Osservazioni astronomiche: l’inizio di una pratica scientifica

Ora, si deve calibrare la dimensione della piastra (all’atto pratico, banalmente, corrisponde al gesto di avvicinare o allontanare dagli occhi la piastra avendo sullo sfondo la costellazione dello Scorpione: è l’inizio, a mio parere, dell’osservazione astronomica “scientifica”, se così si può definire). Trovata la dimensione corretta, è sufficiente applicare la piastra in modo che i suoi lati coincidano con le stelle predette.

Vista la notevole importanza della questione, a scanso d’ogni equivoco, ho cercato di capire meglio se e come la costellazione dello Scorpione sia visibile oggi come all’epoca del Neolitico. Questo è quanto mi è stato tecnicamente relazionato dall’amico Claudio Balella, divulgatore scientifico e appassionato d’astronomia:

Scorpione-valutazione visibilità stelle della costellazione richiestami dall’amico Diego Baratono.

Le stelle indicate nella mappa hanno una magnitudine compresa fra 4.5 e 5.5 quindi rientrano fra le stelle che possono esser viste ad occhio nudo. Va detto che in questo nostro mondo attuale con l’inquinamento luminoso cittadino e non solo, in queste zone non sarebbero visibili, ma in zone con cielo scuro sarebbero ben visibili queste stelle. Dai monti o da un deserto sarebbero certamente visibili entro ed anche oltre la magnitudine 6. Il contesto che mi viene indicato è l’antico Egitto di 3000 anni fa, quindi, in considerazione dell’assenza di inquinamento luminoso le stelle indicate sarebbero state sicuramente visibili sotto un cielo così buio. Solo la presenza in sospensione atmosferica di fine polvere sabbiosa smossa da una tempesta di sabbia avrebbe impedito, per alcuni giorni, la visione ottimale di questa parte di cielo posta abbastanza vicina all’orizzonte. Nella mappa, Antares e le stelle principali dello Scorpione sono sempre visibili e anche l’ammasso stellare M4 di magnitudine 7.5 che sotto un cielo veramente molto scuro può essere percepito dall’occhio umano.

Può bastare?

Certo che no, quindi proseguiamo. Ora si prenderà in considerazione una piastra astronomica del tutto particolare. Si tratta della cosiddetta “Piastra degli Struzzi” (ho volutamente tralasciato la disamina tecnica delle varie piastre prese in considerazione, data, zona di ritrovamento, scopritori, e così via, poiché queste indicazioni sono facilmente reperibili e non incidono su questa trattazione). La piastra si presenta fusiforme nel lato inferiore, mentre il lato superiore termina in una sorta di pettine a cinque punte con cinque piccoli incavi circolari in corrispondenza delle punte, contenuto tra due teste (una è mancante) verosimilmente di struzzo con occhio ben distinguibile. La superficie riporta in bassorilievo, una scena che verosimilmente non sembrerebbe essere di caccia, con soggetto androforme a braccia alzate e con testa di struzzo che segue tre struzzi francamente riconoscibili nella figura. Tutti sono dotati di occhi ben marcati e tutti guardano nella stessa direzione. La superficie di questa piastra, come anche la piastra dello Scorpione analizzata in precedenza, presenta segni marcati e ben distinguibili di una qualche forma d’usura conservata nelle tracce lineari individuabili sulla figura di struzzo all’estremità della composizione ed in altri segni sempre lineari sparsi sul corpo del manufatto. Presentano tutti questi segni, declinazioni oblique plausibilmente orientate verso qualche punto peculiare. Questi non sono, è evidente, segni tipici di lavorazione.

Coerentemente con l’idea che si è avanzata, ossia che le piastre astronomiche siano un dispositivo che consente all’anima di raggiungere nel più breve tempo possibile e con estrema sicurezza la sua destinazione ultima fra ben precise stelle, ossia ciò che permetterebbe all’anima del defunto d’entrare a far parte dell’agognato, perenne ciclo naturale di nascita/morte/rinascita, la Piastra degli Struzzi dovrebbe possedere elementi simbolici distintivi a garanzia di quanto previsto1. Ora, una tra le caratteristiche principali riscontrabili facilmente negli struzzi, senza effettuare grandi voli pindarici, sono proprio i grandi e profondi occhi che possiedono. Sono conferma di un’ottima vista. Per di più gli struzzi sono uccelli che, sebbene non in grado di volare, raggiungono grandi velocità quando sono in corsa (considerando che si è nel Neolitico, all’epoca si potevano osservare pochi animali terrestri in grado di fare meglio lungo le sponde del Nilo). Mettendo insieme le due caratteristiche, cercando di eliminare la stratificazione culturale che ci condiziona per avvicinarci quanto più possibile al pensiero delle genti nilotiche che avevano, è il caso di dire, sott’occhio questi animali, si può ben comprendere il perché delle loro, per noi curiose, scelte.

