Nelle tre principali saghe della mitologia di Asimov, la Fondazione, l’Impero e i Robot, Isaac Asimov batte e ribatte su temi “universali”, che riguardano le regole di funzionamento dell’Universo in cui le sue storie si dipanano nel tempo e nello spazio, e dello sviluppo della specie umana nella Galassia che abitiamo anche noi.

Rispetto all’Universo, costituito da 100 miliardi di galassie stimabili fra quelle visibili, che potrebbero essere però solo il 10% di quelle effettive, la nostra Galassia, la Via Lattea, è l’oggetto d’interesse di Asimov.

La nostra Galassia è costituita da miliardi di stelle, e fra esse, secondo la mitologia costruita da Asimov, 25 milioni sono quelle che hanno attorno a sé pianeti colonizzati dall’Uomo al tempo dell’Impero Galattico. Per Asimov non c’è un’altra specie intelligente come quella umana nella nostra Galassia, e non è però escluso che altre specie intelligenti si siano sviluppate su altre Galassie. E poi, diciamocelo: “Che cos’è l’intelligenza”?

La colonizzazione della Galassia, secondo la mitologia di Asimov, sarebbe partita dalla Terra in due fasi, una prima fase che avrebbe coinvolto una cinquantina di Pianeti e una seconda fase, che ne avrebbe coinvolti molti di più.

La prima fase, dal punto di vista della storia raccontata da Asimov, è mitica: ai tempi dell’Impero e della Fondazione nessuno si ricorda più dove sia la Terra: ci sono leggende che la indicano come non più abitabile per un disastro misterioso avvenuto in tempi antichissimi.

La seconda fase della colonizzazione della Galassia è uno degli oggetti di un altro ciclo di storie, in cui la Terra ormai è intasata da 40 miliardi di abitanti, che prevalentemente vivono in megalopoli sparse su tutto il pianeta, scavate sotto la sua superficie, protette da cupole che ne stabilizzano il clima, formando dei veri e propri “abissi d’acciaio”. Al di fuori delle città ci sono degli spazi aperti, coltivati da robot, spazi che gli esseri umani non frequentano mai, abituati come sono al comfort delle cupole e addirittura sofferenti di gravi forme di agorafobia. Fuori da esse, all’aperto, soffrono infatti di un terrore irragionevole, com’è pure carica di paura la loro diffidenza nei confronti dei robot.

La cultura robotica è coltivata molto, al contrario, nei Mondi Spaziali, quei 50 mondi che sono stati colonizzati nella prima ondata di partenze dalla Terra, ondata che ci viene raccontata solo all’inizio, ma le cui conseguenze si possono apprezzare nel corso di tutti i cicli ideati da Asimov, specie in quelli dei Robot.

I Mondi Spaziali sono pianeti colonizzati dall’uomo, o resi abitabili dalla tecnologia con l’aiuto dei robot. Quelli che riusciamo a conoscere, attraverso le storie raccontate da Asimov, sono almeno due: Aurora, il primo a essere colonizzato e Solaria, il più recente dei 50 Mondi spaziali a esserlo stato. Su tutti e due i pianeti gli abitanti sono abbastanza pochi. Su Solaria, soprattutto, gli abitanti umani non sono mai più di 20 mila, vivono in dimore smisurate al centro di enormi aziende agricole o produttive lavorate dai robot, sono solitari e la loro vita è lunghissima, dai 3 ai 400 anni, grazie a un raffinato sistema di selezione genetica e di cure mediche, anche sostitutive di organi malati.

Su Solaria lo sviluppo della società è strettamente individualista. I suoi abitanti fondano la loro economia sulla produzione di robot, governano ciascuno 10 mila robot, regolano l’energia delle loro proprietà con dei trasduttori che sono cresciuti, per una particolare evoluzione della specie, dietro alle loro orecchie, e vivono praticamente da soli, in isolamento, comunicando con un sistema olografico molto avanzato (una specie di Skype tridimensionale previsto da Asimov quasi 70 anni fa). Incontrare direttamente altri esseri umani per loro è sconveniente. Giusto per la riproduzione, effettuata, a cadenze programmate, con un certo ribrezzo e senza piacere.

Su Aurora, il pianeta più potente dei Mondi Spaziali, gli abitanti sono, al tempo del racconto di Asimov, 200 milioni, anch’essi sono serviti da schiere di robot. Vi opera l’Istituto di robotica, fondato da Han Fastolfe, assieme a Roj Sarton, ideatori del robot umanoide R. Daneel Olivaw, protagonista del ciclo dei Robot. Gli auroriani hanno attività artistiche e scientifiche molto raffinate, comunicano tra loro, a differenza dei solariani, sia direttamente che attraverso ologrammi.

