Dopo una formazione ed esperienze nel campo della musicologia e della psicologia, Vera Minazzi ha intrapreso – grazie anche alla sua preparazione informatica – un percorso editoriale con Jaca Book, di cui è direttore, aprendo, fra l’altro, l’innovativo spazio “Città Possibile”, punto d’incontro cittadino di cultura libraria e non solo: “uno spazio intermedio tra una biblioteca e una piazza”

Cosa ci vuole raccontare di lei…

Preferirei che di me parlassero le cose che faccio, e un editore parla attraverso i libri che pubblica.

In che modo la formazione musicologica, psicologica e informatica ha influito sul suo impegno editoriale?

In un certo senso, potrei dire che sono diventata editore attraverso la musicologia. Avevo ideato l'Atlante storico della musica nel Medioevo, un libro pionieristico che ha avuto traduzioni in Francia, Germania, America, Inghilterra, Russia... Questo lavoro, che ha coinvolto 45 autori di vari Paesi e discipline, è stato l'occasione d'incontro con Sante Bagnoli, fondatore di Jaca Book. Un incontro fatale da cui è nato un fortissimo riconoscimento reciproco: lui ha riconosciuto in me un editore (e non un editor) e io, a mia volta, ne ho accolto il richiamo e la sfida. La sfida in realtà è stata ed è per entrambi. La musicologia ha poi aperto la strada a un dialogo editoriale molto fecondo che si riverbera su larga parte della programmazione editoriale della casa editrice, con un arricchimento di prospettive nelle pubblicazioni di filosofia, antropologia, arte, ecc.

Le mie conoscenze informatiche, in apparenza eccentriche rispetto al mestiere di editore, sono state molto utili per mettere meglio a fuoco alcuni strumenti indispensabili per una casa editrice. L'editoria, a differenza di quanto si potrebbe pensare, è un lavoro artigianale in cui carta e computer non confliggono, anzi sono alleati nell'intero processo del libro, non solo d'arte o illustrato. Anche l'organizzazione e la comunicazione si avvalgono di mezzi informatici che vanno sempre ripensati. Inoltre, fra i nostri libri trovano spazio le riflessioni sul web, i sistemi economici ad esso sottesi e spesso occulti, i "riti e miti social", come recita il sottotitolo del pamphlet Anime elettriche del gruppo di ricerca indipendente Ippolita.

Più complesso è spiegare l’influenza degli studi e interessi psicologici e psicoanalitici nel mio itinerario di editore. Faccio solo due esempi forse emblematici: Orchestra invisibile, che racconta la straordinaria esperienza della big band jazz di Cascina Rossago, prima farm community italiana per persone adulte con autismo, attraverso immagini e brevi testi, fra cui quello del filosofo Carlo Sini, di cui Jaca pubblica le Opere. Libro che nasce anche dalla mia collaborazione con il Laboratorio Autismo dell’Università di Pavia. E il volume collettaneo La via milanese alla psicoanalisi, con contributi di alcuni fra i più importanti psicoanalisti milanesi, edito in occasione dei cinquant’anni del Centro Milanese di Psicoanalisi. Sebbene Jaca non pubblichi manualistica psicoanalitica, questa prospettiva è presente in modo trasversale in molti nostri libri.

Come è nata Jaca Book e quali sono le sue linee guida?

Jaca Book nasce 50 anni fa nella temperie di primi anni '60, e ha una storia complessa, a suo modo controversa. Del resto quegli anni, io non c’ero, erano complicati, e dentro il crogiuolo di idee e sensibilità della casa editrice sono confluiti molti rivoli diversi, apparentemente discordanti. Ma, ancora una volta, sono i libri a significare un editore e, a uno sguardo accurato, non ideologico e libero dagli stereotipi correnti, l’ampio catalogo di Jaca Book (più di 5.000 titoli “vivi”) testimonia un fil rouge molto riconoscibile: una curiosità e uno sguardo antropologici che guidano le scelte editoriali, dalla filosofia alle scienze umane, dall’arte alla narrativa e perfino i libri per ragazzi.

Gioie e dolori di una editrice...

L’editoria è a un tempo entusiasmante e straordinariamente difficile, almeno se si cerca di tener fede alle motivazioni per cui uno sceglie di fare questo strano mestiere sulla spinta di una vocazione. Gioie: permettere la lettura di testi fondamentali. Ad esempio, Islamica una nuova collana a cura di Massimo Campanini che non esito a definire entusiasmante. Si leggeranno autori del pensiero islamico contemporaneo e fonti, come la famosa Lettera sul perdono del "filosofo dei poeti e poeta dei filosofi" al-Maʿarrī, scritta quasi trecento anni prima della Divina Commedia, dalle evidenti similitudini tematiche e stilistiche con Dante, sino ad oggi inedita in Italia. Oppure la nuova collana con testo a fronte Cantos, diretta con Tomaso Kemeny, in cui ascoltiamo i versi dall'Irlanda di Brendan Kennelly, dall'Ungheria di Géza Szöcs, dalla Cina...