Gli struzzi essendo animali molto veloci nella corsa, simbolicamente raggiungevano rapidamente la meta prefissata e con i loro enormi occhi erano senz’altro in grado di distinguere molto bene nei cieli notturni la via migliore da percorrere a tutta velocità. Gli struzzi, inoltre, sono particolarmente protettivi nei confronti delle loro uova. Per traslato, sono protettivi anche con le anime loro affidate. Non solo. Il maschio e la femmina degli struzzi si alternano nella cova. Il maschio, infatti, vi si dedica di notte, mentre la femmina durante il giorno: il viaggio dell’anima era quindi simbolicamente garantito sia di giorno sia di notte. Più difficile ora capire che cosa indicasse questa curiosa quanto complessa piastra astronomica, quali stelle si potevano, e si possono, inquadrare mediante il suo elaborato profilo. Sovrapponiamo allora, come già fatto per la piastra dello Scorpione, la piastra degli struzzi al cielo stellato occidentale.

Dopo una breve ricerca ecco la sorpresa. Si tratta di una parte del cielo, che si trova a poca distanza proprio alla sinistra della virtuale parte caudale della costellazione dello Scorpione. Si tratta delle stelle, curiosamente allineate, che partono da “Telescopio” e arrivano fino alla coda di “Scorpione”. Procediamo, dunque, come per la precedente piastra. Sovrapponiamo la Piastra degli Struzzi al settore di cielo individuato. Con grande sorpresa, ci si accorgerà che le punte del pettine terminale della piastra combaceranno perfettamente con le stelle indicate. È davvero emozionante. Non basta ancora. In effetti, osservando attentamente la piastra, ci si accorgerà che tra le innumerevoli scalfitture superficiali, ne esistono alcune che si trovano a sinistra e al di sotto dell’unica figura umana presente nella composizione. Proviamo a tracciare una linea passante per questo segno. Ci troviamo di fronte a un’altra sorpresa. Enorme. La linea retta tracciata incontra precisamente, oltre a lambire in parallelo con precisione anche il bordo della seconda punta da sinistra, stelle allineate appartenenti al “Sagittario” e alla “Corona Australe”. Questa linea stabilisce la declinazione verticale della piastra astronomica.

Sorprendente, ma non basta ancora. Manteniamo la piastra nella posizione individuata. Continuiamo utilizzando gli altri segni passanti questa volta per il corpo del primo struzzo di destra. Prolungando questa segnatura, con estremo stupore s’incontreranno alcune stelle appartenenti a “Scorpione”, tra queste, guarda caso, proprio Al–Nyat, che si è visto in precedenza essere il vertice di una piramide virtuale, si ribadisce il concetto: è la piramide a occidente, l’unico luogo dove l’anima può rinascere. È da notare che non si tratta di una stella sola ad essere centrata nella precisa traiettoria sono bensì tre le stelle coinvolte. Non è certo possibile definire casuale questa precisione: è certamente ricercata, studiata e voluta.

Sulla superficie della piastra astronomica degli Struzzi, esistono diversi altri segni. Tra questi, prendiamo in considerazione ancora la scalfittura esistente sotto la precedente. Per curiosità, sempre mantenendo nella stessa posizione la piastra, tracciamo una nuova linea come già si è fatto in precedenza.

Conclusione

Non so se è più sorprendente o se più emozionante, o se tutte e due le cose vadano sinergicamente di pari passo. Quel che è certo è che con quest’ultima operazione, si ottiene un’ulteriore, indiscutibile conferma al fatto che la piastra astronomica degli Struzzi, e così con ogni probabilità tutte le altre, avesse proprio la funzione d’individuare precisamente le stelle di una parte del firmamento ben precisa a sua volta: certamente l’anima non poteva essere indecisa su dove fosse la “meta ultima”. Facile capire quale: è certamente l’Occidente, anzi come scritto “il bell’Occidente”. Più ancora interessante, è osservare la potente funzione assegnata con poche incertezze alle stelle che compongono la figura della Piramide nella costellazione dello “Scorpione”. La Piramide dello Scorpione, mi si passi la definizione, è la “Casa dove l’Anima Rinasce”. Si tratta, questo, del primario compito attribuito alla forma della Piramide. Si può iniziare a comprendere, ora, il perché dell’importanza che ebbero in un certo arco temporale le Piramidi, per il mondo dell’Egitto Antico.

Non si deve certo dimenticare ora più che mai, e non è certo in contraddizione con quanto sin qui esposto, l’equazione “Acqua=Rinascita”. Tutte le ulteriori considerazioni del caso, e ce ne sono moltissime, si lasciano alla scrupolosità di altri. Il compito di dimostrare che le cosiddette “tavolozze cosmetiche” sono invece ben altro e ben di più, credo di averlo portato a termine.

Certo è che la mia ricerca non finisce qui.

Tutte le verità sono facili da capire una volta che sono state rivelate. >Il difficile è scoprirle.

(Galileo Galilei)

1 Si deve mettere in evidenza il fatto che lo struzzo è animale di fondamentale importanza nel simbolismo elaborato dai pensatori nilotici. Non è un caso, infatti, che proprio la piuma di struzzo sia identificativa di una tra le sostanziali, imprescindibili figure divine dell’Egitto Antico anche a livello di retroscena. Si tratta proprio di quella M3’t, l’entità divina sulla quale s’impernia, condizionandolo, l’intero ciclo intellettuale prodotto dalla civiltà dei Faraoni.

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