dialoghi divertenti, doppi sensi e freddure. I libri “spiritosi” servono a trascorrere momenti di leggerezza spingendo il lettore a riflettere sull’importanza di non prendersi troppo sul serio e capire meglio debolezze e pregi dei comportamenti umani. L'autore ha infatti cercato di immaginare diverse situazioni surreali che possono scaturire durante i tanti avvenimenti quotidiani nel corso del lavoro, nel tempo libero, tra le notizie di cronaca e attualità, nelle nostre consuetudini e, più in generale, nel corso di ogni situazione paradossale che ognuno di noi, spesso a propria insaputa, può improvvisamente trovarsi ad affrontare. È stato inoltre inserito un breve ma intenso racconto onirico capace di avvicinare il lettore alla sfera interiore dello scrittore e che descrive in maniera brillante un sogno che probabilmente tutti hanno fatto almeno una volta nella vita: quello di volare, o meglio, viaggiare con un paio di “ALI”, parola e, a volte, sillaba ricorrente nel testo tanto da rappresentarne il leitmotiv. Librarsi in volo attraverso la lettura come un osservatore super partes riesce a stemperare l'eccessiva serietà con cui l'uomo ha vincolato la propria esistenza penalizzando il lato più brillante e ironico che ognuno possiede.

Del resto, lo humour non è solo una risata, ma “un modo per mantenere attivo il cervello e aumentare la flessibilità mentale” e, se a dirlo era il neuroscienziato Scott Weems, i libri umoristici potrebbero essere una buona ginnastica, per sperimentare i benefici della leggerezza e cogliere, perché no, il lato divertente di ciò che non ci piace.