Raccontare è un privilegio unico, soprattutto quando si tratta della grande storia che ci contraddistingue. Sono visceralmente attratta dai “personaggi”, questa volta si tratta però di un personaggio le cui gesta lo hanno reso immortale: Germanicus Iulius Caesar.

Amelia, Umbria. 3 agosto 1963. Era una calda giornata d’agosto di più di cinquant’anni fa – gli italiani avevano ancora negli occhi la prima visita del presidente americano J.F. Kennedy e, di lì a poco, avrebbero avuto nelle orecchie il famoso “I Have A Dream” del gigante Martin Luther King – e un’impresa edile era intenta nei lavori per l’ampliamento di un mulino su quella che era la via Ortana quando, dopo alcuni rinvenimenti sporadici, apparvero dei reperti in bronzo.

Sarebbe dovuto essere uno scavo edilizio come tanti altri, quello intrapreso in quell’inizio di agosto del 1963. Di certo nessuno si aspettava ciò che poi sarebbe accaduto. Siamo in via delle Rimembranze, a poca distanza dalle maestose mura poligonali e da Porta Romana, quando venne fatta una delle scoperte archeologiche più importanti dell’Umbria e non solo. Sotto i mezzi degli operai vennero alla luce, oltre che tutta una serie di reperti archeologici, alcuni frammenti bronzei, parti separate tra loro ma destinate a comporre un unicum con il ritrovamento di una testa di simile materiale bronzeo. Quei frammenti e parti di bronzo altro non erano che la statua del generale Germanico Giulio Cesare, al secolo Nerone Claudio Druso, nipote di Tiberio, destinato a sua volta al trono.

Subito si mosse lo Stato inviando l’ispettore della Soprintendenza Umberto Ciotti che, una volta appurato preliminarmente il valore della scoperta, una statua di imperatore romano, si recò dall’allora sindaco per predisporre lo sterro e il probabile trasporto negli uffici di Spoleto.

Ed è qui che si mossero le prime forti opposizioni da parte di tutte le entità di Amelia, sia quelle istituzionali, sia quelle legate alla popolazione. Contestualmente nacque l’idea della realizzazione di un museo civico, l’attuale Museo Civico Archeologico e Pinacoteca "Edilberto Rosa” dove, dopo quasi quaranta anni dalla scoperta venne finalmente collocata, ed è oggi visibile, la maestosa scultura.

Il Professor Daniele Manacorda, Presidente del Comitato Nazionale per il Bimillenario del Germanico, nel suo intervento spiega:

Se a duemila anni dalla sua morte parliamo ancora di Germanico è perché in quest’uomo, riconosciamo uno di quei casi della storia in cui le vicende personali di un individuo hanno avuto un riflesso profondo sul corso degli eventi.
Certo, la storia non si fa con i ‘se’, ma se Germanico, invece di finire i suoi giorni in Oriente vittima di una trama che arrivava ai vertici del potere imperiale, di quello stesso impero avesse assunto le redini, chissà quali sarebbero stati gli sviluppi della storia romana e quale la sua immagine nei secoli avvenire?
Nel figlio del grande Druso confluivano il sangue dei Claudii e quello della madre Antonia, figlia di Marco Antonio, il nemico della Roma di Augusto, eppur vagheggiato dalla fronda politica che si era andata clandestinamente formando nella Roma del tempo.
Ma per volontà dello stesso Augusto, erede della famiglia dei Giulii, rivale dei Claudii, la adozione di Germanico da parte dello zio, Tiberio, riuniva nella sua persona le due linee familiari per costruire una compagine di potere che non fosse minata alla base da quei conflitti interni che porteranno mezzo secolo dopo al crollo della dinastia.
E invece, per ironia della sorte, colui che, amato dal popolo, avrebbe potuto aprire all’impero le prospettive migliori gli lascerà al contrario in eredità, con il figlio Caligola, una delle figure più grottesche che assunsero il potere in quegli anni tumultuosi.
Chissà se Germanico mise mai piede ad Amelia? Qui, come in tante altre città d’Italia, la sua splendida statua di bronzo lo onorava, ormai defunto, come una icona da ostentare, senza i timori che ne avevano accompagnato le sue imprese militari. Eppure questa bellissima cittadina umbra, gioiello di monumenti e di storia, è ormai indissolubilmente associata al nome di quel grande generale. Germanico non vinse la scommessa della sua vita, ma Amelia può continuare a scommettere su di lui per vivere con sempre maggiore partecipazione la profondità della sua storia millenaria.