Tornando alla “passion predominante”, è in preparazione un Atlante della musica e dei viaggi nel Medioevo: un libro rigorosissimo e al contempo sorprendente per la scoperta dei mondi musicali, testimoniati nei taccuini e diari dei viaggiatori e svelati con grazia dal musicologo Franco Alberto Gallo. Dolori: sentire che si può fare così poco per difendere un’idea alta di editoria in un contesto di mercato e culturale come il nostro dove anche il libro, e la sua presa su un ipotetico lettore, sono pensati come suggestioni a breve termine e con una “scadenza” ravvicinatissima, come uno yogurt. Quanto di più lontano dalla funzione di trasmissione di conoscenze e pensieri che Jaca Book ha come vocazione.

“Nell’editoria lavorano molte donne, ma il comando è prevalentemente maschile”, sono sue parole, e Jaca Book cerca di tutelare il lavoro delle donne: può esistere, allora, un’editoria “al femminile”?

È una bella domanda. Darò una risposta forse non politicamente corretta. Penso che il contributo possibile all’editoria di una sensibilità “femminile” non stia nella scelta di temi, argomenti e tantomeno nel genere degli autori pubblicati. Nessuna “quota rosa” dunque. Ritengo che quella sensibilità possa esercitarsi semmai in modo più interno. Esprimersi ad esempio nella capacità di suscitare negli autori atteggiamenti meno rudimentalmente ideologici e più capaci di integrare i diversi aspetti del proprio pensiero in forme meno dogmatiche e di relazionarsi in modo più recettivo anche con l’editore, quando è il caso. Oltre a me, in questi anni diverse donne sono arrivate a occupare posizioni importanti in casa editrice, ma la sintonizzazione culturale, lavorativa e affettiva non ha genere.

Guida una casa editrice indipendente nel frangente delle grandi concentrazioni editoriali…

Resistere, resistere, resistere… Vale la pena. Le concentrazioni editoriali non sarebbero un problema se non si configurassero come concentrazioni "verticali" nella filiera del libro (editori-distributori-catene) che tendono a strangolare le case editrici indipendenti. Non sto parlando propriamente della scelta dei libri, ma del sistema e dei costi di distribuzione e promozione di cui un editore indipendente deve comunque tenere conto se vuole essere presente a livello nazionale, organizzazione che condiziona e spesso limita oggettivamente anche la libertà delle scelte editoriali.

Ha detto che “I libri che si vendono sono i libri icona, ossia quelli acquistati per il personaggio che c’è in copertina. Bisogna aiutare le librerie indipendenti…”.

Attenzione a non cadere in un equivoco un po' scivoloso. Vale quanto detto sopra: c'è scarsa conoscenza fra i non addetti ai lavori di come funzioni il mercato del libro (politiche commerciali, vincoli economici, ecc.). È l’intero sistema che porta il libro dall’editore verso il lettore che andrebbe ripensato per garantire efficienza, sostenibilità, bibliodiversità e indipendenza di case editrici e librerie nell’ecosistema complesso del libro.

Ci parli del progetto della libreria “Città Possibile”.

Ci siamo ispirati alle case editrici parigine in cui si entrava attraverso la libreria editoriale, per creare un luogo nella nostra sede di via Frua in cui si è circondati, o meglio avvolti, dai libri: nella "Città Possibile" si scambiano letture, si acquistano libri e, quando i tavoli a rotelle si ritirano, la "piazza" si anima con laboratori e incontri. Nella "Città Possibile" si incrociano gli autori, dialogano i saperi, nascono nuovi libri.

Ha lanciato anche Calablog

Spigolando fra il blog letterari, ho trovato una grande varietà di recensioni sui libri della nostra collana di narrativa internazionale Calabuig ed è scattata l'idea di organizzare un ciclo di incontri con blogger che per passione leggono e recensiscono. E che verve e acume critico si possono trovare!

Come si colloca Jaca Book nell’ambito dell’editoria milanese e quali sono i suoi legami con il territorio?

Jaca Book è nata a Milano, con una forte impronta di cattolicesimo sociale. È cresciuta espandendo i propri interessi in molteplici direzioni, con un carattere sempre più internazionale, traducendo filosofi come Derrida, Ricoeur e Levinas, pubblicando per la prima volta Solzenicyn e Grossmann. Ma il cuore milanese batte più forte che mai come testimoniano i molti volumi sull'arte milanese e lombarda, le recenti pubblicazioni in occasione dei 150 anni del cimitero Monumentale (La piccola città e la guida Un museo a cielo aperto), la collana wagneriana in coedizione con il Teatro alla Scala, o ancora le collaborazioni con gli Amici della Scala, la Biblioteca Ambrosiana e con altre istituzioni, realtà sociali e figure milanesi.

Qual è la sintonia di Milano e dei milanesi con il libro?

Milano è una città molto vivace, pur con le sue forti discontinuità a volte davvero stridenti. Dal punto di vista strettamente commerciale, Milano continua a essere per noi la prima piazza, si comprano più libri che nel resto d'Italia. Esploro con curiosità una città capace di inventarsi da un anno con l’altro Book City, Bellissima, Book Pride e Tempo di Libri, vedremo…

Il “libro della sua vita” e il “libro dei suoi sogni”…

Per un editore è quasi impossibile rispondere a questa domanda: il "libro della vita" è quello appena pubblicato, il "libro dei sogni" è quello che sta per essere stampato.