Il tema dei robot si incrocia con quello dell’Impero. Sulla Terra, infatti, a un certo momento, c’è una disputa importante. Stanchi dalla condizione claustrofobica in cui sono reclusi negli “abissi d’acciaio” piccoli gruppi di esseri umani cominciano a organizzarsi, in seguito ad alcuni contatti che hanno avuto con Aurora, per riprendere a colonizzare la Galassia. Si formano due tendenze: quella che vorrebbe che i mondi nuovi fossero inizialmente colonizzati dai robot e quella che vorrebbe che i nuovi pianeti fossero colonizzati dagli uomini persona, nonostante i pericoli.

Dopo una serie di avventure in cui questa seconda idea prende corpo, la spunta Elijah Baley, il detective che per tre volte salva la Terra riuscendo a risolvere casi quasi impossibili di delitti con protagonisti spaziali, e, nel corso di queste inchieste e delle avventure correlate, pian piano sviluppa la convinzione che i terrestri devono trovare nuovi spazi in altri pianeti, diversi dai primi 50 colonizzati in passato. Ha così inizio la nuova colonizzazione che darà vita all’Impero e contribuisce alla decadenza dei Mondi Spaziali.

Elijah sin dall’inizio della sua entrata da protagonista dei cicli di Asimov è strettamente collegato a R. Daneel Olivaw, il robot umanoide che lo affianca nella sua prima inchiesta, che avviene sulla Terra, per l’uccisione di Roj Sarton, sbarcato sulla Terra a Spacetown, delegazione degli Spaziali a poche miglia da New York. La seconda inchiesta, invece, avviene su Solaria, dove esplora le circostanze della morte dell’unico esperto di genetica e riproduzione, che ha la responsabilità del controllo delle nascite sul pianeta. La terza avviene ad Aurora, e contribuisce a salvare Han Fastolfe dall’accusa di aver ucciso un secondo robot positronico umanoide da lui costruito ed a fargli governare il pianeta con una presidenza illuminata e favorevole alla nuova colonizzazione della Galassia da parte dei terrestri.

Gli abitanti della Terra, ammassati nelle città sotterranee, odiano però gli Spaziali, che sono tecnologicamente molto più potenti, e odiano i robot, di cui diffidano come altri da sé, (il motivo è che portano via il lavoro agli umani, situazione non diversa da quella degli immigrati in ogni tempo, in ogni latitudine anche oggi) e che però esiliano negli spazi agricoli fuori dalle città a svolgere tutti i lavori manuali. Gli abitanti della Terra non sono molto felici, non vogliono però tanti cambiamenti e sanno benissimo odiare anche allora i diversi, tutti i diversi, comandati come spesso sono da arruffapopoli ignoranti e rozzi, che il potere centrale spesso adula per il noto principio del divide et impera. Odiano soprattutto le cose che non comprendono, o che non possono controllare direttamente, come i robot. Li odiano anche se i robot sono macchine utili, costruite con cervelli positronici (sarebbe una caratteristica degna da approfondire) programmati, per evitare incidenti potenzialmente dannosi per gli esseri umani, dalle tre leggi fondamentali della robotica, che i robot non possono mai infrangere, altrimenti vanno in tilt:

  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge

A queste tre leggi se ne aggiunge, nel corso della saga, una quarta, elaborata da Giskard, un robot non ancora perfettamente umanoide, ma dotato di facoltà telepatiche che lo aiutano ad applicare meglio le tre Leggi e a salvare gli Umani in molte situazioni difficili. Giskard comincia infatti a elaborare autonomamente dei dubbi, che condivide con Daneel, dubbi che non mettono in discussione le tre leggi, ma che cominciano a elaborarne una quarta, la Legge Zero: forse le tre leggi possono essere superate se i comportamenti conseguenti a queste tre leggi mettono in pericolo l’esistenza stessa dell’Umanità…. La prima cosa che viene da chiedersi, riflettendo su queste tre leggi e sulla quarta, e in questo Asimov è un grande, è: “Ma se, nelle leggi della robotica, al posto dei robot mettessimo il termine ‘essere umano’ che cosa potrebbe succedere? Come cambierebbe la nostra Società?”

Ma noi siamo esseri umani, non robot, e si vede, nella mitologia di Asimov e nella nostra vita di tutti i giorni. Non ci bastano i 10 comandamenti portati dal mitico Mosè dalla montagna per comportarci meglio di loro, cui ne bastano 3, o, forse 4.

I robot umanoidi di Asimov sono, in fondo, meglio di noi?