Germanico Giulio Cesare, nasce il 24 maggio del 15 a.C. Il giovane generale, prediletto da Augusto e designato a succedere al padre adottivo Tiberio, era all’apice dei suoi trionfi militari. La moglie Agrippina ne riportò a Roma le ceneri, accompagnata dai figli, tra i quali il futuro imperatore Caligola, mentre Roma e tutte le città in lutto tributavano onori. Amelia, che ospita l'unica statua bronzea del condottiero giunta fino a noi, nel 2019 ne sta celebrando i 2000 anni dalla morte con una serie di importanti iniziative.

Dalle attestazioni epigrafiche si evince che dopo la morte del generale gli onori a lui dedicati furono enormi tra cui, in primis, tre archi: uno a Roma nel Circo Flaminio, uno sul monte Amano in Siria, e uno sulla riva del Reno. Oltre agli archi, l’esempio di Germanico doveva restare forte per le generazioni future dei giovani romani, per questo si pensa che statue come quella di Amelia vennero realizzate in tutto l’impero e poste, nel campus: il luogo adibito a funzioni ludiche e ginniche e punto di ritrovo dei giovani dell’epoca.

Germanico, Principe designato all’Impero, muore a 34 anni ad Antiochia il 10 ottobre del 19 d.C. al culmine della carriera politica e all’apice della popolarità. Il suo carattere, le sue capacità militari, ne fecero agli occhi del popolo romano l’unico degno successore di Augusto.

Lo splendido capolavoro bronzeo di Germanico di Amelia è una statua realizzata attorno al I sec. d.C. con la tecnica “a cera persa” e poggiava su una base di calcare esagonale, oggi smembrata e posta nei giardinetti fuori le mura, alla quale era attaccato parte del piede destro.

Germanico, è vestito come un generale trionfante nella classica posizione dell’adlocutio, il gesto che precedeva il discorso solenne che veniva pronunciato dal console, in epoca repubblicana, e dall’imperatore, o da un generale, di fronte l’esercito schierato nel periodo dell’Impero. “Ricordatevi delle precedenti battaglie e mostratevi uomini valorosi, degni di voi e della vostra patria”.

Sulla sinistra una lancia e al fianco, sorretto dal balteo un parazonium, una spada da parata riccamente decorata simbolo di potere, ai piedi un altro simbolo, i calcei patricii fatti di una pelle talmente sottile e morbida che fanno intravedere la forma perfetta del piede.

Ma il vero capolavoro è la parte superiore: un’elaborata lorica muscolata decorata sia sul fronte che sul retro. Di sicuro pregio simbolico è la parte anteriore dove è rappresentato l’omerico agguato di Achille a Troilo: il figlio di Priamo ed Ecuba viene disarcionato dall’eroe greco quasi fosse un fuscello. Tante le tesi, forse la più romantica è quella che vede Germanico - da Enea mitico discendente della stirpe troiana - legato nella tragica e prematura fine a Troilo, entrambi giovani, amati e belli, morti in una circostanza drammatica.

Il luogo che contiene il capolavoro in bronzo del Germanico è il Museo Civico Archeologico e Pinacoteca "Edilberto Rosa”, uno scrigno che racchiude l’identità storica del Comune e del Territorio di Amelia. Organizzata sui tre piani del complesso, la collezione archeologica mostra degli interessanti materiali che provengono dall’antico quanto importante territorio dell’Amerino. La sezione archeologica è composta da reperti ritrovati nel territorio che mostrano la vita di Amelia dal periodo preromano, poi quello dell’Ameria municipio romano e altomedievale. Oltre alla statua del Germanico di Amelia, una serie di epigrafi, tra cui quelle della importante Gens Roscia, e manufatti che ricostruiscono il tessuto sociale della città antica.

La Dott.ssa Elena Trippini per Sistema Museo, responsabile del Circuito Museale della città di Amelia, sottolinea l’entusiasmo che ha legato la cittadinanza in questa speciale occasione dicendo:

L’anniversario della morte del Germanico è stato colto come un’occasione irripetibile per la città di valorizzare la statua a livello sia nazionale che internazionale. Il nostro lavoro, quale gestori del Museo Archeologico, è proprio quello di promuovere i beni culturali, cercare di mantenere sempre vivo l’interesse per la storia del territorio comunicando ai visitatori, le tipicità e le particolarità che ci contraddistinguono. Germanico è il personaggio simbolo di Amelia, in suo onore tutta la cittadinanza è stata coinvolta per queste celebrazioni, dalle scuole di ogni ordine e grado alle associazioni, e noi, che abbiamo il privilegio di raccontarlo e vedere gli occhi di chi guarda la statua per la prima volta, siamo entusiasti di celebrare questa meraviglia.

