Sono passati già cent’anni, tra cori e “andati avanti”, ma sembrano sempre giovani, gli Alpini, quelli che devono necessariamente avere un seguito nelle nuove generazioni, alle quali lasciare il testimone di saggezza, spirito di cooperazione e di squadra. Spirito di sacrificio e capacità di obbedire agli ordini, senza dimenticare di adoperare la propria testa. Così, nella primavera del 1919, al termine di una guerra devastante, la Prima guerra mondiale, ciò che si era imparato al fronte doveva essere mantenuto per tenere uniti quei sentimenti profondi che avevano dato all’Italia la vittoria, impensabile soltanto un anno prima.

Lo spirito nazionale era stato incarnato dalle truppe alpine più che in altre, anche se non bisogna dimenticare che tutti i soldati del Regno d’Italia erano vincitori quel 4 novembre 1918; truppe alpine che avevano combattuto la guerra più in quota mai vista prima. Ora si trattava di costituire un baluardo nel Paese ferito. I precetti fondamentali dell’A.N.A. erano “amare, volere, fare”. La forza dell’Associazione “sta nell’unità”, nell’apoliticità e nella montagna, alla quale guardare anche se si è alpini di mare. Fondamentale era preservare le virtù peculiari delle comunità montane, tutelare la montagna e i suoi figli, secondo il pensiero dei soci fondatori dell’Associazione.

L’assemblea costitutiva venne convocata l’8 luglio 1919 a Milano; vi parteciparono una sessantina di alpini reduci di guerra che approvarono lo statuto associativo. Da subito si contarono le richieste di aggregazione da tutta Italia, Lombardia in testa. Venne così ampliato lo statuto con Sezioni e Gruppi che oggi sono rispettivamente 80 e più di 4.500, con anche una trentina di Sezioni estere. Un punto fondamentale sul quale venne concordato di non transigere fu l’Adunata Nazionale annuale: la prima venne organizzata dal 5 al 7 settembre 1920 sull’Ortigara, per commemorare primi tra tutti i luoghi delle battaglie belliche sui quali molti alpini erano morti.

Superato il Ventennio e un’altra guerra, l’Associazione si trovò decimata, ma ben presto ricostituì i ranghi, consolidandosi attorno a necessità di intervento, come in occasione del terremoto del Friuli, o in organizzazioni ulteriori, come la Protezione Civile. Oltre ai decorati per motivi militari, l’A.N.A. vanta riconoscimenti civili per gli interventi in Basilicata e Campania nel 1980, in Valtellina e Val Brembana nel 1987, in Armenia nel 1989, in Piemonte e Alta Emilia nel 1994, una medaglia d’oro di benemerenza concessa dalla C.R.I. nel 2003. Ma sono soltanto alcuni esempi.

Significativo che per l’A.N.A. il monumento più importante si trovi a Brescia e sia il Centro Nikolajewka, voluto come “voto” per chi tornava vivo dalla Campagna di Russia e per ricordare i caduti. Il monumento vivente è un centro d’eccellenza per la cura e il recupero di malattie spastiche e miodistrofiche, al quale tutti gli alpini sono affezionati come se fosse dedicato a ciascuno di loro.