Ad aprire le danze delle celebrazioni attorno al bimillenario, il 22 marzo scorso, una serata passata all’insegna della storia di uno dei personaggi più affascinanti di Roma. Dopo il saluto istituzionale dell’amministrazione comunale, e l’introduzione del presidente del Comitato Nazionale, il prof. Daniele Manacorda, l’archeologo, storico e scrittore Valerio Massimo Manfredi ha raccontato Germanico Cesare in un teatro gremito e sold out da tre settimane antecedenti l’evento.

Attorno al mito del condottiero è stato realizzato, dal comune di Amelia e dal Comitato Scientifico da esso nominato sotto la direzione del Prof. Marcello Barbanera, docente di Archeologia Classica nonché presidente del Polo Museale dell’Università La Sapienza di Roma, il convegno Germanico Giulio Cesare, a un passo dall’Impero. Come spiega il Prof. Barbanera:

Il Bimillenario è un progetto di rilievo internazionale che ha l’obbiettivo di indagare e raccontare le diverse sfaccettature di questo personaggio che fu non solo un militare, ma anche un politico, un letterato ed un diplomatico, approfondendo gli aspetti più tecnici relativi alla statua bronzea e della figura dell’uomo e il suo ruolo all’interno della società del suo tempo; elementi, questi ultimi, a loro volta analizzati in modo approfondito dato che uno studio attento e preciso di Germanico non può prescindere dalla conoscenza della sua epoca storica.

Dopo gli apprezzamenti riscossi per l’alta qualità del convegno svoltosi lo scorso maggio, il comitato propone al pubblico un’altra novità che arricchisce la collezione del Museo Archeologico di Amelia, non solo di contenuti storici ma anche di strumenti che ne amplificano la fruizione grazie all’impiego di tecnologie digitali. Si tratta del filmato Ameria realizzato da Progetto Katatexilux, realizzato con il supporto del Prof. Barbanera e con il contributo della Fondazione Carit. Il video ha lo scopo di restituire un’immagine suggestiva e scientificamente attendibile di Amelia in epoca imperiale, un susseguirsi di animazioni in 3D mostrano il modello ricostruttivo della città, restituendo le architetture dei più importanti edifici pubblici contestualizzate nel tessuto urbano romano.

A seguire, il 10 ottobre, un’esposizione che prende forma in uno spazio museale riconfigurato per la mostra e arricchito con nuovi strumenti di fruizione. Il progetto prevede di arricchire il museo con percorsi multisensoriali per coinvolgere nuove fasce di visitatori, realizzati con l’ausilio della realtà aumentata e la polisensoriarità, supporti adatti a tutti: esperti come utenti non specializzati, adulti, giovani e bambini. La mostra/istallazione sarà visitabile sino al 31 gennaio 2020.

L’obiettivo di Progetto KatatexiLux è quello di sfruttare l'informatica in un settore di studi di antica tradizione e di proporre un uso sperimentale della stessa al fine di individuare, oltre ad un efficace approccio alla divulgazione, un interessante ed innovativo strumento di indagine scientifica per lo studio e la ricerca. L’idea portante è che il mezzo informatico possa diventare lo strumento attraverso il quale sia possibile realizzare una ricostruzione del mondo antico unendo le competenze dello storico a quelle dell’artista, coniugando la ricerca della qualità scientifica, da un lato, alla capacità di emozionare, dall’altro. Un modo di comunicare immersivo, emozionale e trasversale.

Le storie che caratterizzano il museo amerino, oggi, sono fatte di faticosi traguardi, costellate di difficoltà, ma anche di incontri casuali, di persone capaci di nuove sfide, consapevoli che la valorizzazione della nostra storia e la riscoperta del nostro passato, non può essere semplicemente un “costo” di tipo economico, ma una “risorsa” e un dovere a cui tutti noi, a vario titolo, siamo chiamati a dare il nostro apporto.

(Riccardo Passagrilli - Responsabile del Servizio Cultura del Comune di Amelia)